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Un difensore d’ufficio per Sua Eminenza |
Mercoledì 20 Dicembre 2023 18:18 | |
di Carlo Patatu
'assoluzione del cardinale Angelo Becciu sarebbe stata una condanna per il Papa». Questo il commento deciso rilasciato dal sindaco di Pattada Angelo Sini, subito dopo avere appreso la notizia della sentenza di condanna deliberata dal Tribunale Vaticano a carico del cardinale suo concittadino. Le accuse nei suoi confronti erano di quelle gravi: peculato, abuso d’ufficio e subornazione di testimone, reato di chi offre o promette denaro a qualcuno per indurlo a una falsa testimonianza. La pena inflittagli è conseguentemente pesante: cinque anni e sei mesi di carcere, più l’interdizione dai pubblici uffici. Pertanto, insieme ad alcuni privilegi anche di natura economica, dovrà dare l’addio al prossimo Conclave, dove si vociferava che sarebbe entrato indossando già la veste talare candida. Ma vale pure per lui il detto che “Chi entra papa nel conclave ne esce cardinale”, rafforzato da quanto amava ripetere Padron ‘Ntoni Malavoglia; e cioè che “Il motto degli antichi mai mentì”. Il suo difensore legale ha annunciato che ricorrerà in appello. Pertanto non è detta ancora l’ultima parola. Siamo ai primi passi di una vicenda che avrà un seguito e che tratta di un personaggio che ha sviluppato, in breve tempo, una carriera sfolgorante. Non dimentichiamo, al riguardo, un altro saggio: “Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente”. Delle accuse mossegli, don Angelino, come amano chiamarlo i suoi compaesani pattadesi, non dev’essersi meravigliato più di tanto. Conosce molto bene l’ambientino che è solito frequentare all’interno delle mura Leonine e del Sacro Collegio, che non è composto certamente da educande. I giudici papalini, persone di mestiere che, con attenzione e a lungo, presumo, hanno studiato le carte, ascoltato i testimoni e le controparti nel corso numerose udienze, si sono espressi come sappiamo. Ovviamente dopo averci ragionato sopra discutendone in camera di consiglio. L’altro Angelo, e cioè il Sindaco, invece no. Del processo sa quello che pubblicano giornali e TV. Niente di più. Eppure si è lasciato scappare da bocca parole che esprimono un giudizio non solamente severo, ma addirittura apodittico, facendo passare un proprio sospetto per certezza assoluta degna del Sillabo di Pio IX (1864). Arrogandosi pure il potere di chiamare in causa il Pontefice. Comprendo bene le ambasce sofferte dal primo cittadino di Pattada. Che, vedendo sbattuto in prima pagina il nome di un illustre compaesano, accusato di avere commesso atti poco commendevoli non poteva starsene a bocca chiusa. E sia pure concesso a lui e ai pattadesi, date le circostanze, il diritto di mugugno, schierandosi senza se e senza ma dalla parte di Sua Eminenza. Ma coinvolgere in modo tanto grossolano il Papa, senza uno straccio di prova e in una vicenda dai contorni non ancora del tutto chiari… via, signor Sindaco, non le pare di essere andato un po’ sopra le righe? Insomma, di averla fatta grossa? Abbia ancora pazienza, dott. Sini. Solitamente, il tempo è galantuomo. E poi don Agelino non ha bisogno di difensori d’ufficio. Men che mai se improvvisati. |