E Chiaramonti, ahinoi!, non fa eccezione
Da sempre, la presenza di rifiuti fa da spia alla localizzazione d’insediamenti umani. Chi si occupa di archeologia lo sa bene. Scavando attorno al complesso monastico di Saccargia, anni fa venne alla luce l’area che i frati camaldolesi avevano destinato a mondezzaio. Frugandovi, gli studiosi sono stati capaci di ricostruire il menu che connotava la loro mensa. Che non era poi così parca come si credeva.
Tanto sproloquio per dire che, a dispetto dei secoli trascorsi,l’abitudine di abbandonare i rifiuti per ogni dove non è scomparsa. Disfarsi di sacchetti di plastica contenenti di tutto un po’ è uno sport che va ancora di moda. Alla faccia del servizio di nettezza urbana, che ciascun Comune si affanna a tenere in piedi. Quotidianamente e con un impegno di spesa che, oltre a essere considerevole, ricade sulle tasche dei contribuenti.
Niente da fare. Chi viaggia diretto a Chiaramonti (ma il discorso vale per qualsiasi altro centro abitato) valuta la distanza ancora da percorrere come inversamente proporzionale al volume dei rifiuti abbandonati lungo le cunette della strada. Segnatamente nei pressi delle aree di sosta. Più si avvicina al paese, più aumentano le immondizie, le carcasse di elettrodomestici, le gomme d’auto, gli scatoloni.
In particolare brillano al sole bottiglie di vetro e di plastica; ma non mancano mobili vecchi, paraurti d’auto, giocattoli, vestiario e carta. Tanta carta. Lungo la Sassari-Tempio, fra Nuraghe Ruju e Cachile, vi è l’esposizione a cielo aperto di un’oggettistica varia. Costantemente alimentata. La fontana di Spurulò, a metà percorso fra Chiaramonti e Martis, è anch’essa gettonata da chi vuole disfarsi facilmente di materiali sgraditi. Come pure non mancano i rifiuti nel bello spiazzo della fonte Matta ‘e Suelzu, a un tiro di schioppo dal paese.
Eppure qui il servizio di nettezza urbana funziona. Porta a porta e nel rispetto puntuale di un calendario noto a tutti. Gli addetti, nei giorni stabiliti, prelevano a domicilio rifiuti di ogni genere. Compresi quelli ferrosi e ingombranti. A dispetto di ciò, c’è chi continua a fare come gli pare.
È vero che quanto viene depositato nelle cunette non è da imputare soltanto ai chiaramontesi. Ci sono pur sempre i maleducati di passaggio. Ma è altrettanto vero che di tutto questo il Comune non pare preoccuparsi più di tanto. Non un richiamo pubblico, non una campagna di sensibilizzazione, non un intervento volto a risanare almeno le aree più degradate, nonché quelle attigue a siti sensibili come le emergenze archeologiche.
Chi si ferma ad ammirare e a fotografare quello splendido monumento che è Nuraghe Ruju non può fare a meno di portarsi a casa il ricordo e la testimonianza di quello che fu un frigorifero. Un tempo splendido anch’esso; ma che ora splendido non è più.
Ci risulta che di quanto esposto l’amministrazione comunale non sia all’oscuro. Al sindaco sono giunte segnalazioni da privati e dal Corpo Forestale. Quest’ultimo le avrebbe persino corredate di fotografie e riferimenti georeferenziati, nell’ambito del progetto “Sardegna fatti bella”. Fatica sprecata. “Ozu perdidu”, direbbe mia madre.
E allora? Sveglia, ragazzi! I maleducati e gli imbrattatori ci sono stati sempre. Come i ladri, del resto. E probabilmente continueranno a esserci, per disgrazia dei più. Ma non è questa una buona ragione per indurre gli amministratori a fare il nesci. O, quel ch’è peggio, a tenere la testa sotto la sabbia. Come gli struzzi.
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saluti
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Da nessuna parte, caro lettore! Come pure non sta scritto che il Comune provveda direttamente alla pulizia delle nostre abitazioni, dei nostri cortili e giardini. Ma se la nostra incuria personale, o quella dell'Anas, oppure della Provincia dovessero dar luogo a situazioni indecorose o, peggio, di attentato alla salute pubblica, ebbene il Comune avrebbe l'obbligo preciso d'intervenire. Ordinando d'imperio la bonifica dei siti o, nell'ipotesi d'inadempienza, provvedendovi in proprio e addebitandone poi le spese agli inadempienti. Responsabile dell'igiene pubblica, in ambito comunale, è il Sindaco. Che, pertanto, ha il dovere di farsi carico anche delle situazioni di degrado da noi segnalate. c.p.