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Ceramiche e maioliche del castello dei Doria PDF Stampa E-mail
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Lunedì 28 Settembre 2009 21:51

Un’indagine interessante svolta da Maria Rita Stangoni oggetto della sua tesi di laurea

Ceramiche nude grezze, terraglie, ceramiche smaltate, maioliche di vario genere e di diversa provenienza sono disseminate nell’area sottostante il castello dei Doria. Che sarebbe stato edificato nel XIII secolo dall’omonina e potente famiglia genovese. Il terreno oggetto della ricerca è quello scosceso e posto proprio sotto i ruderi della torre medievale e dell’abside dell’antica parrocchiale. E che guarda a Ovest, verso Nulvi.

La neo dottoressa Maria Rita Stangoni, badesana, ne ha fatto oggetto di ricerca e di studio per la stesura della propria tesi di laurea in scienze dei beni culturali. Sotto la guida esperta del prof. Marco Milanese, docente dell’ateneo turritano e buon conoscitore del nostro territorio, avendolo setacciato, è il caso di dirlo, anche in altre occasioni, coordinando il lavoro di ricerca di altri studenti.

Ma perché una studentessa della Bassa Valle ha scelto di indagare un’area di Chiaramonti? Perché, ci fa sapere nell’incipit del proprio lavoro, un paio di anni fa aveva partecipato a una campagna di ricognizione del territorio di questo paese curata dal chiaramontese dott. Gianluigi Marras e dalla dott.ssa Maria Cherchi. Anche in questa circostanza, sotto la direzione scientifica del prof. Milanese. Da qui l’interesse a operare in questa zona, che le è anche cara per motivi di natura personale e affettiva.

Nel corso dell’indagine, la Stangoni ha raccolto e catalogato 272 frammenti dei materiali suddetti. Che consistono, soprattutto, in orli, manici, fondi di forme chiuse e aperte, pareti di pentole e anse di dimensioni piccole e grandi. 63 di tali frammenti sono ceramiche grezze, 11 delle quali da ascrivere al periodo prenuragico o nuragico; le rimanenti a epoche posteriori.

Poi ci sono 133 frammenti di ceramiche smaltate, raccolte nell’area di Su Monte ‘e Cheja. Di questi, 21 reperti sono stati classificati come maioliche arcaiche pisane e 29 di scuola savonese. A testimoniare i rapporti intensi intrattenuti dai chiaramontesi, in periodo medievale, con toscani e liguri. Ma vi è pure la testimonianza di rapporti altrettanto interessanti, se pure non altrettanto intensi, con la Spagna. La dottoressa Stangoni ha classificato 49 frammenti di splendide maioliche spagnole. Si tratta di manufatti di “tipo Pula” e di scuola valenzana. Con decorazioni a “loz azul” e a “palmette”.

Infine due frammenti di terraglie, di epoca posteriore rispetto alle ceramiche e maioliche citate.  “Questa particolare classe ceramica – sostiene la Stangoni – in Sardegna veniva usata comunemente come stoviglieria popolare, realizzata dagli artigiani detti ‘mestres de teralia’, in alcuni casi con terra rossa ferruginosa proveniente dalla pianura del Campidano”.

Nella parte finale della tesi, fra l’altro, si legge che, nell’ambito dell’area prescelta per l’indagine, i manufatti rinvenuti sono per lo più ceramiche grezze. Che non possono essere collocate in una cronologia circoscritta, abbracciando le stesse un periodo molto vasto. I restanti reperti possono essere collocati in un intervallo compreso fra il 14. e il 15. secolo. Tali reperti sono rappresentati, come abbiamo detto, da ceramiche arcaiche pisane e savonesi. Oltre che da quelle spagnole.

Va detto, a merito dell’autrice della tesi, che il lavoro svolto sul campo e quello successivo di classificazione e schedatura, ha richiesto l’impegno di molti mesi. Un percorso non facile; ma che ha permesso a Maria Rita Stangoni di acquisire la “consapevolezza dello sforzo” che si richiede a chi si occupa di queste cose. Sforzo ripagato “dall’intensa emozione che si prova di fronte a una nuova scoperta e dalla soddisfazione che accompagna le fasi di ogni operazione”.

Siamo grati alla ricercatrice per avere aperto un’altra finestra sul nostro passato. Con la speranza che altri studenti la seguano su questa strada. Da parte nostra, i migliori auguri per la prosecuzione degli studi e per quel che verrà dopo.

Le foto dei reperti sono tratte dalla citata tesi di laurea. Ringraziamo la dott.ssa Stangoni per avercene fatto omaggio.

Ultimo aggiornamento Martedì 20 Ottobre 2009 00:37
 

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