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Elementi artistici in Órria Pithìnna: statua di Santa Maria Maddalena PDF Stampa E-mail
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Lunedì 10 Novembre 2014 10:36

di Claudio Coda

 

Le ricchezze di una struttura ecclesiale-monastica, oltre a quelle spirituali, si possono valutare e apprezzare attraverso fonti provenienti da scritti, manoscritti, arredi e proprietà terriere eventualmente ricevute in donazione al momento dell'edificazione.

Così, visitando la chiesetta di Santa Maria de Órria in Chiaramonti si ampliano curiosità e incredibili spunti, non solo per l'unità artistica nel suo complesso strutturale, lei stessa un gioiellino d'arte del XIII secolo, ma ammirare dal vivo ciò che contiene.

Bene soffermarsi all'interno e cercare di osservare ciò che propone ora, e immaginare quello che conteneva allora. Che in massima parte non c'è più. Non perché sia sparito nel nulla, ma sottratto per procedere ai restauri.

Alcuni elementi sono presenti, come la statua, mentre l'altare settecentesco, è in ”prestito” nella chiesa del Carmelo in abitato. Così pure i brani degli affreschi, che ingentilivano il catino absidale, da decenni, asportati e depositati nei magazzini della Soprintendenza di Sassari e chissà, ancora, per quanto.

Le vecchie opere, che siano architettoniche, pittoriche o scultoree, si sa, sono fragili, esposte come sono agli eventi atmosferici, all'umidità, allo sgretolamento degli intonaci, delle pitture, alterazione dei legni. Quindi bene una necessaria opera di restauro per riparare i danni e prolungare la vita delle “meraviglie”, così da tramandarle alle generazioni future. Sempre che poi rientrino da dove sono partite.

La statua di Santa Maria Maddalena

Padrona di casa della chiesetta campestre in Órria è una scultura realizzata in blocco ligneo, nel corpo, disgiunte braccia e testa. Prima del restauro, era collocata nella nicchia dell'altare. L'altezza è di circa 85 cm. e per fattura mi ricorda la kore greca rivestita dal peplo panneggiato.

La si propone con un accenno di cammino, come appunto per le giovani korai, proprio per renderla in movimento, meno ieratica, ma certamente assai differente dalla iconografia religiosa conosciuta della pia Maria Maddalena di Magdala, dolorante ai piedi della Croce.

La scultura, a tuttotondo, è a braccia protese, non proporzionate al corpo, come per incedere o per un richiamo a lei. Si pensa fosse, per fattura, antecedente al settecentesco altare (tesi sostenuta nel testo “Villaggi e Monasteri: Orria Pithinna” curato da Marco Milanese dell'Università di Sassari) facente parte integrale di altro gruppo scultoreo antecedente e riferibile alle iconografie medievali.

Altra supposizione è che possa trattarsi di busto rivelabile al tardo '500 proveniente dalla vicina chiesa di Sant’Antioco di Bisarcio. Così per assonanza stilistica di altre sculture. In seguito, e sempre questa la presunzione di studio, adattata alla nuova figura della Maria Maddalena con l'aggiunta di una fluente capigliatura, realizzata in gesso, ricadente sulle spalle. Pure gli accomodamenti degli occhi intagliati, sostituiti con pasta vitrea.

Innumerevoli le ridipinture che ne ricoprivano l'aspetto. Al vecchio visitatore un richiamo alla memoria: il simulacro si esponeva con abiti, alcuni di non recente fattura e riferibili agli anni '50 del Novecento, sostituibili a seconda del gusto de sos obréris. In una vetrinetta, posta nella cappella a sinistra della navata, è presente un corredo (otto vesti, forse alla maniera ex voto) assai variegato per fattura, taluni di dubbia fattezza per un soggetto religioso. Per capire: abito in lamé dorato, più da palcoscenico che da altare.

Ma la devozione, più delle volte, non lascia spazio alla compostezza.

Oggi la statua si può apprezzare così, in tutta la sua grazia stilistica e in tutte le sue fattezze, dopo un attento restauro, posata sull'altare di quest'eremo di antica storia camaldolese in Anglona.

 

Le fotografie sono dell'autore, che ringraziamo.

 

Ultimo aggiornamento Lunedì 10 Novembre 2014 10:50
 

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