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Il ricordo dei compagni di liceo |
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Lunedì 12 Maggio 2008 22:07 |
Pubblichiamo le testimonianze dei suoi compagni di liceo, raccolte insieme ad altre nel libro "GIOVA', ricordi pensieri lettere da chi ti ha voluto bene", a cura di zio Tore, stampato a Sassari nel 1996. IL TUO RICORDO NON PUO' RATTRISTARMI ![]() Il ricordo di te, che non sapevi essere triste, non può rattristarmi, la tua inesauribile voglia di scherzare non può indurmi al pianto. Voglio rammentarti come l'amico pronto al gioco e alla battuta, come l'instancabile compagno di serate in allegria, quel matto degli scherzi telefonici ed il cuoco provetto delle cene ad Alghero. Ma anche incorreggibile rompiscatole, un incredibile testone, disposto ad arrivare fino in fondo ad ogni cosa e capace di portare alle estreme conseguenze ogni principio, per coerenza, la tua solita inflessibile coerenza. Ne sa qualcosa Davide, che avevi chiuso fuori dalla finestra, al freddo, perché, non rispettando una scommessa fatta con te, aveva osato sfidarti. Sono sicura che lo avresti lasciato là per ore, se lui, in extremis, non avesse deciso di mettersi davvero in mutande sui bastioni, come da accordo. Ora che non ci sei avrei tante cose da dirti, vorrei trovare le parole più adatte per comunicarti quanto la tua amicizia mi abbia arricchito e quanto questa mi manchi. Ma non è facile districare quel groviglio di emozioni e quella tempesta di sentimenti che il pensiero di te mi suscita. Quindi preferisco concludere salutandoti, amico forse lontano, ma certo vicino e prepotentemente vivo nei cuori di chi, come me, non può dimenticarti. Ciao, Anna Cherchi UNA PIACEVOLE CONCRETEZZA ![]() Giovanni era generoso e sensibile, ma nello stesso tempo molto concreto, senza molte velleità e utopismi, tanto che prendeva un po' in giro chi, di noi, ne faceva invece quasi una ragione della propria esistenza. Ma, forse proprio per questo, nutriva verso tali amici ancora più affetto. Il mio rapporto con Giovanni si è modificato molto nel corso degli anni trascorsi insieme a scuola. Per diverso tempo non sono riuscita a parlare tanto con lui, se non di cose che riguardavano direttamente la vita scolastica. Poi, l'ultimo anno, in terza liceo, tutto è cambiato e sono riuscita ad aprirmi molto con lui, rivelandogli delle cose che mi stavano molto a cuore. Ho notato che lui è rimasto molto contento di questo, così come è rimasto contento quando una volta gli ho regalato la foto di un cane che a lui piaceva molto (un cane particolarissimo, in conformità con i suoi gusti spesso eccentrici). È stata una cosa banale, forse, ma lui di quella foto si è ricordato ancora molto tempo dopo. Io conservo invece un disegno stranissimo, fantasioso e anche un po' inquietante, che mi ha sempre affascinato. Il mio sogno, quando ormai fossimo diventati adulti, sarebbe stato quello di rivederci tutti insieme, noi compagni, ognuno con la sua vita, le sue esperienze, da confrontare e condividere con gli altri. Forse un giorno lo faremo davvero, anche se a quel mosaico mancherà una tessera preziosa come Giovanni. Ma io spero che dal Cielo lui ci guardi e ci aiuti ad affrontare tutti i problemi che la vita ci metterà davanti, magari soltanto non facendoci mai scordare il suo sorriso luminoso e sereno Rita Cherosu NON SAREMMO COME SIAMO Quando una persona che conosciamo non c'è più, ciò che resta sono i ricordi (che ognuno di noi porta individualmente e segretamente nell'anima) ed i segni del passaggio di quella persona nella nostra esistenza. Non importa che siano segni grandi o piccoli, comunque vi sono e sono rispecchiati dal nostro modo di parlare, arricchito, a volte inconsapevolmente, di suoni ed espressioni che, se non avessimo incontrato quella persona, forse, non avremmo mai pronunciato. Da questo punto di vista credo che Giovanni abbia lasciato, particolarmente a chi gli è stato più vicino, un'eredità preziosa, che concorre a formare la nostra natura di uomini e donne. Tutti noi adoperiamo parole o frasi che abbiamo sentito per la prima volta da Giovanni: sono riflessi della sua personalità incastonati nella nostra essenza e senza i quali non saremmo come siamo. Continuare ad utilizzarle, questa volta consapevolmente, significa comunicare agli altri che lo abbiamo conosciuto e gli abbiamo voluto bene. Antonio Riviezzo DOVE PARLANO I VENTI ![]() È difficile ricordare singoli momenti, Giovanni per me è una marea di emozioni, di pensieri, tanti e tutti insieme... Pensare a Giovanni significa scorrere rapidamente una sequenza disordinata di immagini che lo ritraggono in tante situazioni diverse. Non riesco a isolare singoli aspetti: ride, è triste, pensa, è incavolato nero, ha paura. Discute, gesticola, arrossisce, polemizza, è un rompiscatole... questo per me è Giovanni. "Siamo pochi ed è giusto così; armare nel buio, provare nuove sensazioni". Hai scritto questa frase sul mio diario e ogni tanto mi piace rileggerla perché mi ricorda come è nata la nostra amicizia. Tutto è iniziato con una grande passione comune: Il Mare. L'appuntamento con il vento e con le onde era sacro, niente poteva sostituirlo; se arrivava il momento di partire bisognava andare. Non so dove tu sia ora, ma anche questa volta hai seguito un forte richiamo, forse dove parlano i venti... in Paradiso! Paola Dettori GIOIA DI VIVERE E SERENITA' INTERIORE ![]() L'idea di un pezzo di carta e una penna che fanno da tramite in una chiacchierata fra me e te non mi piace per niente, perché intacca un rapporto che si è sempre basato sulla sincerità e sulla spontaneità che questi due oggetti, se pur utili, sminuiscono. Cosa importa dire che non è giusto morire a 23 anni, che avevi ancora una vita davanti a te o altre frasi di circostanza; non è questo il ricordo che ni hai lasciato. Mi rattrista la commiserazione, mi rattrista il pianto. Gioia di vivere e serenità interiore: questo riuscivi e riesci tuttora a trasmettermi. In una età in cui problemi, gioie e interessi ci hanno unito, mi ha aiutato molto il fatto di condividere molte cose con te e con la gente che ci stava vicino. Certo, sento ancora il bisogno di continuare a farlo e di terminare e di terminare o chiarire molti discorsi lasciati a metà, ma, non so come, riesco ancora a parlare con te e son felice per questo. Dimenticarti è impossibile perché mi hai insegnato tantissime cose e spero, anzi, son sicuro, di avertene insegnato anch'io. Son sicuro che la tua vita, pur breve, sia stata un grande esempio per tante persone. Non so dove adesso tu possa essere, però ti immagino sorridente perché così ti ho conosciuto. E allora quando adesso penso a te non posso far altroe sorridere e sentirmi felice. Ciao, caro Giovanni. Davide Piras - Palma de Mallorca (Spagna) TRANQUILLI! CI PENSO IO Dicono che il tempo guarisca le ferite e attenui i dolori e forse è davvero così. Ma c'è qualcosa che il tempo non può cambiare o cancellare e sono i ricordi, quelli che per tutta la vita ci portiamo dentro, custodendoli come un tesoro prezioso. Ed è a questi ricordi che io tenacemente mi aggrappo per sopportare il dolore causato dalla tua assenza. Ripenso così agli anni del liceo, a questi ultimi dell'Università e ti rivedo allegro e spensierato, pieno di gioia di vivere, di voglia di scherzare su tutto e su tutti. In tua compagnia non c'era spazio per il malumore e la tristezza, ma c'era sempre un buon motivo per ridere e, se qualcosa andava storto, avevi la capacità, straordinaria, di sdrammatizzare qualsiasi situazione. Mi sembra quasi di risentirti quando, vedendoci preoccupati per qualcosa, dicevi: "Tranquilli, ci penso io!" e sembrava che quelle parole avessero da sole il potere di risolvere tutto. Eri sincero, leale, sempre disponibile ed è così che voglio ricordarti, consapevole del fatto che, finché vivranno i miei ricordi e quelli delle persone che ti hanno voluto bene, non potrai davvero morire. Elisabetta Corda CIAO GIOVA' ![]() Una mattina dell'anno scorso, con Gabriele, abbiamo creduto ad un altro dei tuoi scherzi. Ma non a una di quelle goliardate che facevano incazzare le tue "vittime" (spesso, con poco senso dell'umorismo, anch'io), bensì a una di quelle cattiverie (da ridere) che ogni tanto organizzavi con gusto sadico. Inutile dire che ci stavamo illudendo; però, ripensandoci, sarebbe stato il tuo capolavoro: pensa che scena se tutti quelli che erano lì a piangerti ti avessero visto rialzarti e prenderli per il sedere! Sarebbe stato di cattivo gusto, forse, ma sarebbe stato sicuramente meglio. Così non è stato, però. É passato un anno e siamo ancora qui a roderci dalla rabbia. È quella rabbia cieca che puoi sfogare col pianto o col silenzio più feroce. È quella rabbia che ti fa venire voglia di mandare affanculo tutto e tutti. È quella rabbia che ti fa dimenticare che la tua non è un'eccezione, ma la prova più ovvia, banale, naturale e incontrovertibile delle regole. E in questo gioco siamo d'accordo anche io e te. Qui non ci possiamo scornare, non possiamo stare a discutere per te; tanto è così e basta. Peccato, perché sarebbe stato bello attaccarsi anche su questo: il tempo pone rimedio a tutto? La morte migliora i ricordi? Boh! Ne potrò parlare con altri, non con te. Non ci possiamo più mettere a discutere. Ma siamo mai stati d'accordo su qualcosa? Io non ricordo una volta in cui uno dei due non abbia dato ragione all'altro senza prima cavargli gli occhi. Certo, non come fra te e Gabriele (eravate due pesi massimi davvero), ma dopo opportuni (anche se non indolori!) chiarimenti stava germogliando qualcosa in cui avremmo potuto pian piano costruire un affiatamento vero. Così non è più e a distanza di un anno continuiamo ad attaccarci a tutto pur di non dare ragione alla più naturale delle cose, facciamo carte false pur di esorcizzare il "momento della verità". E mettiamo la maschera dei cinici per nascondere il dolore. Ciao Giova', stammi bene. Emiliano Longobardi UNA SINCERA TESTARDAGGINE Caro Giovanni, che devo dire di te, qualcuno già avrà raccontato meglio di me la tua gioia di vivere, l'energia che sprizzava dai tuoi occhi, sempre vigili ed attenti, mai un cenno di cedimento in apparenza, anche se magari eri a un passo dal crollare, a volte proprio testardo. Passavamo serate intere in discussioni, ognuno dei due con la propria ragione in mano, lotte interminabili, alla fine delle quali eravamo rimasti solo noi due, esausti, senza che nessuno avesse cambiato idea; era solo aumentato il rispetto e la stima di entrambi, insieme all'amicizia. Mi piace ricordare l'ultima cena passata insieme mentre prepari le tue pizze, sorridente e instancabile, l'ultimo a cedere sotto i colpi della stanchezza; un po' tutti ti ricordiamo così. Proprio durante quella sera qualcuno ti sfidò, e come ogni volta che ciò era accaduto, soprattutto al liceo quando erano famosi i tuoi scherzi e le tue piccole beffe, accettasti spinto un po' da quella voglia di riscatto, voglia di affermarti, tu, "ragazzo di paese", verso noi gente di città, che di città abbiamo ben poco; questa forse è l'unica cosa che ti rimproveravo, insieme ad una sana e sincera testardaggine. Gabriele Solinas IL GUSTO SEVERO PER IL GIOCO
Le foto: 1a - Un mese prima di morire, Giovanni prepara la pizza per una cena con i compagni di liceo ad Alghero; 2a - In gita scolastica ad Atene; 3a - Giovanni (in maglietta verde) in gita scolastica a Delfi (Grecia); 4a - Giovanni (2. da sinistra) con un gruppo di compagni della "mitica" 3/G del liceo Azuni di Sassari; 5a - Giovanni a Delfi (Grecia); 6a - Giovanni (2. da sinistra) sull'Acropoli di Atene, in gita scolastica. |
Ultimo aggiornamento Lunedì 18 Agosto 2008 17:26 |