Home » Cronache del passato » Uno sparo nella notte!...

Immagini del paese

Chiaramonti panorama 26.JPG

Statistiche

Tot. visite contenuti : 11349903

Notizie del giorno

 
Uno sparo nella notte!... PDF Stampa E-mail
Valutazione attuale: / 10
ScarsoOttimo 
Martedì 15 Settembre 2015 00:00

Accadeva il 22 novembre 1963 - un delitto in periferia

di Claudio Coda

 

La poesia “L'hana mortu cantande” di Pedru Mura[1], proposta in questo sito - cantata e musicata magistralmente da Piero Marras e inserita nell'album Abbardènte - mi fa ricordare un delitto accaduto nell'estremo, ai tempi, abitato di Chiaramonti nella tarda serata del 22 novembre del 1963.

Quando l'ironia la fa da padrona, quel giorno di venerdì, il calendario religioso festeggiava Santa Cecilia, patrona della Musica.

A Chiaramonti, quella sera, altra musica: ùnu cólpu 'e bàlla!

La vallata de su fóssu 'e Funtàna nòa - tra fichi e fichi d'India - è stata testimone omertosa e crepuscolare di un efferato gesto. Azione poeticamente dolorosa come emerge nel canto tormentoso della poesia dell'isilese Pedru Mura che, nel nuorese, veniva considerato il Garcia Lorca isolano:

“E mi l'han accattau

in s'andala predosa ocros a chelu

chin su fror'e sa morte

isptart' in fronte.

Fit solu chin su frittu

e chin sa malasorte;

chin su bentu mossendeli sos pilos

e in artu sa luna pompiande...

comente l'hana mortu”.

Da sotto il campanile.[2]

Uno sparo nella notte: una tragedia inattesa, realizzata sfacciatamente a due passi dell'Asilo, nascosta dalle tenebre della prima notte.

“Daniele Mannu si era recato nella vignetta che era divenuta il centro dei suoi pensieri e del suo amoroso lavoro. Aveva aperto appena il cancello e l'assassino protetto dai fichidindia, lo colpisce selvaggiamente alle spalle con una fucilata a pallettoni.

“In un primo tempo si era pensato ad una morte naturale, data la salute cagionevole del Mannu e l'assoluta mancanza di segni di lesione; poi, alla presenza del Pretore, si constatò la triste realtà.

“Un altro omicidio, dunque, e non tra i lentischi e le rocce nude; ma nella periferia del paese!

“Grande panico ed impressione nel popolo: si era da decenni senza vedere un coraggio così belluino a due passi dalle case di via Marconi.[3]

Quale sarà stato il motivo? Qualcuno ha pensato ad una vendetta per […..]; ma non appare una causale sufficiente: in fin dei conti, un ammalato e non meritava una fine così cruda.

“Qualcuno ha visto nel delitto un sottofondo di interesse [...], e, nella ridda delle ipotesi si spera che l'Arma benemerita faccia luce affinché venga conosciuto il vero colpevole del tristissimo fatto.

“Se lo augura anche il parroco, il quale ha visto una bara salire al cimitero senza un segno sacro, cosa mai avvenuta per un credente, perché doveva procedersi all'autopsia.

Soltanto l'indomani si potrà dare la sepoltura ecclesiastica al defunto che, se non era praticante, non era nemmeno miscredente“.

Per dovere storico, purtroppo, c'è da registrare che altri omicidi sono succeduti qualche anno prima e non come indicato nella nota parrocchiale “si era da decenni”. Difatti, i precedenti più prossimi: il 22.06.1955 e il 24.03.1949.

Ma c'era anche un terzo indizio che l'annotatore non prese in seria considerazione, o forse non al corrente: l'ucciso era un militare in pensione, rientrato in paese, dopo essere stato in servizio al Commissariato di Portoria[4] di Genova. Lì svolgeva ruoli di attività investigative, a livello locale e regionale, sgominando malfattori e trafficanti, tant'è che ottenne degli encomi.

Alcuni suoi interventi vennero pubblicati sul quotidiano genovese “Il Mercantile di Genova”.[5] Ho rintracciato questo del 12 agosto 1952:

Scappato ad un vigile non l'ha fatta franca: l'occhio attento di un brigadiere ha saputo rintracciarlo”.

Quel brigadiere era il nostro paesano Daniele Mannu nato a Chiaramonti l'8 maggio del 1908. Rientrato in paese dopo la pensione, per struttura mentale, continuò a pensare e rimuginare come aveva fatto negli anni di servizio, intrecciando la sua presenza con la vita di paese. Gli fu fatale.

Quando ùnu cólpu 'e bàlla!....


La foto è dell'autore, che ringraziamo.

[1] Isili 1901 – Nuoro 1966. Una delle voci più autentiche del '900 letterario in Sardegna

[2] Da Cronache Parrocchiali.

[3] Attuale via Brigata Sassari (al tempo, il terreno in argomento, era l'area del lato sinistro del vecchio stabile dell'Asilo).

[4] Uno degli storici sestieri al centro della città.

[5] Quotidiano genovese, fondato nel 1824 e chiuso definitivamente lo scorso luglio.

Ultimo aggiornamento Lunedì 14 Settembre 2015 19:54
 
Commenti (3)
Da sotto il campanile
3 Martedì 15 Settembre 2015 21:25
claudio c.

Cara Domitilla -come altri in questo ospitale sito- mi limito ad osservare e proporre la storia tutta al chiaramontese: difatti le colloco sotto il Campanile, forse per protezione! Sono racconti che hanno tratti molto semplici, talvolta, però, sono oscuri e adombrando la nostra esistenza colpita da ferite profonde e tracce durevoli. Leggerle, tutte, serve a ristabilire le coscienze di quello che eravamo e, soprattutto, dove vogliamo andare. Esercizio alquanto difficile, visti i tempi, ma non possiamo rimanere sempre spettatori. Essere protagonisti nel divulgarle è rendere servizio a tutta la Comunità di cui facciamo parte. Sia nel bello che nel brutto.


Tàntos càros salùdos a te Domitilla, così come a Giovanni, di cui ho saputo essere tuo fratello.

Daniele Mannu
2 Martedì 15 Settembre 2015 15:43
Giovanni Mannu

Ringrazio, prima di tutto, Claudio Coda per questa pubblicazione storica ed un pò scomoda. Ricordo quella sera che vennero a casa ad informarci di quanto era successo, se non ricordo male,mi pare fosse stato la Buonanima di Zio Carluccio Satta, ma potrei sbagliarmi. Per ciò che riguarda Zio Daniele, lo ricordo come una persona molto affascinante e, per le lodi che ne tesseva nostro padre, lo vedevo come un gigante. Il resto è molto sfocato.


Grazie ancora Claudio.

Ricordo di Daniele Mannu
1 Martedì 15 Settembre 2015 08:22
Domitilla Mannu

Grazie Claudio per questa cronaca che riguarda mio zio Daniele che ho amato ed ammirato molto, tanto da dare il suo nome a uno dei miei figli. Nonostante fossi una bambina, nel lontano 1963, ricordo molto bene tutto, anche perchè in famiglia se ne parlò a lungo. Zio Daniele era un uomo molto intelligente, di grande acume e sagacia ed ha svolto il suo lavoro con grande passione, rivelando le sue doti di abile investigatore, come riferiscono le cronache di alcuni giornali genovesi degli anni 40 e 50.


Grazie ancora per il tuo impegno nel ricostruire la microstoria del nostro amato paese.


Cordialmente, Domitilla Mannu

Aggiungi un commento

Il tuo nome:
Indirizzo email:
Titolo:
Commento (è consentito l'uso di codice HTML):