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S’abba ‘e s’oju – sesta e ultima parte PDF Stampa E-mail
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Lunedì 17 Gennaio 2022 10:12

di Carlo Patatu

C

apita un po’ a tutti di smarrire qualche oggetto e, al bisogno, di non saperlo ritrovare, avendo dimenticato il luogo in cui lo si era riposto. Ebbene, anche per uscire da queste situazioni, non gravi ma imbarazzanti e fastidiose, un rimedio c’era.

Chi se ne intendeva lo dava per sicuro, molto efficace. E rappresentava un’opzione da tenere in conto quando la sospirata corrispondenza amorosa tardava ad arrivare. Come pure per placare l’ansia per un’imminente prova d’esame. Si trattava, in breve, di fare ricorso a sos de Sant’Antòni[i]. Questo il toccasana più gettonato, in tali circostanze. Posso dire che qui lo si pratica ancora. Anche fra le nuove generazioni. In barba a internet, agli astronauti che passeggiano sulla Luna e alle sonde spaziali che tracciano solchi su Marte.

Naturalmente non era da tutti avere la capacità di compiere quel rito e ottenere il successo che gli interessati si aspettavano. Per prima cosa, era d’obbligo essere devoti di sant’Antonio di Padova. E conoscere a menadito un’orazione particolare, tramandata in segreto di madre in figlia, da rivolgere al santo in raccoglimento e solitudine. Come accadeva per s’àbba ‘e s’òju, anche in questa fattispecie a condurre il gioco era una donna. Recitata la preghiera con la devozione dovuta, costei si affacciava alla finestra o metteva il capo fuori dalla porta di casa per osservare quanto accadeva per la strada. Da quel che vedeva e udiva traeva pronostici più o meno favorevoli sulla questione propostale dal richiedente.

La mia nonna materna Paola Murgia era iscritta all’albo ideale di coloro che sos de sant’Antòni sapevano “farli” bene. E si diceva pure che ci azzeccasse. Fra gli altri, a lei ricorreva di frequente una signorinetta del vicinato ogniqualvolta il portalettere tìu Luchèddu Caivòne[ii] tardava a bussare alla sua porta per consegnarle la sospirata lettera del fidanzato, che stava a Roma. Un bel giorno, avendo capito di che si trattava, mi misi a spiare la ragazza già vistosamente in ambasce e, avendola colta a confabulare segretamente con mia nonna, me ne stetti seduto accando all’uscio di casa in attesa degli eventi. Avevo una decina di anni e abitavo in via Dei Pozzi, proprio di fronte al portone di nonna Paolina. Insomma, la situazione era per me estremamente favorevole. Non appena quella santa donna ebbe recitato le orazioni, come d’uso spalancò la finestra e vi fece capolino guardando tutt’intorno. Mi alzai in piedi di scatto e, rivolto verso Carrèla ‘e s’Avvocadu[iii], facendo finta di rispondere a qualcuno che invece non c’era, gridai a voce alta:

So ‘enzènde luègo!...[iv]”.

Lascio immaginare i salti di gioia della fidanzatina nell’apprendere da mia nonna che le cose si mettevano bene. Il segnale che aveva colto era inequivocabile. Da qui la certezza che presto, molto presto, Luchèddu avrebbe ribussato alla sua porta. Non ricordo più se il postino, in effetti, si sia presentato subito dopo a consegnare la tanto sospirata missiva romana. Rammento, invece, che presto fui assalito da uno sgradevole senso di colpa per avere osato intromettermi in una vicenda che vedeva coinvolto, niente di meno!, sant’Antonio di Padova. Mi pareva di averla fatta proprio grossa. Mai ne feci parola con la nonna. Mi ossessionava il timore che potesse offendersi. Tuttavia, dopo qualche tempo, ne parlai con mia madre. Che, pur disapprovando il mio comportamento, rispose che, secondo lei, era stato proprio Sant’Antonio a ispirarmi quella diavoleria. Per consentire agli eventi di seguire il corso che dovevano avere!... Dopo di che non fece a meno di riderci sopra. Com’era giusto che fosse.

Che tempi!

6 – fine

Cfr. CARLO PATATU, Il paese che non c’è più, ed. Grafiche EsseGi, Perfugas 2016, pagg. 247-267.



[i] Alla lettera “quelli di sant’Antonio”; e cioè le orazioni da rivolgere al santo nel richiedergli una grazia.

[ii] Zio Luca Carboni, il mitico calzolaio-portalettere che, per tanti anni, a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, per correva le strade del paese per distribuire la corrispondenza. Mattina e sera. V. Supra Premessa, pagg. 00-00.

[iii] Largo Azuni.

[iv] Sono in arrivo!

Ultimo aggiornamento Lunedì 17 Gennaio 2022 10:18
 

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