Una cinquantina di anni fa, un avvenimento eccezionale e inimmaginabile mise in subbuglio il paese: una troupe cinematografica aveva invaso la zona di Nuraghe Ruju per girarvi scene di un film tratto dal romanzo deleddiano “La madre”. Il film era “Proibito”. Che, in Sardegna, ebbe un successo travolgente e richiamò folle di spettatori nelle sale cinematografiche. Era l'estate 1954.
Fummo in tanti a fare un salto fino a Nuraghe Ruju. A piedi. Per assistere a uno spettacolo totalmente nuovo. Per vedere da vicino attori che, fino ad allora, avevamo ammirato soltanto sullo schermo. Nel nostro caso, nomi e volti erano assai noti. Il regista Mario Monicelli, prima di tutto. Ma anche il sardo Amedeo Nazzari, Mel Ferrer e una splendida Lea Massari.
Il set era stato allestito proprio sotto il nuraghe, affiancato da una pinnetta modesta che ora non c’è più. Tre o quattro giovani, stimolati dalla promessa di un compenso che si annunciava generoso, nel pomeriggio avevano già messo su una specie di tettoia, fra la capanna e il nuraghe. Alcuni pastori erano convenuti con le cavalcature, che dovevano correre al galoppo in una delle scene previste dal copione. Tutt’intorno, gruppi elettrogeni, un intrico di cavi, una selva di riflettori che diffondevano una luce abbagliante. Si girava dopo il tramonto; ma la scena era illuminata a giorno.
In attesa del ciak, Nazzari (Costantino Corraine) e Mel Ferrer (don Paolo Solinas), seduti su comode sdraio, ripassavano la parte e ne discutevano col regista. Noi ragazzi (avevo 18 anni!) ce ne stavamo quieti e a rispettosa distanza, in attesa degli eventi; ma soprattutto del momento opportuno per avvicinarci a quei semidei. Per chiedere un autografo e magari strappare una foto ricordo. A un certo punto, fu lo stesso Amedeo Nazzari (Mel Ferrer, forse perché non parlava la nostra lingua, pareva tenere un portamento più distaccato) a far cenno di avvicinarci. Non ci sembrò vero. Una foto di gruppo, un autografo veloce e via.
Al ciak, osservavamo e ascoltavamo il tutto in religioso silenzio, rapiti da quello spettacolo straordinario. Il nuraghe lambito di striscio dai fasci luminosi delle fotoelettriche; le querce annose quasi istupidite da tanta luce e da tanto trambusto, in un’ora solitamente riservata all’oscurità e al silenzio. Le riprese delle poche scene in agenda furono ripetute più volte. E cioè fino a quando Monicelli non disse, soddisfatto: “Bene così; ora possiamo levare le tende”. So che, più o meno, episodi analoghi si ripeterono in tutti i siti prescelti per girarvi altre scene: Martis, Tissi, Saccargia...
Quando finalmente il film arrivò nelle sale cinematografiche, prima a Sassari e da noi un po’ più tardi, fu d’obbligo andarlo a vedere una, due, tre, quattro e più volte. Sempre ansiosi di rivedere luoghi noti; ma che facevamo fatica a riconoscere. Il regista li aveva ripresi senza trucchi; solo che li aveva “visti” e filmati con occhi diversi dai nostri. Ecco perché, allora, non riuscivo a comprendere perché mai siti a me consueti e cari potessero apparire tanto diversi e inconsueti sul grande schermo. Beata ingenuità!
Dall'alto verso il basso, le foto 1 e 3 riprendono Amedeo Nazzari a Nuraghe Ruju con un gruppo di giovani di Chiaramonti e mentre conversa con Mel Ferrer, durante una pausa della lavorazione. La foto n. 2 mostra Amedeo Nazzari a Martis
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Le foto pubblicate nel sito sono mie; furono scattate, a suo tempo, da un amico di Ploaghe, purtroppo scomparso da tempo. Malauguratamente, della bella chiesa di San Giuseppe (quella originaria intendo dire) ho soltanto un bel ricordo. Che risulta stampato nella mia memoria e basta. Se vuoi, Claudio, posso metterti a disposizione le immagini pubblicate nel sito e alle quali posso aggiungerne una vecchia, del 1938 se non sbaglio, fatta all'uscita del tuo paese. laddove la strada si biforcava per Chiaramonti e Nulvi. In quella foto risultano ritratti gerarchi fascisti di Chiaramonti e Martis, là convenuti per salutare il "duce" Benito Mussolini che, da Sassari, si recava in visita a Tempio Pausania. Fammi sapere.
Ti saluto.
c.p.
Grazie.
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Vediamo un po’. Per quanto riguarda la prima fotografia (siamo a Nuraghe Ruju), partendo da sinistra: Celestino Malta che si appoggia sulla spalla di Carlo Patatu; poi fanno capolino Matteo Brunu e Salvatore Pinna; quindi Toeddu Moretti (in maglia chiara) dietro la sdraio di Nazzari. A seguire, il volto di Toeddu Falzoi (?) e Giovannino Pinna. In seconda fila, il volto di Faricu Satta (con i baffetti) e, ultimi due a destra, Francesco Gallu e Peppino Manca. Degli altri non so dire; nè mi soccorre la memoria. Ma potrebbe venirci incontro qualcuno dei nostri lettori, ai quali chiediamo aiuto.
La seconda foto è stata fatta a Martis, qualche giorno appresso. Accanto a Nazzari, che si avvia in costume di scena verso la chiesa di San Giuseppe per le riprese, si riconoscono Carlo Patatu (con gli occhiali); dietro di lui, Toeddu Moretti e, appena più a sinistra, Modesto Quadu. A destra (baffetti e sigaretta in bocca), la controfigura di Nazzari. Gli altri che vi compaiono sono certamente ragazzi di Martis, curiosi come noi. La bella chiesa di San Giuseppe fu demolita inspiegabilmente dal Comune negli anni Sessanta del Novecento.
c.p.