Una rassegna che ci riporta al passato attraverso lingua, storia, scienza e arte Hanno rivisitato il passato praticando percorsi originali: la lingua sarda, le memorie dei nonni, l’arte figurativa, lo studio del territorio. Ma anche curando la raccolta di strumenti e sussidi didattici che, all’avanguardia appena vent’anni fa, oggi sono ormai oggetti da museo. Un lavoro di ricerca che raccoglie la sintesi dell’attività svolte, nel corso dell’anno che va a concludersi, dalle tre classi della scuola media di Chiaramonti. E che è stato esposto in una mostra inaugurata sabato scorso.
Gli insegnanti di lettere Mario Marcia e Maria Arras, di matematica e scienze Giovanna Cesaracciu, d’educazione artistica Silvana Paglietti e di educazione tecnica Graziella Arru hanno guidato gli studenti in questo percorso a ritroso nel tempo. E quindi nella realizzazione di un prodotto interessante e significativo. Sia per quanto attiene alle arti figurative che alle scienze e alla produzione letteraria. In italiano e in limba.
Coi loro disegni, realizzati utilizzando tecniche le più disparate, i ragazzi si sono ispirati ai geroglifici egiziani, all’arte gotica, a quella fenicia e romana, all’espressionismo. La riproduzione e riprogettazione di celebri vetrate di altrettanto celebri cattedrali hanno conseguito risultati di tutto rispetto. Del che i ragazzi vanno molto orgogliosi. Come pure la loro insegnante di educazione artistica.
Un opuscolo interessante, redatto in lingua sarda e corredato da molte immagini, raccoglie dati e notizie sul nostro territorio e sulle consuetudini di vita nel presente e nel passato. Tanti pannelli illustrano vicende legate al rispetto dell’ambiente in questa regione. Ma non basta: il lavoro dei ragazzi è stato integrato bene dall’apporto di genitori e nonni. Che, partecipando al concorso “Ricordi di scuola”, hanno raccontato episodi e fatti curiosi vissuti a scuola negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Tre di questi lavori sono stati premiati e figurano esposti in bacheca.
Infine, la raccolta di strumenti scientifici, sussidi didattici e apparecchiature già utilizzate in segreteria. Si tratta di apparecchi radio, telefoni, macchine per scrivere e da calcolo, fotocopiatori, lavagne luminose e rudimentali proiettori per diapositive, una macchina per cucire a pedale. Roba da Jurassik Park, pur se prodotta negli anni Ottanta. Fra gli strumenti, una tastiera e uno schermo del mitico pc Commodore 64. Il tutto ordinato in due capienti espositori nuovi di zecca.
I docenti lo sanno bene: la scuola del fare è quella preferita dai ragazzi. Che vedono l’impegno giornaliero concretizzarsi in qualcosa di palpabile. E che altri possono vedere e toccare. Insomma, lo svolgimento di un’attività che ha come risultante un prodotto che si valuta subito e che, nel bene e nel male, può essere sottoposto al giudizio e al godimento della comunità. Nel rispetto dell’ormai celebre assioma secondo cui “se sento dimentico, se guardo ricordo, se faccio capisco”.
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