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Un saluto affettuoso a due amiche care PDF Stampa E-mail
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Lunedì 08 Gennaio 2024 18:25

 

di Carlo Patatu

Quando le persone care se ne vanno per sempre ti senti oppresso, vittima di un vuoto che, in primis, non riesci a colmare.

Per quanto tu possa provarci, ti senti smarrito, confuso, quasi inebetito. Sì proprio inebetito, perché non vuoi, non puoi credere a quanto ti è accaduto. L’incredulità sembra prevalere. Quasi he il non crederci possa annullare l’evento che ti ha colpito. Il ritorno alla normalità non risulta mai facile e richiede tempo. Talvolta tanto tempo.

Nel volgere di un paio di giorni, hanno chiuso gli occhi al mondo Francesca Ziccheddu e Cristina Cherchi. Due persone a me legate da una lunga amicizia.

Francesca ci ha lasciati a una bella età: 93 anni. Portati bene, il che le ha consentito di vivere in autonomia fino all’ultimo giorno, lucida come solitamente non si è a quell’età.

Di cultura agropastorale per retaggio familiare, volle invece fare l’imprenditrice. Cosa non comune nella nostra Sardegna, ancorché a struttura matriarcale. Sviluppò e mise a frutto, per sé e i suoi familiari, una sua antica passione: la pasticceria. Mosse i primi passi producendo biscotti secondo la ricetta tradizionale nostrana e cotti col forno a legna.

Successivamente, avvalendosi della collaborazione dei figli, allargò il campo della produzione sia per la quantità e sia per la qualità e la quantità dell’offerta alla clientela. Che, col passare degli anni, cresceva vistosamente. Tant’è che la prestigiosa “Pasticceria Ziccheddu” continua a  soddisfare molte richieste provenienti anche dai paesi viciniori. Segnatamente di dolci confezionati secondo la tradizione locale come papassini, formaggelle, cozzulos, copulettas e molti altri ancora.

Amica fin dall’infanzia, con Cischina (diminutivo di Francesca) ho intrattenuto rapporti di amicizia molto stretti che continuano ancora con i figli Giovannino, Mafalda, Fabio, Tonio e il fratello Emanuele, ai quali rivolgo il mio pensiero affettuoso. Colgo l’occasione per abbracciarli virtualmente con le rispettive famiglie. Purtroppo non posso accompagnarla alla sua ultima dimora, stanti le mie condizioni di salute che m’impediscono di deambulare in autonomia.

La ricorderò col sua fare gentile, il sorriso discreto e la voce sempre sommessa.

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Stamattina, allo squillo del telefono risponde sollecita la nostra collaboratrice familiare.

“È stata portata a Sassari d’urgenza con l’ambulanza del 118 – riesco a captare -, pare che le sue condizioni siano gravi, molto gravi”.

Ma chi è stato portato in ospedale col 118? Chi versa in gravi condizioni?”.

Nuovo squillo.

“Nooo! Non è possibile. Non ci voglio credere”.

A questo punto, capisco che è success il peggio e chiedo ancora:

“Chi?”.

La risposta è secca, pronunciata con voce strozzata dal pianto:

“Cristina Cherchi!”.

“Cristina Cherchi?”,

“Sì, proprio lei. Un qualcosa di fulminante, forse una polmonite acuta oppure un infarto. Non so dire”.

Un’altra persona a me cara se n’è andata d’improvviso, lasciando familiari, parenti e amici in uno stato di shock e d’incredulità.

L’amicizia con Cristina affonda le radici in anni lontani ed è stata la prosecuzione di un rapporto amicale con i suoi genitori, con i quali vantavo vincoli di parentela che, sebbene non molto stretti, sono stati per me e per lei molto importanti. L’amicizia è stata coltivata nel tempo ed è via via cresciuta.

Con lei, il suo compagno Mario e altri amici ci siamo ritrovati di frequente a conversare al bar, in compagnia a tavola e persino nella mia barca,  a navigare fra le isole dell’arcipelago maddalenino.

La ricorderò bella, perché lo  era; vestita con colori in prevalenza vivaci che la riportavano ai tempi della prima gioventù. Talvolta ci scherzavamo e lei ne rideva compiaciuta.

Cara Cristina, di quante cose avremmo potuto ancora discutere, sorseggiando i buoni caffè che Giuliana e Gian Mario ci servivano al Red’s Bar. Invece non potremo farlo più. Sentirò a lungo la tua dipartita e non mi resta che stringere in un abbraccio il tuo caro Mario, i figli Mauro e Michele e le tue numerose affezionate sorelle con le rispettive famiglie.

 

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