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Addio Giovannino Pinna, amico caro PDF Stampa E-mail
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Giovedì 02 Marzo 2023 10:49

di Carlo Patatu

Compare Giovannino Pinna se n’è andato ieri mattina. Con lui è scomparso un altro caro amico. Uno dei più cari. Insieme abbiamo fatto esperienza, nel bene e nel male, delle varie fasi della nostra esistenza. Dalla prima infanzia alla vecchiaia.

Quando chiuse gli occhi per sempre il mio primogenito Giovanni, 28 anni fa, fra i tanti messaggi di cordoglio, mi colpì particolarmente questo di una sua compagna di scuola: “la perdita di un amico è come la morte di un pino, lascia un vuoto nel cielo”. Ebbene, io oggi sento, vedo, un grande vuoto intorno a me. La schiera delle persone care si assottiglia sempre di più, avverto un senso di solitudine che non manca di angosciarmi.

Compare Giovannino, Ciondolo per gli amici, mi ha accompagnato in gran parte delle tappe che hanno scandito la mia esistenza. Abbiamo frequentato insieme le ultime tre classi delle elementari, dopo di che io sono andato in città per frequentare le scuole medie e superiori. Fino al conseguimento della maturità. Ricordo la vivacità che manifestava quando sedevamo su scomodi banchi di legno con piano di scrittura ribaltabile. Il maestro Brau non sapeva più da che verso prenderlo, addosso aveva l’argento vivo.

Siamo stati, per alcuni anni, chierichetti discoli e irriverenti, facendo arrabbiare più volte il parroco Dedola. Di nascosto rubavamo le ostie per il gusto di mangiarle e, dalle ampolline, ciucciavamo il vino riservato alla celebrazione della messa.

Da adolescente, lui aveva manifestato un spiccata passione per gli animali. A casa allevava conigli, porcellini d’India, colombe e persino un corvo, Pippo, che se ne stava tutto il giorno appollaiato sull’ingresso del salone da barbiere di tiu Paulantoni, padre del mio amico, di fronte alla chiesa parrocchiale. Quel volatile malandrino gracchiava quando vedeva passare il parroco, che non mancava di adontarsene.

Compare Giovannino era il tipico homine de amigos, allegro, estroverso, con la battuta fulminante sempre a portata di mano. Con lui non ci si annoiava mai e ci si poteva tuffare in qualunque avventura, lancia in resta e portafoglio costantemente mezzo vuoto. Tutte le feste dei paesi del circondario erano nostre. Come pure le gite al mare, le escursioni a Caprera, i campeggi a Palau, a Porto Pollo in Corsica e a Carloforte.

Insieme, regista il segretario comunale Tottuccio Galleu, fummo attori in due commedie strappalacrime e altrettante farse spassose che fecero epoca. Durante il periodo di carnevale, che si apriva la notte di Capodanno per chiudersi il Martedì Grasso, il nostro regno era la sala da ballo del cinema Fontana, oggi sala Marrone. Eravamo i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via, alle ore piccole.

Insomma, avevamo un’intesa quasi perfetta, nonostante la diversità dei caratteri e di gusti. Poche cose ci vedevano concordi. Nel calcio lui tifava Torino e nel ciclismo il campionissimo Fausto Coppi; io la Juve e Gino Bartali. Da adulti, lui era ed è rimasto di fede monarchica, io socialista. Non vi dico i bisticci e le discussioni accalorate. Ma poi tutto finiva lì. Insieme abbiamo fatto l’esperienza  di amministrare il nostro Comune nel quinquennio 1970/75. Posso dire al riguardo che è stato per me un collaboratore fedele e prezioso.

È stato mio testimone di nozze e, nella circostanza, era lui al volante della mia Fiat 850 scassata che mi accompagnò da Chiaramonti a Nulvi. In breve, sebbene non siano mancate le giornate grigie, nelle occasioni importanti ci siamo ritrovati sempre accomunati dall’antica amicizia che è finita ieri. Tant’è che, da quando il mal di schiena mi rende difficoltosa la deambulazione, ci sentivamo al telefono tutte le sere. A ricordare le avventure incredibili del nostro passato, non mancando di scambiarci le riflessioni su quanto sia carogna la vecchiaia.

Ha fatto tanti mestieri, compreso quello di operaio in una fabbrica a Sciaffusa, in Svizzera. Ma l’attaccamento al paese natio e alla famiglia lo hanno riportato in paese, a continuare l’attività di parrucchiere, già svolta egregiamente da suo padre. Nella prima metà degli anni Settanta, ha sposato Pinuccia Mariotti di Calangianus. Ha avuto due figli, Paolo e Sebastian. Da qualche anno lo sentivo intristito. La perdita della moglie lo aveva destabilizzato, non riusciva a darsi pace.

Ora credo che la pace l’abbia trovata, finalmente.

Ai figli e ai rispettivi famigliari le mie condoglianze e un abbraccio affettuoso.

Ho perso un amico.

 

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