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1974: visita a sorpresa a Chiaramonti del neo Ministro Cossiga |
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Venerdì 21 Agosto 2020 09:57 |
Chiamato per la prima volta a far parte del Governo, volle avviare il proprio mandato visitando, in Sardegna, alcuni centri a lui particolarmente cari per ragioni affettive di Carlo Patatu Ricorreva, nei giorni scorsi, il decennale della scomparsa di Francesco Cossiga, sassarese, già deputato, sottosegretario, più volte ministro, Presidente del Consiglio, senatore, Presidente del Senato, Presidente della Repubblica e senatore a vita. La stampa, segnatamente quella isolana, non ha mancato di dare risalto alla ricorrenza. Anch’io, nel mio piccolo, ho qualcosa di inedito da raccontare su quell’uomo dal carattere fiero, che non perdeva occasione per manifestare la propria sardità e le origini agro-pastorali.
- Sono io - risposi. “Bene, si prepari a ricevere l’onorevole Francesco Cossiga, neo Ministro della Pubblica Amministrazione, che verrà nel suo Comune in visita ufficiale alle undici di domani mattina”. - Ohibò! Con così poco preavviso? -. “Privilegi del rango. Buongiorno!”. Rientrai velocemente a Chiaramonti, riunii i collaboratori, convocai per l’indomani alle undici il Consiglio comunale in seduta straordinaria e urgente. Quindi diramai inviti alle autorità locali, ai rappresentanti dei partiti politici e delle associazioni, alla cittadinanza. Per porgere il saluto all’illustre ospite, oriundo chiaramontese. Quindi mi sedetti a tavolino per preparare il discorso di saluto che avrei dovuto pronunciare. Il primo, e l’unico, a un ministro.
Mi corre l’obbligo di precisare che il bisnonno paterno del neo ministro, Bainzu, e il nonno Francesco (Chiccu) Maria erano nati qui. Quest’ultimo, dottor medico, si era poi trasferito a Siligo per esercitarvi la professione e vi aveva preso moglie, sposando una Ladu. Con largo anticipo sull’ora stabilita, ma non prima di una ripassata al cerimoniale, che prescrive di accogliere l’ospite illustre ai confini del paese, cinsi la fascia tricolore e andai a Codinas, alle porte dell’abitato, ad attendere l’arrivo del Ministro. Il quale giunse puntuale. Ci salutammo con calore e senza formalità, dopo di che Cossiga m’invitò a sedere in auto accanto a lui.
“No, no; qui il numero uno è lei, pertanto questa sedia le appartiene di diritto. Non la dia ad alcuno. Lei è cortese e giovane; mi permetto di darle un consiglio: non ceda mai la sua poltrona ad altro. Che potrebbe appropriarsene. Lo tenga a mente!”. Il mio discorso, oltre ai saluti e a una panoramica sulle condizioni socio economiche del paese, esprimeva l’augurio che un ministro sardo e oriundo chiaramontese potesse mettere mano alla pubblica amministrazione, liberandola dall’intrico di lacci e laccioli che (anche allora!) rallentavano l’azione degli enti locali. Così concludevo: “Ecco perché, oggi, i Chiaramontesi non le chiedono promesse, non si aspettano da lei impegni particolari o scadenze per questo o quel problema locale. Di fronte a questioni di carattere generale tanto gravi e tanto urgenti, noi tutti le saremo grati se vorrà dichiarare la sua disponibilità a operare per la soluzione dei problemi proposti alla sua attenzione. Ciò le chiedono i Chiaramontesi, ritenendo di dovere mettere in secondo piano le pur gravi e impellenti questioni di carattere locale”. Nella replica, Francesco Cossiga si soffermò anche a ripercorrere le sue ascendenze chiaramontesi. Perché Cossiga? Perchè pare, così disse, che i suoi avi fossero di origine corsa e che, pertanto, in paese fossero identificati come sos de Còssiga[1]. Da qui, poi, Cossìga. Disse pure che suo nonno Chiccu Maria si fosse innamorato, ricambiato, di una ragazza; ma che il padre di lei, ricco notabile, non gli permise di sposare. Questo il motivo: - As’a essere duttore mèigu, as’a essere puru uffitziale; ma sempre fizu ‘e pastore restas! Istacche attesu da-e domo mia!”[2]. A quei tempi, sottolineò il Ministro, avvertimenti del genere non potevano essere ignorati. E così, pur con la morte nel cuore, suo nonno se ne andò a Siligo e, sdegnato, non mise più piede a Chiaramonti. Un rapido brindisi con vernaccia nel mio ufficio e una stretta di mano calorosa conclusero quell’incontro, che si era svolto nell’arco di un’ora appena. Qualche giorno dopo, ricevetti una sua lettera cordiale di ringraziamento per l’ospitalità e di auguri per il prosieguo del mio lavoro di amministratore comunale.
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Ultimo aggiornamento Venerdì 21 Agosto 2020 14:02 |