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L’arcivescovo Diego Marongio Delrio PDF Stampa E-mail
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Domenica 30 Novembre 2014 20:12

Banarese per nascita e orgoglioso di esserlo, fu lui a consacrare nel 1888 la nuova chiesa parrocchiale di Chiaramonti intitolata a San Matteo apostolo ed evangelista

di Carlo Patatu

Una lapide marmorea, posta sulla sinistra dell’abside della nostra parrocchiale ricorda la consacrazione della chiesa celebrata dall’arcivescovo turritano Didacus (Diego) Marongio Delrio. Nella mattinata del 16 Settembre 1888.

Ma chi era Diego Marongio Delrio? Il Costa lo accreditava come il più colto dei vescovi. Ovviamente occorre tenere conto che il Costa scriveva di lui nei primi del Novecento. In ogni caso, fu uno di quei presuli che hanno lasciato traccia profonda di sé nella nostra diocesi. Positiva, naturalmente. Il che non accade spesso.

Il doppio cognome alla spagnola non era soltanto una legittima e forse orgogliosa rivendicazione di un'origine nobiliare; ma anche l'altrettanto comprensibile desiderio di distinguersi da un altro grande arcivescovo sassarese, Emanuele Marongiu Nurra. Che era suo zio.

Dal quale, di certo, ebbe un qualche aiuto a far carriera, sebbene quella dei vescovi, arcivescovi e cardinali pare sia facilitata dal solo soffio dello Spirito santo. Così si dice. Noi sappiamo, per esperienza fatta, che il modo migliore per fare strada e conquistare un posto al sole nell’area del potere è nascerci dentro, in quell’area.

Nato a Banari il 13 settembre 1819 e morto a Sassari l'11 ottobre 1905, Diego Marongio Delrio fu professore di diritto canonico all'università di Sassari. Giorgio Falchi, suo allievo, ricordandolo come “suo amato maestro”, ebbe a pronunciarne l’elogio funebre in occasione di una cerimonia solenne, celebrata a Chiaramonti in ricordo di quel grande arcivescovo[1]. I sassaresi lo chiamavano affettuosamente “Maronginu” per la sua statura fisica assai più modesta rispetto a quella, ben più prestante del suo zio e predecessore, Emanuele Marongiu Nurra.

Era un grande conoscitore delle lingue e studioso eminente del diritto. Fece una carriera brillante anche in campo laico: consigliere comunale, cinque volte presidente del Consiglio provinciale, deputato di Sassari dal 1849 al 1858. Eletto tre volte, la prima si dimise in seguito a promozione e aumento di stipendio. Proprio come accade ora... i deputati fanno fuoco e fiamme se appena appena si parla di diminuirlo, lo stipendio. Si dimise una seconda volta in quanto si avvicinavano i tempi del giro di vite del governo piemontese contro gli ordini religiosi. Infine fece le valigie una terza volta a seguito dell’annullamento della sua elezione, perché nel frattempo era diventato canonico capitolare di Sassari, e pertanto incompatibile per legge.

Durante il suo incarico vescovile, fu edificata a Sassari la chiesa di San Giuseppe. Anche lì, una targa ricorda il suo nome e l’evento. Riposa in una cripta nella cattedrale di San Nicola.



[1] Cfr. CARLO PATATU, Chiaramonti – Le cronache di Giorgio falchi, ed. Studium adp, Sassari 2004, pag. 145

Ultimo aggiornamento Lunedì 01 Dicembre 2014 13:28
 

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