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Del sacerdote Pietro Matteo Caccioni sappiamo, finora, quello che, a suo tempo, aveva annotato Giorgio Falchi nei suoi quaderni. E cioè che era anche poeta, autore di poesie "dialettali di sacro e profano argomento, nelle quali sono d'ammirare la nobiltà dei concetti, la spontaneità del verso e l'armonia della rima". Abbiamo pure notizia di una sua iniziativa, finalizzata a istituire a Chiaramonti una pia casa di educazione. Correva l'anno 1828. Ma qualla lodevole intrapresa non ebbe buon esito. Soprattutto per l'indifferenza della comunità e di coloro che la amministravano. Infine, il Falchi ci fa sapere che quel sacerdote colto e filantropo "cessò di vivere nel 1849". Poiché a quella data l'attuale cimitero non c'era ancora, riteniamo che il Caccioni sia stato sepolto nella vecchia parrocchiale o nell'attiguo cimitero (zimidoriu). Ma è probabile pure che la sua salma sia stata inumata nella chiesa del Carmelo, annesso al convento secentesco dei carmelitani, demolito alla fine degli anni Sessanta del Novecento. Per una decisione improvvida dell'amministrazione comunale del tempo.
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