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I fichi di Cartagine e quelli di Mons PDF Stampa E-mail
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Scritto da Carlo Patatu   
Mercoledì 06 Agosto 2008 23:43
Carthago delenda est (Cartagine dev’essere distrutta)! Con questo motto, Marco Porcio Catone, passato alla storia come Catone il Censore, soleva chiudere i propri discorsi al Senato di Roma negli anni compresi fra il 149 e il 146 a.C. E cioè fino a quando quella città non venne distrutta a opera di Scipione l’Africano, nel corso della terza Guerra Punica.

Riteneva Catone, con buona ragione, che Cartagine, all’epoca, rappresentasse il maggiore pericolo per Roma. Tuttavia, i senatori suoi colleghi non sembravano dargli ascolto, ritenendo, a torto, che Cartagine fosse talmente lontana dalle rive del Tevere da non rappresentare un pericolo serio per la Città Eterna.

Per convincerli del contrario, un giorno Catone si presentò in Senato con un bel cesto di fichi, invitando i presenti a gustarli. Invito che i senatori non si fecero ripetere due volte; in breve tempo, vuotarono il pur capiente cesto, dopo di che non mancarono di ringraziare Catone per l’insolito ma gradito invito. I fichi, gli dissero, si raccomandavano soprattutto perché gustosi e freschi. Sembravano appena colti!

A questo punto, il Censore, che fino ad allora aveva osservato la scena in silenzio, limitandosi ad assumere un’espressione divertita, disse: “Ebbene, senatori, i fichi che avete gustato or ora provenivano da Cartagine!...”. Imbarazzati, gli augusti senatori incassarono il colpo, compresero l’antifona e decisero di conseguenza. In breve, Cartagine fu attaccata e, sia pure con qualche difficoltà, sconfitta e rasa al suolo.

Anche ai chiaramontesi Ottavio Soddu, emigrato nel 1971, e Costantino Manchia, in Belgio ormai da sessant’anni, è capitato di offrire ad alcuni amici, a Mons-Jemappes, un bel piatto di fichi. Che di certo non erano gustosi come quelli cartaginesi; ma che erano ugualmente freschi, perché appena colti. A Mons, ovviamente. Dove i due, qualche tempo addietro, avevano trapiantato un fico chiaramontese, certi che non avrebbe attecchito; ma, soprattutto, che mai e poi mai avrebbe dato frutto.

Invece... il miracolo potrebbe averlo compiuto (Ottavio ne è certo) il surriscaldamento del pianeta, fenomeno del quale si discute da tempo negli ambienti scientifici e non solo. Ecco che il fico, pianta tipicamente mediterranea, a seguito dei mutamenti climatici in corso, alligna anche in Belgio.

E così Costantino Manchia, che nel corso di sessant’anni non è più tornato in Sardegna, ha potuto finalmente rivedere quella pianta a lui cara e risentire il profumo del fico sardo. Odori e sapori ben lontani, per intensità, da questi nostrani; ma che, purtuttavia, gli hanno riempito il cuore di gioia. E di nostalgia. Ma, allora, perché non tentare una rimpatriata, sia pure per qualche giorno? Costantino, ti aspettiamo!

Ultimo aggiornamento Venerdì 22 Maggio 2009 12:27
 
Commenti (2)
Commenti al vostro sito
2 Giovedì 07 Agosto 2008 22:36
Elio Soddu
Bonjour Monsieur Patatu Carlo
Per il momento sto percorrendo il vostro sito e mi sembra molto interessante. L’indirizzo del vostro sito me lo hanno comunicato nel mese di luglio durante le nostre vacanze 2008.
Figlio di un emigrato dal 1962. Nato a Chiaramonti 1950.
Tanti saluti dal Belgio.
Scusate per il mio scritto italiano che non é tanto corretto.

ELIO SODDU

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Grazie a te, caro Elio, per l'attenzione che presti al nostro lavoro. Fra i nostri intenti, vi è anche quello (impegnativo e non facile) di farvi sentire meno lontani dalla vostra Terra di origine.
Un abbraccio a te e a tutti i compaesani. c.p.
cambiamento del clima
1 Giovedì 07 Agosto 2008 10:45
costantino gallu
colgo l'occasione dei cambiamenti climatici.
Io in Friuli ho portato una pala di fico d'india nel 1985 ed oggi è una attrazione per la gente che passa sulla via. 0gni stagione ne raccolgo centinaia, i friulani e non solo sono sbalorditi; i frutti sono gustosi e saporiti come quelli chiaramontesi.

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