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La sagra se ne va, il festone resta qua |
Scritto da Carlo Patatu |
Venerdì 03 Ottobre 2008 18:53 |
Pare di essere sempre festa. Bandierine e festoni adornano (si fa per dire) strade, piazze e giardini del centro. A significare che a Chiaramonti è in corso la celebrazione di una ricorrenza importante, di una festa tradizionale, di una sagra particolare. Invece, così non è. Non sempre, almeno. Consuetudine vuole che, alla vigilia di una festa o di una sagra, si “addobbino” i luoghi che abbiamo detto con bandierine multicolori. Salvo poi, a festa finita, dimenticarsi di rimuoverli quegli addobbi. Che, essendo di plastica, resistono benino al vento e alle intemperie. Ma che qualche segno lo lasciano pure, deteriorandoli o riducendoli a brandelli. Ma non distruggendoli del tutto. Si deve attendere la festa prossima ventura perché i volontari del comitato di turno li rimuovano; ma per sostituirli con altri nuovi di zecca. E così via di seguito. Ecco perché il paese si presenta sempre “in festa” al forestiero ignaro che vi giunge. In tutti i giorni dell’anno. Del “problemino” (perché di piccola cosa si tratta) ci siamo occupati in altra occasione, non mancando di sollecitare l’amministrazione comunale a provvedervi. Se necessario, imponendo agli interessati il versamento di una cauzione, a garanzia della rimozione completa e tempestiva, a festa finita, dei cordini imbandierati. Come avviene per il palco. Niente da fare. L’andazzo continua, in barba al decoro urbano che si vorrebbe potenziare e al progetto “Chiaramonti fatti bello”. A proposito del quale, c’è da dire che una squadra di tre operai ha lavorato per circa otto mesi, al fine di abbellire il centro abitato, rimuovendo materiali indecorosi e mettendo a dimora numerose piante lungo alcuni viali. Ma non dando conto al resto. Non si è potuto o non si è voluto? Concluso il progetto e licenziato il personale, quel che resta di quel lavoro e della relativa spesa è sotto gli occhi di tutti: fioriere degradate e rinsecchite, erbacce che infestano i marciapiedi, oleandri in via Capitano Amadio soffocati da rigogliosi cespugli di vegetazione spontanea, l’aiuola del monumento a Ciriaco Carru in condizione di abbandono tale da non poter essere tollerata oltre. Per tacere dell’area annessa all’ex caseificio del Gruppo Pastori, ingombra di materiali abbandonati alla rinfusa. Non è un bel vedere per chi passeggia in viale Marconi e per chi arriva in paese! Ci permettiamo di richiamare, al riguardo, l’attenzione dell’assessore Franca Tina Scanu. Titolare della delega su urbanistica e lavori pubblici, dovrebbe farsi carico anche del decoro urbano. Il nostro, di per sé, è un bel paese, perché collocato in posizione dominante, invidiabile per il panorama che offre. Attiviamoci perché sia anche ordinato e ridente. Come merita.
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Ultimo aggiornamento Giovedì 16 Ottobre 2008 22:29 |
Commenti (3)
La scritta, stampata su una mattonella e abbellita con “ricami” colorati, dice testualmente: “Se la ricchezza non dà la felicità, figuriamoci la miseria”.
Chi l'ha scritta non sarà un filosofo, ma credo che meriti ampiamente, sul campo, l'appellativo di saggio.
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Lo credo anch'io. Grazie per la segnalazione. c.p.
Sotto il campanile 2:- a proposito della recente riunione svoltasi a Chiaramonti su "Comparto lattiero-caseario", leggo su La Nuova che: il prof. P. Deiana, della Facoltà Agraria di Sassari, si è rivolto agli addetti del settore dicendo:[...] a volte siete stimolati più dalle leggi e dai finanziamenti che della vostra capacità [...]. Di seguito il prof. A. Farris, della stessa Università, asserisce che : [..] se i prodotti non si differenziano da altri, si entra in un mercato che schiaccia [...].
Negli anni '80, partecipai ad una tavolata con l'allora on. Battista Isoni, Assessore all'Agricoltura (?) della R.A.S. Tra i commensali, alcuni dirigenti del Gruppo Pastori di Chiaramonti. Questi chiedevano aiuti e sovvenzioni per la propria società. Di rimando, l'onorevole asseriva che il futuro delle piccole realtà societarie volgeva a conclusione. Tradotto: consorziatevi e diversificate la produzione. I dirigenti del Gruppo rimasero molto contrariati (forse non lo votarono più) e risposero: piccolo è bello!
Ma non è stato così. Purtroppo.
Finanza:
papa Ratzinger, aprendo il Sinodo, ha affermato che: le banche "crollano", i soldi "svaniscono", l'unica realtà che resta è Dio e la Sua parola. Non ho competenza per commentare la riflessione papale. I soldi, è vero, non sono tutto nella vita. Giusta riflessione! Ma, per analogia, faccio un'altra riflessione: come si sarebbe compartato il Vaticano, e la sua Chiesa americana, se non ci fosse l'"Obolo di S. Pietro" a pagare centinaia di milioni di dollari, per fatti imbarazzanti e riprovevoli, attribuiti al clero di quel Paese ?
Forse, in mancanza di liquidità, avrebbero saldato il conto con: tocchetti provenienti dalla Cappella Sistina, qualche Raffello e qualche statua michelangiolesca ?
Concludo da materialista quale sono: i soldi servono. Eccome !
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E' proprio vero, come diceva il saggio: i soldi non danno la felicità; ma aiutano... E il papa, che non è uno sprovveduto, lo sa bene. Per quanto attiene alle lacrime di coccodrillo che, periodicamente, versano quelli del Gruppo Pastori, credo proprio che sia il caso di fare qualche passo indietro e riandare con la memoria a quanto accadde negli anni Settanta e dintorni. Quand'era periodo di vacche grasse. Ci ripromettiamo di parlarne fra qualche giorno. c.p.
Per questioni di lavoro, io vado in Corsica molto spesso e mi rendo conto che, in effetti, lavorano come se fossero guidati dalla moviola di Carlo Sassi.
Se passate in cours Napoléon ad Ajaccio, vedrete gli addobbi natalizi sempre presenti durante tutto l'anno. Con una piccola variante: venti giorni prima di natale, gli danno corrente e li illuminano, per spegnerli, poi, il sette di gennaio e lasciarli al loro posto, come avviene per le nostre colorate bandierine. Qui, però, bisogna dirlo, alla poltronite corsa lamentata dai Francesi, va ad affiancarsi anche una questione di carattere economico; metterle, toglierle e poi rimetterle costa sì fatica, ma anche denaro. E questo è ampiamente giustificato dal fatto che i Corsi sono stati dominati dai Genovesi, noti risparmiatori, per quasi cinquecento anni.
Noi Chiaramontesi non siamo poltroni e, quindi, non lo facciamo per poltronite, ma, probabilmente, pende su di noi il fatto che la famiglia genovese dei Doria ci ha "educato" per qualche secolo.