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S'Indovinzu de tiu Bainzu Truddaju PDF Stampa E-mail
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Martedì 13 Ottobre 2020 16:34

di Salvatore Patatu


 

T

anti anni fa, era in auge RCH-Radio Chiaramonti Anglona con sede a Chiaramonti, diretta da mio fratello Carlo e sorretta finanziariamente da un congruo numero di soci.

Era molto seguita, non solo a Chiaramonti, ma anche nei paesi vicini: Martis, Laerru, Perfugas, Nulvi ecc. Il direttore curava un giornale radio in diretta, collegandosi coi corrispondenti dei vari paesi. Ricordo in particolare Narduccio Dessole da Nulvi e Sergio Mundula da Perfugas ed Erula, Gianni Tola da Pattada; ma ce n'erano anche altri e mi scuso se non li cito. Io curavo un paio di trasmissioni.

Una era un gioco a quiz intitolato Rischiascatto, titolo che faceva il  verso a "Rischiatutto” che conduceva in TV Mike Bongiorno. Il nostro titolo stava a significare che chi partecipava al gioco, correva il rischio di sprecare uno scatto telefonico, in caso di insuccesso. Cera in palio un premio di poco valore, ma la gente partecipava al gioco per puro divertimento.

Ricordo un indovinello che chiedeva come si chiama, in italiano, il rocchetto che regge la carta igienica. Lo indovinò Peppina Burrai, mediando il termine da un pezzo del telaio che rende lo stesso servizio, reggendo un gomitolo di lana. Ma l'indovinello che appassionò più ascoltatori e che durò più lungo era questo: Cosa significa l'acronimo SIP? Non lo indovinò nessuno. Arrivarono telefonate anche da Badesi e da Valledoria. Il bello è che non lo sapevano neanche le centraliniste della SIP, alle quali molti concorrenti si erano rivolti.

L'altra trasmissione che curavo era intitolata "Rimas e Contos”, nella quale leggevo e commentavo brani di prosa e poesie scritte in Sardo.

Un giorno arrivò in redazione un sonetto di tiu Bainzu Truddaju, che proponeva un indovinello. Ecco il testo:

---

Ite cosa est?

(Indovinzu nou)


Deo tenzo batòrdighi plotones,

ogni plotone at ùndighi soldados:

totu fizos de s'arte e sistemados

sun dae issa in sas positziones.


De fusiles, mitraglias e cannones

sunu custos plotones disarmados,

ma  a bàtoro e a tres afiancados

giran tzitades, buscos, bidatones.


E deo sempre, che guida cara,

los tenzo suta s'ala ogni mamentu

ne mai mi los cherzo abbandonare.


In su mentres chi semus in Limbara

passamus  in su monte 'e  Gennargentu,

in biddas e in portos de su mare.


---


Questo l’indovinello, proposto a suo tempo con un sonetto, da tiu ‘Ainzu Truddaju agli ascoltatori della rubrica “Rimas e contos” diffusa da RCH – Radio Chiaramonti Anglona.

La parola ai lettori che intendono provare a sciogliere l’enigma riproposto da Tore Patatu. (c.p.)

Ultimo aggiornamento Giovedì 15 Ottobre 2020 12:35
 

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