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Tu quoque, Fassino! PDF Stampa E-mail
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Venerdì 04 Agosto 2023 22:40

di Carlo Patatu

Povero Fassino, che pena mi fa. Non riuscivo a credere ai miei occhi e alle mie orecchie nel vederlo agitare, dai banchi di Montecitorio, la busta paga di Luglio, affermando che il proprio emolumento mensile netto di deputato non è poi “uno stipendio d’oro”, come vogliono far credere in giro le solite malelingue. Tant’è che ne auspica il ricalcolo, che comporterebbe un aumento mensile di un migliaio di euro a testa o giù di lì.

E io pago!, direbbe Totò.

In fin dei conti, cosa volete che siano 4.718,00 euro? È vero che il compenso ogni trenta giorni di attività per chi siede alla Camera ammonta a 10.435 euro. Ma, l’interessato sostiene che, detratti gli oneri sociali e l’Irpef, in tasca gliene entrano poco meno della metà. Invece nelle tasche di Fassino e dei suoi onorevoli colleghi di bigliettoni ne entrano molti di più. C’è da dire che al compenso vanno sommati rimborsi vari e indennità le più fantasiose che,  a mio parere, elevano ad abundantiam quel tesoretto al rango di “stipendio d’oro”. Checché ne pensino il buon Fassino e i suoi corifei.

Se poi teniamo conto dei privilegi che gode chi siede a Palazzo (segretari personali, viaggi gratis su tutti i mezzi pubblici aerei, ferroviari, automobilistici e marittimi; barbieri e parrucchieri, ristorante e bar di Montecitorio a prezzi sfacciatamente popolari, servizio sanitario particolare e via dicendo) altro che stipendio d’oro! Il tutto per tre giorni di presenza a settimana: solitamente dal Martedì mattina al Giovedì pomeriggio, fatte salve rare eccezioni.

Fa specie che un politico della caratura di Fassino si sia lanciato, inspiegabilmente, in una iniziativa per niente popolare, poco onorevole e del tutto estranea alla tradizione della sinistra che lui rappresenta da parecchie legislature in Parlamento. Lascia perplessi questo vecchio signore dal tratto distinto piemontese, già segretario nazionale del PDS, sindaco di Torino e più volte ministro, si dia da fare sventolando una bandiera tanto miserevole a vantaggio di una categoria, i parlamentari appunto, che il popolo da sempre qualifica come casta di privilegiati che non disdegnano di muoversi anche in modo scomposto, quando operano pro domo sua.

Tu quoque, Fassino! Che delusione!

 

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