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cantone de serenada
Scritto da Domitilla Mannu   
Martedì 16 Agosto 2011 08:27

In tempos mios, est a nàrrere in sos annos sessanta, sas serenadas si sighiant a fàghere ma sos pitzinnos impitaiant, pro su pius, sa limba italiana, cantaiant sas cantones de Sanremo e gai.

M'ammento custa cantone, chi apo intesu in domo dae poveru babbu, chi de serenadas nd'at fatu meda in vida sua ca sonaiat sa chiterra e cantaiat:

Acollu chi faghet die

ponzende grinas in mare

e deo allu a tocare

bella, su sinu a tie.

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Hai ragione, Domitilla. Anch'io, dalla fine degli anni Cinquanta in poi, mi sono ridotto a far le serenate utilizzando addirittura un registratore a batteria preso in prestito da Mario Budroni. Il chitarrista della mia greffa, Claudio Ferralis di tiu Battistinu, non finiva mai di accordare la sua chitarra. Pertanto ci faceva perdere ore di sonno, prima d'iniziare "il giro". Il registratore o il mangiadischi erano indubbiamente più pratici, ma infinitamente meno romantici.

Di tuo padre, Mastru Tigellio, mi riprometto di parlare più in là. Era in personaggio a tutto tondo. Fra l'altro, gli piaceva stare coi giovani. E non soltanto perché, con la sua chitarra, ci accompagnava in qualche sarabanda notturna; ma soprattutto perché dei giovani condivideva l'allegria, la trasgressione e le belle serate conviviali. Che finivano immancabilmente nelle ore antelucane.

Tornando alle serenate, mi piace ricordare che la tua finestra era molto gettonata, essendo tu una fra le più belle e simpatiche ragazze del paese.

Grazie del contributo e tenedi contu! (c.p.)

 
Questo è un commento di "Su tempus de sas serenadas"