Carlo Patatu

Circa un mese fa, ho pubblicato su queste pagine una breve riflessione sulla fede. Mi chiedevo, e continuo a chiedermelo, se la fede è un dono che proviene dall’alto oppure no; e, se così fosse, con quali criteri sarebbero scelti i destinatari di tanta attenzione e gli esclusi da un così particolare privilegio.

Me lo chiedo da non credente cui, invece, piacerebbe stare sull’altra sponda. Il che, se accadesse, dovrebbe semplificarmi le cose e consentirmi un vivere più sereno e non lacerato da dubbi e contro dubbi. Lo confesso candidamente, senza vergognarmene,

Pia illusione? Probabilmente sì.

Infatti le numerose reazioni suscitate dal mio scritto mi hanno confortato non poco. Soprattutto quelle espresse da credenti e praticanti di provata fede. Insomma, non sarei il solo a patire insicurezze e tormenti derivanti dal meditare sui misteri della vita e della morte. Sei in buona compagnia, mi ha scritto più d’uno. Perciò ringrazio di cuore i tanti che hanno dedicato attenzione ai miei arzigogoli e hanno cercato, in qualche misura, di offrirmi il proprio sostegno. Agitare perplessità e incertezze, mi è stato assicurato, è senz’altro un buon segno. D’altronde l’uomo, dotato d’intelligenza e ragione, si chiede da sempre chi è, da dove viene e dove va.

Pertanto credo che, nell’esprimere il mio grazie a chi si è adoperato per solidarizzare con me condividendo timori e incertezze in materia di fede, continuerò a coltivare il mio stato di precarietà. Con la speranza che da cosa possa nascere cosa e con animo aperto a quel che potrebbe accadere.

Mai dire mai.