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Ricordo benissimo quel giorno.
Ero diventato sindaco di Chiaramonti da circa tre mesi e mi aggregai alla compagnia, portando con me due sposini, miei colleghi, arrivati in Sardegna da poco: Carlo Colloridi e la Pelessa, nome d'arte della moglie, ricavato dal suo cognome Pelessoni.
L'operazione di pulizia nacque dall'amore viscerale che alcuni di noi, soprattutto Carlo, avevamo per Caprera, l'isola più bella del mondo. Non ricordo perché in quell'occasione non ci fosse con noi Ciondolo, che non è mai mancato nelle nostre numerose gite a La Maddalena. Io e lui, tutte le volte che ci recavamo nell'Isola in compagnia, creavamo delle gustose scenette, imitando Peppino Garibaldi e il povero Groffeddo, che giocavano a terziglio con Nino Bixio. I due luogotenenti facevano arrabbiare l'eroe dei due mondi, perché, sotto sotto gli corteggiavano "Tzilighestavano” la figlia Clelia.
Scientemente commettevamo un enorme falso storico, in quanto Nino Bixio e Goffredo Mameli non misero mai piede a Caprera. Inoltre, l'autore del nostro inno morì prima che Clelia nascesse. Ma i luoghi ci facevano sognare e la fantasia galoppava a briglia sciolta.
Non me la sento di scrivere tutti i nomi, in quanto non ci vedo bene. Il 28 di questo mese sarò sottoposto a operazione per la cateratta sinistra. Potrebbe farlo qualcuno di voi? Purtroppo, alcuni amici di quel gruppo sono morti prematuramente. Peppino Piu, Massimo Schintu e lo stesso Carlo Colloridi, che è l'ultimo a destra in piedi, con gli occhiali. La moglie gli sta proprio davanti.
Indimenticabile!
Paragonarlo ai frilli di oggi è un'offesa alla sua professionalità. Oltre ai servizi che hai citato, ne ricordo uno eccezionale sul "J'accuse" di Emile Zola, riportandolo ai tempi nostri.
Oltre che grandissimo giornalista, era anche un grandissimo uomo. Un mio compagno di studi all'università scelse il caso Dreyfus come argomento per la sua tesi di laurea e contattò Zavoli, il quale lo aiutò a tal punto, che Gianni, così si chiamava il mio amico, fece un figurone. Ho detto si chiamava, perché Gianni, purtroppo, è morto già da tanti anni.
Le chiedo cortesemente di utilizzare questo articolo all'interno del sito da me curato: http://web.tiscali.it/orologisardegnassugli orologi storici dell'isola. Citerò ovviamente la fonte. Grazie, cordialmente. Paolo Bullita http://web.tiscali.it/paolobullita
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Ma certo che potrà. Tutto ciò che appare in rete è di dominio pubblico.
Sarà gradita la citazione della fonte.
Saluti cordiali. (c.p.)
Egregio Dott. Patatu buongiorno.
Sono lusingato e commosso per quanto da Lei presentato nella pagina blog e riferito al libro da Lei magistralmente prefatto. Spero che i lettori non abbiano da pentirsi e che la Loro fiducia non venga tradita sino all'ultima pagina dello stesso.
Un cordiale saluto a tutti i Chiaramontesi e a Lei che è alfiere di quella cultura e custode di costumi e tradizioni della Nostra amata Anglona.
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Ringrazio per la stima, ampiamemte ricambiata. (c.p.)
Buonasera, volevo chiedere se fosse possibile avere gli accordi di questa bellissima canzone.
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Gentile lettore,
ho spedito al suo indirizzo privato di posta elettronica lo spartito di cui dispongo de S'aneddu.
Saluti cordiali. (c.p.)
Buongiorno. Sono un componente del coro su cuncordu 'e sette dolores di Santu Lussurgiu, tanto tempo fa ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere Bobore Nuvoli in una serata di canti tradizionali. Bobore, una bellissima persona,umile e gentile, il giorno rimasi affascinato dal brano S'aneddu...Chiedo cortesemente se possibile avere la partitura del brano in modo da poterla cantare e farci accompagnare dal pianoforte.
Distinti saluti.
Costantino.
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Le ho spedito lo spartito al suo indirizzo privato di posta elettronica.
Saluti cordiali. (c.p.)
Grazie per questa storia su mio padre. Roberto Migaleddu
Mio padre e zio Franco erano grandi amici. In Belgio, andavamo spesso a trovarlo. Aveva sempre la battuta pronta e non mancava di raccontarci le sue avventure. Ricordo che mamma ha delle sue foto, certo non sono del periodo a cui Salvatore si riferisce. Magari potete chiedere a lei.
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Grazie Danilo. Ci proverò. (c.p.)
Caro Tore, con grande piacere ho letto una fase di vita della tua gioventù che hai reso viva insieme al tuo amico! Sono sicura che ti ha sentito quando sei andato a salutarlo sulla sua tomba! Tanti saluti. Dominique
Caro Mario, purtroppo non possiedo foto di Franco. Per autarti a capire di chi stiamo parlando, ti posso dire che quasi tutti gli anni dal Belgio viene in ferie Fausto Migaleddu, il fratello. La sorella grande Luisa, morta anche lei e sepolta nello stesso cimitero, era sposata con Giulio Sale, noto Giulio Campinu, per anni valido portiere della squadra di calcio del nostro paese. Un'altra sua sorella, Pierina, sposata con Cente Ghisu, anche lui di Chiaramonti, vive ad Alghero. Li vedo spesso e la prossima volta chiederò loro di procurarmi qualche foto di Franco.
Una bellissima storia. Essendo molto più piccolo di te e non conoscendo Franco Migaleddu sarebbe bello che posti qualche foto sua e vostra in compagnia.
Grazie e saluti da Mario Pinna.
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Giriamo la richiesta a Tore, ben sapendo che non potrà soddisfare la tua richiesta. A quel tempo, farsi una fotografia era un lusso che pochi, molto pochi, si potevano permettere. (c.p.)
Sai veramente interessato ad insegnare italiano sia in istituti che privatamente in thailandia...Bangkok o altre città
Aspetto con vero piacere una Vostra e spero in una possibilità di poter vivere e insegnare in Thailandia
Ho 62 anni.
Grazie!!!
Carissimo Carlo, come affabulatore anche tu stai nei piani alti di una immaginaria classifica...
Ma, tornando al Nostro, a proposito di mostri, vorrei raccontarti un simpatico aneddoto che mi è tornato alla mente: da ragazzi viaggiavamo a scuola ad Olbia e il pullman degli studenti faceva scalo nella piazza principale di Arzachena. Un mio zio titolare del bar centrale era sempre lì di sentinella e con l'occhiometro si divertiva a misurare l'impegno e la voglia di noi baldi studenti, apostrofandoci spesso con frasi del tipo: "Bah bah, è torrendi da scola Manlio Brigaglia!", oppure "Né tu e né Manlio Brigaglia pa lu studiu!".
Perché Manlio é considerato mito ad Arzachena? Come hai ricordato bene tu, era nato a Tempio e vissuto a Sassari, ma egli stesso spesso era solito puntualizzare che pensava da arzachenese! Infatti la madre, signora Stefanina, era arzachenese docg e le piaceva trascorrere parte delle vacanze ad Arzachena con la famiglia.
Tutto ciò per dire che, oltre ad avere un vasto parentado, con il paese aveva molta familiarità, coltivata oggi ancora dal fratello Aldo e dalla sorella Mimma.
Da presidente Lions, averlo commemorato in una giornata indimenticabile, sia per il livello dei relatori che per il pubblico qualificato e numeroso, ritengo con grande umiltà di avere scritto una pagina bella non solo per la figura di Prof. Brigaglia, ma per l'intera comunità arzachenese e Gallurese. Quel lembo di Sardegna dove affondavano profondamente le sue radici, sentendosi ad esso legato da un rapporto indissolubile e coltivato sino all'ultimo giorno.
Pier Sesto Demuro
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Grazie per la considerazione nei miei confronti e per la tua testimonianza, che va ad arricchire la già ricca collezione di fatti e accadimenti che riguardano il Professore. Che continuerà a vivere nei nostri ricordi e nei nostri affetti. (c.p.)
Chissà quanti e quali documenti, nella cassaforte di qualche appassionato, si possono leggere. Immagino pure ci sia un po' di fantasia, nel formulare ipotesi. Il rogante Vacca-Guiso di nome faceva Joannes, si potrebbe ritenere avesse rapporti intensi, quasi di familiarità, con la nobile Lughìa, per ragioni diverse dal ruolo professionale.
Il documento/legato, in argomento, è del 16 (non 3) febbraio 1755 ed è presente, in copia, presso l'Archivio Storico Diocesano turritano, di facile visione al richiedente, dopo, ovviamente, essersi tesserato. Ma posso garantire che, al momento in cui scrivo, oltre a questi “tres pabìros”, in Diocesi, non si va oltre. Ovviamente riferibili a notizie testamentarie di Lughìa.
Ps: il logo del timbro notarile, del rogante: 4 cerchi con all'interno una vacca, lànza cadìda e voltata a sinistra, con in groppa un vessillo sventolante a destra.
Buon lavoro !
Salve. Vorrei sapere se l'acqua che veniva da sotto l'altare era un pozzo o acqua che scorreva sotto la chiesa o una fonte. C è ancora o è stata chiusa e sigillata? Grazie.
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Si tratta di acqua sorgiva. La zona è molto ricca di sorgenti. Quelle ubicate nella parte alta del pendio che sovrasta la chiesa alimentano tuttora, ma solo in parte, l'acquedotto di Chiaramonti. Le altre sorgenti, poste dietro la chiesa e sotto di essa, sono raccolte in un serbatoio visibile sulle sinistra del sagrato e alimentano la rete idrica di Martis, oltre che la fontana di Spurulò, che trovasi a metà strada fra Chiaramonti e Martis, lungo la S.S. 132. (c.p.)
Caro Dott.Patatu, la vicenda de Su Babbu Eternu mi ha incuriosito. Insomma tutti volevano la statua. Poi si pentivano e la restituivano, magari come l'ultima volta "a obbligu". Successivamente si è saputo qualche cosa delle indagini dei colleghi?.
Cordialmente.
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Sia pure in forma ufficiosa, ma sempre sottovoce, si era saputo tutto fin dal primo momento. In entrambe le circostanze. La prudenza dei due sindaci interessati e il desiderio di porre fine al più presto a due vicende poco commendevoli, ha fatto premio su ogni altra considerazione e dovere.
Il manufatto era tornato a casa e tanto era bastato all'Amministrazione comunale per mettere la sordina e chiuderla lì.
Ricambio saluti cordiali. (c.p.)
Questo press'a poco il titolo dato dal compianto modernista Francesco Manconi-Corda, di padre nulvese e di madre calangianese, alla peste manzoniana, in versione sarda. Due marinai catalani ce la donarono dal porto di Alghero. Dal 1652 fino al 1658 imperversò in tutta l'Isola, decimandone la popolazione. Il fatto peggiore fu che decimò sia le classi degli studenti delle scuole inferiori e superiori che nei soli 4 collegi gesuitici assommavano a 2500 unità, parlo dei collegi di Sassari, Alghero, Iglesias e Cagliari, per non citare i collegi degli Scolopi, ma decimò anche i professori dell'uno e dell'altro ordine religioso.
Da lì l'inizio della decadenza della classe scolastica che per riprendersi ci volle la riforma delle università, delle scuole e dei seminari, da parte del Bogino, cento anni dopo (1763-1773). Non parliamo della popolazione delle due grandi città di Sassari e Cagliari. Nella parrocchia di Santa Caterina in Sassari non si segnarono ad un certo punto più i morti perché morì anche il parroco che li registrava. Un danno incalcolabile che ci "addietrò", di molto, per oltre cento anni. Per chi desidera informarsi a fondo segnalo questi tre magistrali saggi: Francesco Manconi, Castigo de Dios, la grande peste barocca nella Sardegna di Filippo IV, Donzelli, Roma 1994. Raimondo Turtas, La nascita dell'Università in Sardegna,Dipartimento di Storia dell'Università di Sassari, Sassari,1988. L'Università di Sassari nell'età delle riforme (1763-1773),Sassari, Chiarella 1992.
schiera dei praticanti, ma la matracca costruita da zio Giovannandrea
l'ho sempre avuta e la suonavo unendomi alla schiera dei compagni. Le
poco volte che mettevo il viso in chiesa rimanevo colpito dai santi
coperti di viola. Avvertivo la grande tristezza per la morte di Gesù
che poco conoscevo. Avevo appreso qualcosa all'asilo da suor Gemma,
nient'altro. Le processioni, tuttavia, m'impressionavano e si può dire
che vedendole costituirono il mio essenziale catechismo.
Oggi capisco la mestizia anche se l'atmosfera non è più quella ed
essendo ottuagenario non sono obbligato a fare penitenza. La faccio ma
coi malanni che mi porto addosso. Questo racconto mi fa provare tanta
nostalgia dell'infanzia.
Salve, potrei avere testo e accordi della canzone?
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Ho provveduto a spedirle lo spartito al suo indirizzo privato di posta elettronica.
Saluti cordiali. (c.p.)
Il comune di Sassari, alcuni anni fa, ha intitolato la via ai Martiri delle Foibe, che di trova tra Santa Maria di Pisa e il quartiere di Sant’Orsola. Esattamente, parte dalla stazione di Sirio, attraversa il passaggio a livello del binario per Sorso e finisce in via Aldo Cesaraccio. Io abito in via Mario Cordella, figlio dell’ing. Cordella che progettò la chiesa di San Matteo di Chiaramonti, che è la via traversale che separa le due vie. Per cui io abito vicinissimo a via delle Foibe, dove da due giorni sono esposte due bandiere italiane e due mazzi di fiori.
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Non sapevo. Eppure sono passato tante volte per quella strada, ma senza rendermene conto. Mi fa piacere che il Comune di Sassari vi abbia provveduto. Non è mai troppo tardi per ricordare le vittime della violenza e della brutalità umana. Quale che sia il loro colore politico e la loro appartenenza religiosa e ideologica.
Grazie per l'informazione. (c.p.)