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Chiaramontesi lontani - Da artigiano a presidente di banca PDF Stampa E-mail
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Lunedì 30 Agosto 2010 00:31

L'irresistibile ascesa di Gigi Carta, emigrato in Piemonte con la Sardegna sempre nel cuore

di Carlo Patatu

Chi mai l’avrebbe detto che quel giovanotto segaligno, partito in guerra poco più che ventenne non sarebbe mai più tornato in paese se non in vacanza? E chi mai poteva vaticinargli, allora, un futuro tanto prodigo di successi? I tempi duri (siamo nel 1944) e la base di partenza non stanno dalla sua parte. Eppure Antonio Luigi Carta, Gigi per noi compaesani, si fa strada e “tiene un premio ch’era follia sperar”, per dirla con Manzoni.

 

Nasce a Chiaramonti il 20 ottobre 1924. In una casa del centro storico, dove i rintocchi frequenti delle campane giungono nitidi e assordanti. E talvolta persino fastidiosi. Chiesa e campanile sono a un tiro di schioppo. Il fratello maggiore, Giovanni, emigra presto nella zona mineraria di Carbonia, dove mette su famiglia. L’altro fratello, Antonio, apre in paese una bottega di falegname. Le sorelle Franceschina e Farica si sposano e si trasferiscono rispettivamente in Corsica e a Codrongianos, una ventina di chilometri da qui.

I suoi coetanei, quei pochi ancora in vita, ricordano Gigi come un ragazzino vispo. Molto vivace. Intelligente, estroverso e simpatico. Un amicone. Ottimo scolaro, in prima elementare perde l'anno per via della malaria, male endemico della Sardegna anteguerra e che colpisce un po’ tutti. Io ne so qualcosa. La si combatte ingurgitando montagne di pasticche gialle di chinino, amaro come il fiele. E sopportando, con pazienza se possibile, una febbricola insistente e fastidiosa che fa sudare freddo.

Conseguita la licenza di quinta, sua madre lo affida al fratello maggiore, falegname di grande mestiere. I portoni istoriati del palazzo comunale e della ex pretura di Nulvi stanno ancora lì a testimoniarlo. Antonio Carta li realizza a soli vent’anni. Tant’è che il sindaco di quel comune si adopera per ritardargli la leva militare, affinché possa portare a termine il lavoro appena avviato.

È così che, a dodici anni, Gigi prende confidenza con pialle, scalpelli, raspe, segacci e quant’altro dispone la bottega ben fornita di suo fratello. L’imperativo categorico è uno e uno soltanto: impara un mestiere.

Ho un ricordo ancora nitido di quel magazzino in via San Matteo, attiguo al tabacchino di tiu Alosso. Il mio ricordo è legato soprattutto alla stupenda matracca[1] che tiu Antoni e Gigi (amici cari di mio padre) costruiscono per me, regalandomela. Purtroppo non so più che fine abbia fatto quella matracca.

Ma il lavoro dell’artigiano non è congeniale a Gigi. È un abito che gli sta stretto. Molto stretto. Suo fratello è il primo a intuirlo. Tuttavia c’è poco da scegliere. Questo passa il convento.

Subito dopo la visita di leva, lascia la Sardegna e parte per la guerra. Il cannone ha ripreso a tuonare da qualche anno. Da recluta, presta servizio anche all'ospedale militare di Cagliari, assistente nell'ambulatorio di un celebre specialista di malattie dell’apparato urinario. Quell’ufficiale medico lo prende subito in simpatia per il suo carattere gioviale; per la sua capacità di apprendere facilmente ogni cosa e di saperla mettere in pratica.

Nel 1945, finita la guerra, non torna a casa, ma approda a Venaria Reale (Torino). Non conosco le ragioni che lo inducono a trattenersi in Continente. Di certo, posso dire che il desiderio di "divenir del mondo esperto" e la gran voglia di emergere fanno premio sul pur forte attaccamento alla terra natia. Peraltro da sempre avara di prospettive coi propri figli.

Ricordo pure che, nell'immediato dopoguerra, un fiume di sardi imbocca la strada, dolorosa e non sempre vincente, dell'emigrazione. Prima in Europa e Australia; successivamente nel cosiddetto “triangolo industriale”: Milano, Torino, Genova. Nel volgere di un solo decennio, Chiaramonti perde oltre mille abitanti!

Gigi Carta coltiva con saggezza le conoscenze fatte durante l’esperienza militare. E così entra a far parte, come impiegato civile, delle grande famiglia del Ministero della Difesa. Dove, spronato da un superiore che lo stima e ne apprezza le indubbie capacità, torna sui banchi di scuola e, frequentando corsi serali, consegue la licenza media; a seguire, la maturità all’istituto tecnico. E diventa ragioniere.

In quegli anni non se ne sta con le mani in mano. Il tempo libero lo destina allo svolgimento di attività sociali. Fonda un gruppo laico di Scout, cui aderiscono numerosi ragazzi di Venaria. Negli anni Cinquanta e Sessanta è molto attivo nell’istituire e organizzare le prime sedi del neonato sindacato UIL. Il Piemonte orientale è la sua area d’influenza.

Il 2 settembre 1958 mette su casa e famiglia, sposando una giovane del luogo: Emma Brizio. Tre anni dopo nasce Virna, sua unica figlia.

Socialdemocratico della prima ora, è collaboratore e amico personale di Giuseppe Saragat, eletto poi Presidente della Repubblica. Imbocca la strada giusta. Scoprendo così la passione per la politica. Che diviene la ragione della sua vita. Il suo pensiero dominante. Nei primi anni Sessanta si candida alle amministrative e diviene consigliere comunale di Venaria. Manco a dirlo, non si limita a scaldare lo scranno che occupa. È sempre in movimento: dentro e fuori il Comune. Chi lo avvicina impara ad apprezzarlo, a stimarlo, a volergli bene.

I frutti di tanta attività non lasciano indifferenti i suoi padrini politici. Che lo tengono in grande considerazione. E così nel 1966 assurge alla carica di consigliere di amministrazione della potente e prestigiosa Cassa di Risparmio di Torino (CRT). Mantiene quell'incarico fino al 1987. Nel contempo, il decennio 1960-1970 lo vede componente del consiglio di amministrazione del personale civile del Ministero della Difesa. Il ministro Luigi Preti lo sceglie come proprio collaboratore. Un sodalizio, questo, molto importante e che dura nel tempo.

Nel 1975, un altro traguardo prestigioso: è eletto consigliere della Regione Piemonte. Ma rinuncia subito al mandato popolare perché nominato presidente della Banca Subalpina. Dal 1980 al 1987 è presidente della Findata Leasing (società controllata dalla CRT).

In quegli anni torna spesso in Sardegna. Sia per motivi di lavoro che in vacanza. Ovviamente non manca mai di trascorrere più tempo che può a Chiaramonti. Gli piace incontrare gli amici d’un tempo, rivedere le persone care e girovagare per i carruggi del centro storico. Restaura la vecchia casa di famiglia in via Redipuglia, nei pressi de S’Arcu.

Nel quinquennio 1970-75 non manca mai di venirmi a trovare nel mio ufficio di sindaco. Per salutarmi con l'affetto di sempre; per chiedermi se, in qualche modo, può rendersi utile al paese. Ricordo che, visitata la biblioteca comunale di recente istituzione, mi firma subito un assegno, chiedendomi di spenderlo nell’acquisto di materiale librario, audiovisivi o altro da mettere a disposizione della comunità.

“Occorre lavorare sodo – mi dice – affinché i giovani chiaramontesi possano scalare agevolmente l’Olimpo della cultura. Io l’ho scoperta tardi, la cultura. Faticando non poco!...”.

Successivamente, grazie ai suoi buoni uffici, la CRT assegna corposi contributi finanziari al Comune e alla parrocchia per la realizzazione di opere d'interesse pubblico. Contribuisce pure al finanziamento degli arredi della nuova palestra olimpionica. Negli anni Ottanta, nella mia veste di dirigente delle scuole primaria e dell'infanzia di Nulvi e Chiaramonti, grazie a lui ricevo regolarmente dalla CRT pacchi voluminosi di materiale didattico, da distribuire agli alunni delle elementari.

Inutile tentare di ringraziarlo, di esprimergli gratitudine. Si schermisce sostenendo con enfasi che non gli resta altro modo per testimoniare il proprio amore per questa terra.

In Piemonte, Gigi Carta è un punto di riferimento sicuro e affidabile per qualunque sardo abbia necessità di sostegno, di guida, di amicizia. Il suo ufficio torinese di via Bertola è sempre affollato di conterranei. Che ci vanno non solo per chiedere favori; ma anche per offrirgli collaborazione e affetto. Del che lui va orgoglioso. E non lo nasconde.

Ma il tempo passa e, spazzando via per sempre giovinezza e vigore, gli lascia più di un acciacco. Il 1987 segna il suo ritiro definitivo dalle attività imprenditoriali (un fiorente interscambio commerciale con la Cina) e dalla vita pubblica. Ma continua a svolgere consulenze a vari livelli. Sempre nel proprio ufficio di via Bertola intitolato al sindacalista Bruno Buozzi. La morte lo coglie, prematura e improvvisa, il 18 giugno 1994.

Questa, in sintesi, la vicenda umana di un compaesano a me caro. Persona intelligente, arguta e intraprendente. Che soltanto allontanandosi da quest’Isola ha potuto incontrare il proprio Cimabue. E che non ha mancato, per quanto gli è stato possibile, di dare una mano a chi ne aveva bisogno. Che non ha mai dimenticato gli anni difficili dell’infanzia e dell’adolescenza. Che, soprattutto quando è stato “sull’altar”, ha saputo tenere a mente la stagione amara e ingrata trascorsa a Chiaramonti. Ma scevro da rancori o albagie di sorta. La Sardegna e il proprio paese se li è portati nel cuore. Sempre

Ecco, mi piace ricordarlo così.

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[1] Crepitacolo che si usa ancora, durante la settimana Santa, per annunciare le funzioni religiose in luogo delle campane, “legate” in segno di lutto fino al giorno di Pasqua
Ultimo aggiornamento Giovedì 30 Novembre 2017 10:02
 
Commenti (4)
La fortuna di aver conosciuto il Papà di Virna
4 Martedì 21 Settembre 2010 15:51
edoardo
Ho avuto il piacere e l'onore di conoscere e frequentare un uomo di grande umanità, onestà ed intelligenza, il Sig. Luigi è stata una persona che mi ha sgridato in certe situazioni e mi ha insegnato cose in certe altre, sono ancora stampate nelle mia memoria le innumerevoli chiaccherate sorseggiando magari del buon vino fumando una sigaretta. Un giusto ricordo per una grande persona.


Edoardo Sarasso
Ricordi Gigi Carta
3 Giovedì 16 Settembre 2010 20:31
Mario Unali

Conobbi Gigi Carta nel 1969, avevo venti anni. Andai a trovarlo a Torino a seguito di una telefonata dei miei genitori: per conoscerlo e parlare di altro.


Lo seguivo come un'ombra nei suoi "molteplici affari", dall'ufficio alla Cassa di Risparmio di Torino a quelli privati economico finanziari. Dall'Import-Export di elettronica alla profumeria. Al ristorante mi portava in quelli più noti e cari non disdegnando però anche le piccole trattorie. Dormivamo in alberghi di lusso col telefono in camera, e passavamo il tempo a parlare in sardo e di quanto accadeva "in bidda".


- Signor Già! Giamami Gigi! semus o no semus de Tzaramonte?


Quando c'era bisogno o si presentava un'evenienza, si rimboccava le maniche, saltava sul pulmino e insieme andavamo a caricare o scaricare della merce. I migliori piatti li mangiavamo però a casa sua con una semplice pastasciutta e un bicchiere di vino. Aveva un'energia da spavento, uomo semplice e disponibile a fare del bene.


Mi fece diverse proposte lavorative, forse troppo al di fuori della mia portata, e di quella che era la mia realtà paesana. Ne tornai con un incarico momentaneo di rappresentante all'ingrosso di giocattoli. Più avanti avremmo discusso meglio, e comunque dopo aver vagliato le opportunità che avevo fra le mani qui in Sardegna.


Rientrai a casa dopo una decina di giorni con un carico di speranze riposte su un caro amico molto più grande di me, con due vasi cinesi, credo di un certo valore.


- Unu pro sa familia tua ei s'ateru a Carletto!”.
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Conservo ancora quel bel vaso cinese, che troneggia in un angolo importante del salone di casa mia. Grazie per la testimonianza. (c.p.)

nipote
2 Giovedì 16 Settembre 2010 18:13
Gianni Levanti

Sono nipote di Gigi Carta figlio di Giovannina figlia di Francesca Carta e Giovanni Budroni. Mi fa piacere aver visto le foto e aver letto il suo articolo riguardo a una persona che io ho conosciuto poco, ma che ho sempre sentito parlare da mia madre con tanto orgoglio. Vorrei inoltre sapere come posso fare per rintracciare Virna Carta che ha publicato un commento sul padre.
Grazie.
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Sono certo che Virna Carta leggerà il suo commento e, in qualche modo, si farà sentire. Ovviamente, se lei sarà d'accordo, potrei io stesso inviarle il suo recapito e-mail. La saluto. (c.p.)

Grazie
1 Giovedì 16 Settembre 2010 14:31
Virna Carta

Un grazie di cuore per questa bella pagina piena di affetto ed amicizia nei confronti di mio padre
Virna Carta
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E' stato un piacere per me e per tanti chiaramontesi, ricordare la bella figura di un compaesano. Che, pur assurto in alto, mai ha dimenticato il proprio paese, né i propri amici. D'infanzia e no. Il che non sempre accade. (c.p.)

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