Molto bella l'iniziativa di portare un po' di allegria agli Ospiti di "Casa Serena". Utile a non varli sentire dimenticati o esclusi dalla vita fuori le mura dell'Istituto. Posso unirmi anch'io a questo tipo di inziative nel riguardo di persone anziane o ammalate. Vivo questa esperienza nella mia Comunità Parrocchiale. Per meglio comprendere, sono animatore di un gruppo di persone della Terza Età. Ci incontriamo ogni martedì nella nostra sede. Facciamo una vita sociale ricca di iniziative, come delle belle gite, visita musei, pranzi a carnevale e a natale. E cerchiamo di valorizzare nel migliore dei modi la vita che il Buon Dio ci dona, unendo il tempo libero alla saggezza che la longevità ci dà. Questi incontri danno l'occasione di uscire dalle proprie case per condividere gioie e dolori di questa fase della vita, i limiti in particolare, che con gli anni che passano, si presentano più frequenti. Permettono di uscire dalla solitudine, che in questo mondo che corre senza senso crea, delegando chi non produce a vivere da soli. La maggior parte delle donne sono vedove, e la prima tentazione di queste persone è di chiudersi nella solitudine, con rischio della depressione. Ed è buona cosa creare dei momenti di incontro, dove si possa condividere questa fase della vita. Ma in particolare saperli ascoltare, una capacità che in questa era si è persa. Non c'è tempo! E quando queste persone non sono più capaci di badare a se stessi, vengono ricoverate in questi Istituti, lasciando la loro casa, amicizie e ricordi, e come un po' morire. Un primo tempo andavamo a trovare queste persone, rimanevano contenti, ma sempre in questo ambiente di ricovero, che al lasciarli ritornavano nella loro malinconia. Abbiamo pensato di offrire noi l'ospitalità, fuori dalle mura dell'Istituto. Ci siamo organizzati con macchine, ora si è aggiunto anche un pulmino e facciamo uscire una volta al mese questi "Amici". Per la maggior parte sono persone del nostro quartiere, avvisiamo il loro parenti, così hanno modo di incontrarsi e passare un momento insieme. Facciamo festa, abbiamo un piccolo complesso musicale e chi può balla, si fa merenda e ci raccontano la loro vita piena di ricordi, diamo sempre loro un dono. Si è instaurato con queste persone un rapporto si amicizia. Tornano nell'Istituto contenti di sentirsi ancora "vivi". Ma vi confesso che i più contenti siamo noi. Perciò, cari amici, fatene una tradizione di questa festa, ci aiuta a vivere meglio, con l'augurio di essere sempre un dono per il nostro prossimo e mai un peso. Con stima. Salvatore
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