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Parliamo di ... tecnologia, scienza e ambiente |
Scritto da Vladimiro Patatu |
Sabato 18 Ottobre 2008 00:25 |
Cogliamo il suggerimento di Mario Casula, ed introduciamo una sezione per discutere di tecnologia, scienza e ambiente. Lo sviluppo tecnologico nell'era moderna avanza ad una velocità impressionante. Cose che meno di un secolo fa sembravano impossibili, fanno ora parte della nostra vita quotidiana. Nell'ultimo secolo, lo sviluppo di scienza e tecnologia ha prodotto innovazioni che hanno portato ad una modifica radicale del nostro modo di vivere. Sembra proprio che l'uomo sia divenuto il padrone del mondo. Dominiamo la natura, al punto da modificare radicalmente l'ambiente nel quale viviamo. La nostra aspettativa di vita è cresciuta notevolmente. Malattie un tempo mortali ora nemmeno ci spaventano più. Abbiamo fatto e continuiamo a fare importantissimi progressi alla scoperta dell'infinitamente grande e dell'infinitamente piccolo, dalle leggi che governano l'universo alla fusione nucleare. Ma c'e' un ma ... siamo veramente sicuri di avere la situazione sotto controllo? Stiamo inquinando il nostro pianeta. Mangiamo cibo non più genuino e viviamo in ambienti contaminati da prodotti chimici. Viviamo una vita frenetica che ci porta verso un individualismo esasperato all'inseguimento delle nostre ambizioni. Siamo veramente sicuri di vivere meglio dei nostri padri e dei nostri nonni? Che futuro ci riserva questa nostra corsa sfrenata? Tu come la pensi? Possiamo inoltre sfruttare questo spazio sia per condividere con i lettori del sito il nostro punto di vista, ma anche per proporre qualsiasi tema di nostro interesse su tecnologia, scienza e ambiente.
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Ultimo aggiornamento Sabato 09 Gennaio 2010 19:04 |
Caro Claudio.
Sei un ragazzo molto intelligente, preparato nel tuo mestiere. Peróti manca ancora l'esperienza in materia del funzionamento e installazione delle EOLICHE. Guadagnare soldi è una cosa! rovinare un posto panoramico è un altro paio di maniche... Installare proprio in codinarasa una Eolica è assurdo sarà sicuramente più che irrealizzabile.
Magari in su sassu è il più ideale, sia per la produzione "d'energia pulita" e anche dal punto di vista panoramico è logica. Anche i proprietari terrieri ne traggono profitto. Trovo che sia logico. La corrente è venduta anche in continente, prodotta in Sardegna. Credo che non sia cosi difficile fornire anche il nostro paese. Potrei approfondire il dialogo se è necessario, "frugare via internet è la mia passione...".
Saluti, Mario Soddu.
Da quando hanno iniziati a installare i primi impianti eolici in Sardegna, visibili dal terrazzo di casa e ormai da qualsiasi punto in vista al paesaggio attorno Chiaramonti, ho iniziato a provare interessa per questa tecnologia che produce energia dal vento. Già da 5-6 mesi ho iniziato a navigare su internet alla ricerca di tutto ciò trattasse l'energia eolica, sia gli impianti che le leggi. Oggi 30 Luglio 2009 un mio amico ingegnere elettronico mi consegnerà il progetto per la richiesta di installazione di un impianto da 10Kw da realizzare a Sassu Altu, vicino all'Agriturismo di famiglia, dopo aver personalmente analizzato il vento nel sito ho potuto capire che con un investimento di circa 23.000 euro posso guadagnarne 50.000 in 15 anni. L'unico problema stà nel trovare un buon impianto a un prezzo ragionevole visto che i venditori offrono prodotti dai 15 ai 40.000 euro, una differenza incredibile.
Chiunque fosse interessato all'argomento non esiti a contattarmi.
N.B. esiste un generatore eolico in grado di fornire energia a 2.000 abitazioni, immaginatevi cosa vorrebbe dire fare una "mega colletta" e installarne uno a Codinarasa......
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Grazie per le notizie fornite a noi e ai lettori. Tuttavia, per eventuali contatti, è necessario fornire dei racapiti, come quello telefonico, postale, oppure e-mail. c.p.
Peccato che la società moderna sia troppo presa dalla brama dell’avere, dimenticando l’essere (Erich Fromm avere o essere).
Cari saluti. L. N. Scanu
Si chiamava Fleming ed era un povero pastore dell'Ayrshire in Scozia. Un giorno, mentre lavorava per guadagnare il pane per la propria famiglia, udì un grido di aiuto proveniente da una palude delle vicinanze. Lasciò il lavoro e corse verso la palude. Qui trovò un fanciullo che, immerso fino alla cintura, chiedeva aiuto, tentando disperatamente e invano di uscire dalla pozza di fango dov'era caduto. Il signor Fleming liberò il piccolo, salvandolo così da una morte atroce.
Il giorno seguente, una elegante carrozza si fermò davanti all'umile casa del pastore. Ne scese un nobiluomo elegantemente vestito, il quale si presentò come il padre del ragazzo salvato da morte certa.
"Desidero ricompensarla - disse quel signore -. Lei ha salvato la vita di mio figlio".
"No, non posso accettare denaro, ho fatto soltanto il mio dovere", rispose il lavoratore scozzese.
In quel momento, si affacciò sulla porta di casa il figlio del pastore, un bambino di circa dieci anni.
"É suo figlio?", chiese il nobile.
"Si", rispose con orgoglio l'umile lavoratore.
"Allora le faccio una proposta: mi permetta di dare a suo figlio lo stesso livello d'istruzione e le stesse opportunità che vorrei dare al mio. Se il suo ragazzo riuscirà, non ho alcun dubbio che diventerà un uomo del quale entrambi saremo orgogliosi".
Il signor Fleming accettó. Il figlio dell'umile scozzese frequentò i migliori college inglesi e si laureò in medicina nella famosa scuola del St. Mary's Hospital di Londra. Fu un medico brillante e portò avanti gli studi fino a diventare un grande scienziato, noto nel mondo intero. Divenne il famoso dottor Alessander Fleming, che nel 1927 scoprì la Penicillina.
Qualche anno più tardi, lo stesso nobile che da bambino era stato salvato dalla palude si ammalò gravemente di polmonite. Chi gli salvò la vita questa volta? La... Penicillina! Chi era costui? Sir Winston Churchill, figlio del lord Sir Randolph Henry Spencer Churchill ed eroico, celebre Primo Ministro inglese durante la Seconda Guerra Mondiale.
Winston Churchill e Alexander Fleming, due fra i più grandi uomini del Regno Unito, restarono amici per tutta la vita. Fleming scomparve a Londra nel 1955 a 74 anni. Winston Churchill morì ugualmente a Londra dieci anni dopo, a 91 anni. Entrambi riposano nel medesimo cimitero.
Proprio una bella storia, non è vero?
Nucleare, la sfida della quarta generazione
Con i nuovi impianti la vita delle scorie ridotta a 300 anni Allo studio 6 modelli da cui nascerà il prototipo commerciale
di Giovanni Caprara
La prospettiva che sembrerebbe mettere d’accordo un po’ tutti sul possibile uso dell’energia nucleare a fini civili si chiama «Quarta generazione». Le due parole sono evocate con piacere tanto a destra quanto a sinistra (escludendo ovviamente le ali estreme), perché le promesse del futuro reattore sarebbero seducenti sia dal punto di vista della sicurezza tecnologica che da quello estremamente critico delle scorie; i due nodi fondamentali da sciogliere per garantire un tranquillo e accettabile impiego della discussa fonte energetica. Ma che cosa significa «Quarta generazione»?
I reattori a fissione finora installati nelle centrali nucleari sono di seconda generazione. Adesso in Francia e in Finlandia si stanno costruendo i primi due della Terza generazione avanzata noti con la sigla EPR (Enhanced Pressurized Reactor) su progetto dalla società francese Areva e tedesca Siemens. Un altro di questa famiglia è l’AP1000 di Westinghouse: quattro del genere sono in cantiere in Cina. Tali reattori (raffreddati ad acqua) sono, in pratica, la versione migliorata rispetto alla seconda e terza generazione in termini di sicurezza e riduzione dei costi, rafforzando il concetto della sicurezza intrinseca e passiva.
Il vero balzo e il distacco dal passato si ha invece con la Quarta generazione per i seguenti motivi. Innanzitutto perché si abbandona il ricorso all’Uranio-235 come combustibile, ridotto nelle disponibilità, per utilizzare l’Uranio-238, che in natura è più diffuso (99,28 per cento contro lo 0,71 per cento). In realtà dall’Uranio-238 si ricava il plutonio che è il vero combustibile bruciato. Quando il reattore è in attività, i prodotti di fissione sono riciclati al suo interno tranne gli elementi transuranici, i più cattivi. Questi, sempre nel chiuso dello stesso reattore, sono allora bombardati con neutroni ad alta energia e, dopo appena qualche giorno, perdono così buona parte dello loro vita radioattiva, che viene ridotta a soli 300 anni. Cosa importante perché non servono più i depositi per garantire lo stoccaggio per migliaia e migliaia di anni, come avviene con le scorie attuali. Lo ha dimostrato il progetto di ricerca francese Atalante.
Da qualche anno, ormai, si lavora a livello di ricerca sia al Department of Energy americano sia in Europa. Anzi, già negli anni Settanta del secolo scorso si costruiva a Creys-Malville, in Francia, il reattore veloce Superphénix da 1.200 Megawatt appartenente alla Quarta generazione al fine di sperimentare le tecnologie necessarie a una futura produzione commerciale. Il programma si dimostrò utile ma incontrò problemi nello sviluppo e nei costi, mentre la presenza del plutonio sollevò discussioni sulla possibilità di un uso improprio a fini militari. Di conseguenza, la centrale nel 1996 cessò di funzionare e venne smantellata.
Ora sul tavolo degli ingegneri ci sono sei diversi tipi di reattori di Quarta generazione. Tre progetti fanno ricorso all’Uranio-235, e quindi sono giudicati senza futuro perché avrebbero disponibilità naturali limitate. Gli altri tre, che impiegano Uranio-238, si distinguono perché sono refrigerati rispettivamente con il sodio, a gas e con il piombo. Tutti hanno i loro meriti e qualche difetto.
Il primo perché riprende le esperienze accumulate con il SuperPhénix. Il sodio diventa liquido a 70 gradi ed è capace di asportare una grande quantità di calore. Il secondo è interessante perché il gas ad alta temperatura poterebbe essere utilizzato anche per ricavare idrogeno dall’acqua senza spendere energia per scindere la molecola, aprendo quindi la strada anche all’impiego di un’altra risorsa. Il terzo, infine, è giudicato efficace perché il piombo (che fonde a 327 gradi) garantisce un effetto di schermatura dalle radiazioni. Ha però un difetto: pesa molto e, di conseguenza, può generare dei problemi nella struttura della centrale nel caso di scosse sismiche.
Riepilogando, la prospettiva oggi più gettonata sembra essere quella legata al sodio, tanto che i francesi di Areva sostengono che in dieci anni si potrebbe arrivare alla costruzione di un prototipo commerciale.
E gli italiani che conoscenze hanno in materia? Non trascurabili, perché sia l’Ansaldo che l’Enea partecipavano al progetto Superphénix. Anzi, il ritiro dell’Enel dal programma in cui aveva il 33 per cento, accelerò la sua interruzione. Ora, tra una ventina di Paesi tra cui Francia, Giappone e Stati Uniti si è creato il GIF (Generation IV International Forum), impegnato sui tre progetti più interessanti, mentre l’organizzazione europea Euratom (dove non c’è la Francia), contrariata dall’alleanza, è costretta a investire su altri progetti meno promettenti. Nell’ambito dell’Euratom noi partecipiamo alle ricerche attraverso l’Enea e Ansaldo Nucleare. Dunque, non siamo completamente sprovveduti su questa frontiera, sia per gli aspetti industriali che per quelli strettamente scientifici. Tuttavia, per essere davvero protagonisti, occorrerebbe una decisione politica (e un sostegno specifico) che non è ancora emerso. Il tempo, intanto, scorre e le necessità energetiche si fanno sempre più serie o, meglio, drammatiche.
14 novembre 2008
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Grazie a Mario per la segnalazione. c.p.