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La cripta a Pavia del sardo Sant’Eusebio |
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Giovedì 29 Giugno 2017 00:00 |
Gli è stata dedicata a Pavia ed è quel che resta di una chiesa longobardadi Paolo Pulina
La cripta di Sant’Eusebio è stata meritoriamente abbellita e aperta al pubblico dal Comune di Pavia per alcune visite guidate, in vista della grande mostra sui Longobardi che sarà inaugurata a settembre. Una bella scheda della cripta è quella coordinata dall’architetto Nadia Marino per il SIRBeC (Sistema Informativo per i Beni culturali della Regione Lombardia), «La chiesa di S. Eusebio – vi si legge - viene ricordata da Paolo Diacono come cattedrale ariana di Pavia negli anni di re Rotari (636-652), in particolare come prima sede del vescovo Anastasio abbandonata dopo la conversione alla fede cattolica, simbolo dell'epurazione delle gerarchie tradizionaliste ariane negli anni del regno di Ariberto I.
In nessuna delle guide storico-artistiche relative alla città di Pavia che mi è capitato di consultare, ho trovato una nota anche minima su sant’Eusebio. Anche per questa lacuna informativa credo che non molti pavesi sappiano chi era questo santo. Nacque a Cagliari da famiglia benestante e cristiana alla fine del III secolo d.C. Secondo la tradizione agiografica, dalla Sardegna si sarebbe trasferito con la madre e la sorella minore a Roma, subito dopo il martirio del padre: nell'Urbe, fu prima lettore, poi fu ordinato sacerdote da Papa Marco e consacrato da Papa Giulio I (15 dicembre 345) primo vescovo dell'allora appena sorta Arcidiocesi di Vercelli. L'eresia ariana dall’Oriente cominciò a penetrare anche in Italia e persino a Roma: qui gli ariani, protetti dall'imperatore Costanzo, si impossessarono delle chiese. Eusebio, esponente principale della lotta contro l’arianesimo, fu richiamato dal Papa a Roma, e riuscì con i suoi fedeli a reimpossessarsi della chiesa di Santa Maria Maggiore. Eusebio condannò la dottrina di Ario anche nel successivo Concilio di Milano (355), convocato dal Papa Liberio. Gli ariani, desiderosi di vendetta, protetti dall'imperatore, lo fecero relegare a Scitopoli, in Palestina.
Secondo la tradizione, si portò dalla Terrasanta una statua, che fu prima nascosta presso la cittadina valdostana di Fontainemore, e poi custodita sui monti biellesi presso quello che, in futuro, si svilupperà come il noto sito del Santuario di Oropa. Oltre Oropa, grazie alle sue opere di capillare evangelizzazione del nord-ovest dell’Italia, oggi esistono altri siti di antica tradizione mariana legati al santo: lo stesso Duomo di Vercelli, la Chiesa di Sant'Eusebio di Pavia, il Sacro Monte di Crea nel Monferrato, il Santuario Madonna del Palazzo di Crescentino (Vercelli). Eusebio morì a Vercelli nel 371, ma le sue reliquie furono rinvenute soltanto durante la ricostruzione del Duomo della città intorno al XVI secolo. Proclamato santo dalla Chiesa cattolica, è patrono di Vercelli e dell’intera regione Piemonte. In provincia di Pavia, a Candia Lomellina, presso la parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, a sant’Eusebio vescovo sono dedicati una statua in gesso e un bassorilievo in marmo “Madonna tra i santi Eusebio e Carlo”, opera dello scultore candiese Narciso Càssino (1914-2003). A Robbio, presso la parrocchiale di Santo Stefano, vi sono: un busto reliquiario argentato e cesellato e un bassorilievo in marmo, opera del 1967 di Narciso Càssino “Madonna col bambino, lapidazione dei santi Stefano ed Eusebio e genitori del committente”.
[1] Cfr. vocabolario Treccani: s. f. [dal lat. exauguratio -onis, der. i exaugurare «sconsacrare»; v. sciagurato]. – Nel diritto augurale romano, l’atto, opposto all’inaugurazione, con il quale si toglieva il carattere sacro a un luogo o a una persona (sacerdote, vestale).
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Ultimo aggiornamento Mercoledì 28 Giugno 2017 13:19 |