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Addio, vecchio lavatoio! |
Scritto da Carlo Patatu |
Venerdì 06 Febbraio 2009 15:47 |
Non ce l’ha fatta più e si è accasciato. Parte della copertura, quella che guarda a levante, è crollata. Il trascorrere degli anni, l’abbraccio asfissiante della vegetazione e la mancanza di una qualsivoglia manutenzione hanno segnato il destino del vecchio lavatoio. Inesorabilmente. D’altra parte, quell’edificio, un tempo assai gettonato, era inutilizzato da decenni, ormai. Edificato nel 1923, era sindaco Antonio Luigi Budroni, il pubblico lavatoio fu il primo edificio importante realizzato in periodo fascista. Ricordiamo che qualche anno dopo, nel 1927, sorse il monumento ai Caduti. Durante l’amministrazione Budroni (1921-1926) si diede corso anche al rifacimento dei selciati in alcune fra le strade allora ritenute le più importanti. Fra queste, la via San Matteo, lo slargo prospiciente la chiesa e “Piatta” (via Vittorio Emanuele), dove all’epoca si affacciava la casa comunale, ora sottoposta a restauro per essere destinata, pare, a percorso museale. Ebbene, l’impresario che si era aggiudicato l’appalto di quei lavori, in segno di riconoscenza verso il Comune e il sindaco, fece realizzare sul selciato, in ciottoli neri di fiume e a proprie spese, due grandi stelle a cinque punte racchiuse in un cerchio. Una dinanzi all’ingresso della casa comunale e l’altra in piazza di chiesa, proprio davanti alla casa del sindaco Budroni. Quelle stelle furono sepolte per sempre da una colata di asfalto nei primi anni Sessanta del Novecento. Il lavatoio, dunque. I più anziani del paese ricordano che fu costruito da un’impresa “forestiera” che aveva come muratore, fra gli altri, mastru Giagu Coda, artigiano gallurese trapiantato a Chiaramonti, dove prese moglie e si stabilì in via definitiva. Il caseggiato fu realizzato in cemento armato, un’autentica novità per questo paese. Dotato di una copertura a capanna con ampi finestroni perimetrali a cielo aperto, disponeva di una ventina di box. Ciascuno dei quali dotato di due vasche e separato da quelli contigui mediante pareti ugualmente in cemento. Ragioni di riservatezza (oggi si direbbe privacy) consigliarono al progettista di adottare quell’espediente. Che metteva al riparo da sguardi curiosi e indiscreti la biancheria da lavare. Le due vasche, una per la lavatura e l’altra per il risciacquo, erano alimentate, nientepopodimenoche!, da rubinetti di ottone lucido collegati a un serbatoio, capace e a forma di parallelepipedo, che sovrastava le batterie dei box disposte sui due lati lunghi dell’edificio. Parallelamente alle vasche correva un gradino, che consentiva a "sas samunadoras" di operare tenendo i piedi all’asciutto. Insomma, un’opera razionale, concepita con criterio, adeguata ai tempi e molto robusta. Tant’è che resistette a lungo. Dipinto di bianco e col tetto color cemento, si può dire che, nell’insieme, quel manufatto s’inseriva bene nel contesto in località Funtana Noa, a valle del paese. Vi si accedeva da un sentiero che, allora, partiva da S’Istradone, in un punto che stava proprio di fronte all’edicola. Nei primi anni Cinquanta (era sindaco il comm. Armando Fumera), si diede corso allo scavo per la realizzazione del caseggiato scolastico. Con la terra di riporto fu ampliata l’area del Parco della Rimembranza, trasformato poi in giardino pubblico. Un nuovo accesso a Funtana Noa fu realizzato più a valle, dov’è tuttora. Il lavatoio pubblico svolse per tanti anni una funzione sociale importante per questa comunità. In mancanza di una rete idrica, l’acqua bisognava andarsela a prendere alle fonti e trasportarla fino a casa con pentole portate pazientemente sul capo dalle donne. Quella struttura, fino agli anni Cinquanta, fu anche luogo di aggregazione sociale. Fu, manco a dirlo, teatro di bisticci epocali (brigas de funtana). Ma anche luogo privilegiato di convegni amorosi. Che produssero matrimoni affrettati e la nascita di qualche pargolo inatteso. Quei ruderi, ora pressoché sepolti dalla vegetazione che incombe inesorabile, sono stati testimoni di un’epoca scomparsa per sempre. Purtroppo o meno male. Dipende.
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Ultimo aggiornamento Lunedì 09 Febbraio 2009 00:19 |
Commenti (2)
Tanti saluti dal Belgio.
Elio
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Grazie per i saluti, che ricambiamo. Il tempo passa, meno male, e anche le strutture invecchiano degradandosi, se non opportunamente riattate. Ma il nostro caro lavatoio, oltre che vecchio, era diventato pure inutile. Il che ne ha decretato ineluttabilmente la fine miseranda cui va incontro. A noi, come a Elio Soddu, restano il rimpianto e la malinconia per la scomparsa ingloriosa di un testimone della nostra infanzia, della nostra adolescenza. A ben vedere, è un po' l'anticipo di quel che, presto o tardi (meglio tardi!), accadrà a ciascuno di noi. c.p.
Un vero peccato vedere uno scempio così. saluti a tutti.
Jolanda