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La Tribuna: Carrelas e duttores PDF Stampa E-mail
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Lunedì 14 Febbraio 2011 00:20

di Claudio Coda

Colgo l'occasione per inserirmi su un percorso già intrapreso. Nuove vie a Chiaramonti.

È apprezzabile il ricordo di figure legate a questo centro che la Municipalità ha adottato: fra le diverse, per ricordo diretto che ho, quelle ad Armando Fumera e Francesco Cossiga. Per il primo, si può affermare lo spirito imprenditoriale che ha svolto per alcuni decenni con l'industria casearia, dando certezza lavorativa e solidità economica ad interi nuclei familiari.

Del secondo, ovvero Cossiga, si è detto e si dice di tutto ed il contrario di tutto. Figura controversa nel suo stesso spazio politico dove, da "giovane turco", varca il Tirreno per un posto al Parlamento: sottosegretariati, ministeri, "Gladio", rapimento Moro; ritagliandosi nel tempo uno spazio di primo piano nel parterre.

Non sto qui ad elencare la crescita politica di quest'uomo, cioè "zio Francesco", come al dritto e al rovescio lo richiamano qui in molti. Pertanto una targhetta in memoria, all'illustre "cittadino onorario", anche se troppo presto, gli viene assegnata nel piano viario. E siamo tutti in accordo. Vero è che a Chiaramonti, lui ha sempre tenuto, unitamente a Siligo e Sassari.

Ma a Sassari, sua città natale e a Roma sua città politica, le cose non sono andate bene, nel senso di rimembranze postume, come a Chiaramonti. Infatti nella città turritana, di recente, alcuni maggiorenti dell'Ateneo pensavano di dedicargli una sala, se non erro dell'ERSU, ma il Consiglio Studentesco si è opposto fermamente per alcune dichiarazioni precedenti, a seguito di manifestazioni studentesche, che il picconatore KoSSiga (il suo nome veniva scritto sui muri con la K e con le SS che ricordavano triste storie) ha espresso.

Di seguito dirò la sintesi, è difficile farla, anche se l'interezza delle affermazioni, farebbe capire il naturale pensiero dell'uomo che le pronuncia.

Così disse:

"...Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero Ministro dell'Interno: lasciarli fare (gli studenti), ritirare le forze d'ordine dalle strade e dalle università; infiltrare il movimento di agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città; dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quelle delle auto di polizia e carabinieri...".

Siccome non bastava, aggiungeva: "...le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà a mandarli tutti all'ospedale, picchiarli e picchiare anche i docenti...".

L'intervistatore fa notare il paradosso della dichiarazione e lui, zio Francesco, nipote de "su poeta christianu Bainzu", rispose: "Balle! Questa è la ricetta della democrazia".

Eravamo, mi pare, alla fine del 2008.

Gli studenti, che per "mestiere" devono tenera la memoria viva, se lo sono ricordato, così alla prima occasione utile, questi "impicca babbu e magna gaula" l'hanno tirata fuori in forte protesta.

Auguriamoci che gli universitari, in quelle giornate festose delle matricole, che allietano andando in giro per paesi, non scoprano che a Chiaramonti esiste una via dedicata al loro "beniamino". A ben vedere il "picconatore" fa discutere ancora. Il requiem aeternam, evidentemente, non è ancora entrato in vigore.

Dicevo: qualche giorno prima di essere eletto Presidente del Senato, siamo nell'estate 1983, fece una visita alla "sua" Chiaramonti. Io, allora, ero segretario di partito, mi chiamò dr. Alfredo Masala, suo segretario, per comunicarmi la visita.

Venuto in paese, lo accompagnammo a casa di "Mimmia", così chiamava il suo amico parroco G.M. Dettori, poi da zio Gavino Murgia e da Domenico Budroni ex impiegato comunale, ambedue non in buon stato di salute. In seguito ci recammo alla sala del vecchio cinema e lì incontrò una moltitudine. Tra i presenti, si affacciò un baldo giovanotto di belle speranze che chiese a lui lumi giuridici e spintarella-intervento su un fatto succedutogli. In breve era una questione di donne.

Stalking della prim'ora?

Subito dopo il senatore, con fare ironico, mi sussurrò: "Ancora una volta un Cossiga deve vedersela con storie al femminile e intervenire, dopo che il mio avo, proprio qui a Chiaramonti, ha dovuto risolverne altre, a suo tempo". E ancora: "La storia si ripete", disse sornione.

Al saluto finale gli formulammo auguri sinceri, in quanto da lì a qualche giorno sarebbe dovuto entrare in conclave a Palazzo Madama. Rispose: "Mi vuoi Papa!" Di rimando affermai: “Papa no, ma cardinale”.

Qualche giorno dopo, fu eletto Presidente del Senato. E negli anni a seguire diventò anche Papa. Chiaramonti docet.

Dopo questa aneddotica e forse lunga premessa, proseguo sull'argomento viario.

Avrei avuto il piacere, ma forse non ci si è pensato, da cittadino, che oltre i meritevoli già indicati nominativi, ne fosse inserito un altro. Figura sensibile che in questo centro operò con grande dignità e spirito di servizio: il dr. Stefano Catta.

Per quasi trent'anni, dal 1950 alla primavera del 1976, proveniente dalla condotta di Buddusò, si curò dello stato fisico dei chiaramontesi. Animo sincero, uomo probo e disponibile in tutte le ore del giorno e della notte: ginecologo (aiutato da un'altra figura storica: la levatrice del paese signora Tina), dentista cava denti, ortopedico per le ingessature, medico chirurgo per tagli non lievi, cardiologo e quanto altro compete alla complessa area della medicina, quella ora chiamata "di base".

Senza straordinari e senza oneri annessi, provvedeva a tutto lui: diagnosi, intervento, terapia e convalescenza. Oramai non è più così. I tempi cambiano, il ruolo è assorbito dalla medicina che ricetta, smista, spedisce il paziente ad ambulatori specifici, trasformando il vecchio ruolo in notariato non specialistico.

Moriva nel 1976. Per scelta riposa nel cimitero del paese.

Ecco, a mio avviso, tra i tanti nominativi presenti nelle toponomastica di questo centro, una targa e una via ben figurerebbe con il nome: Dottor Stefano Catta, medico. Alla commissione toponomastica del Comune, un modesto suggerimento.

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Per quel poco che può valere il nostro pensiero, sottoscriviamo la proposta. Non mancando di sottolineare che abbiamo in programma, a giorni, di pubblicare un pezzo che ricordi la bella figura di quel medico straordinario che è stato il dott. Stefano Catta. Tutto è pronto, fuorché alcune foto, che abbiamo chiesto cortesemente in prestito ai familiari. E che prevediamo di ricevere a breve. C’è da augurarsi che il suggerimento di Claudio Coda venga preso in considerazione. (c.p.)

 

 

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