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Le fondazioni della Chiesa di San Matteo PDF Stampa E-mail
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Martedì 16 Luglio 2013 09:13

1883: nota informativa sulla precarietà delle fondazioni della Chiesa di Chiaramonti

di Claudio Coda

Non su stabile roccia poggia la parrocchiale di San Matteo, ma su terreno “sabbioncio-argilloso”. Questo è quanto comunica l'assistente geometra Giovanni Serra De Calvia esponendo il suo avvertimento, il 12 aprile 1883, alla Municipalità di Chiaramonti.

Nelle diverse documentazioni che ho avuto modo di visionare, mai è presente la firma dell'ingegnere Domenico Cordella, indicato come il progettista; sempre e comunque nelle relazioni di varianti, o quant'altro, la sola firma del Serra De Calvia; così nei diversi incartamenti relativi ai lavori del Vecchio Municipio; il suo, forse, un ruolo da delegato.

Di anni ne son trascorsi quasi 130, altre le instabilità che ha vissuto la parrocchiale. Quello che non hanno provocato le proprietà fisiche del terreno, lo hanno compiuto i titolari dell'apostolato all'interno dell'edificio. E in quanto alle anime, mai lo sapremo. All'esterno invece, compreso il campanile, quelli sì che non lo potevano spostare, nulla è variato.

“Horresco referens”, direbbero in latinorum i vecchi parroci Antonio Campus (1892-93), Giuseppe Calvia (1893-1926), G. Battista Cocco (1926-28), Salvatore Deramo (1928-31), Pietro Dedola (1931-1951) dopo l'incursione predatoria della fine degli anni Sessanta del Novecento: il pavimento in ardesia e marmo bianco; gli archetti laterali all'altare maggiore per accedere all'area del coro absidale; la balaustra marmorea del presbiterio; i lampadari in cristallo; sa tròna, lì dov'era con la scala d'accesso; i baldacchini con drappi in tessuto rosso-carminio e fregi in metallo; l'altare di Santa Lucia e San Giuseppe; all'ingresso, e per la navata centrale, le strutture lignee su cui poggiava sa cantorìa cùn s' òrganu.

Un ricordo: la scala lignea d'accesso è rimasta, per tantissimi anni, “buttata” nel terreno retrostante alla chiesa del Carmelo e dove i Carmelitani, nel 1587, fondarono il loro Convento (anche questo abbattuto negli anni '60); nell'area indicata è stato aggiunto alle pareti della sacrestia, per tutto il perimetro esterno - altra infamia e bruttura urbanistica - un manufatto per gli spogliatoi per il campo di calcio, credo, negli anni '60.

Dicevo delle antichità lignee della scala: sono stato invitato, dopo qualche lustro, ad utilizzarle, tutte o in parte. Ho rifiutato.

Liberare, con motu proprio, lo spazio interno era nuova liturgia seguendo le indicazioni impartite dall'Institutio Generalis Missalis Romani del 1969 - “versus populum”. Da cardinale, Ratzinger ne contestò l'abuso in quanto con la parola expedit (è desiderabile) non indicasse un'imposizione, ma un orientamento, solo per alcuni casi, e che il versus Deum era liturgicamente più adatto del versus populum.

Così l'ambone, creandolo più fruibile e rivolgendo la mensa ai partecipanti, hanno liberato, via via, anche il resto, in spregio agli arricchimenti originali di costruzione. Ma si sono liberati, via via anche della presenza dei fedeli.

Allora, la sensibilità e cultura artistica della Comunità era molto debole, ma pure gli illuminati, gli studiati, stettero a guardare indifferenti o consenzienti. Clero e Municipalità erano per il modernariato tanto in voga negli anni '60 e chi, già allora, aveva “pupille” per certe cose, le avrà apprezzate e rivalutate. E messe a casa propria.

Come non ricordare la storia dei gradoni trachitici delle scalinate del centro storico recentemente “rimodernato”. L'alta sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici, avrà avuto altri impicci che seguire, qui da noi, i lavori di riqualificazione, restauro e conservazione del Centro Storico.

Correva l'anno 2011 e, nonostante le perplessità mostrate da qualche cittadino, niente è modificato. La partita s'è chiusa in fretta e con un imbarazzante: “oh... non è possibile!”.

Stesso sentimento volgendo lo sguardo per gli interventi sotto la collina di San Matteo. Il bello, o meglio il brutto, e che lo sbigottimento arrivava dal Settore Tutela dei Beni Architettonici.

Stupore tanto, ma solo quello; per il resto... chissenefrega! Almeno in questi paraggi.

E da lì si afferra, per certi versi, il concetto che le Istituzioni hanno del passato, della storia di un piccolo paese che poco aveva, ma nulla ha conservato. Ho compreso pure che ben poco importa, agli uni e agli altri.

E così, ancora una volta, è andata!

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Ecco il testo delle relazioni sulle fondazioni della chiesa parrocchiale:


Lavori della costruzione della Chiesa Parrocchiale

Chiaramonti 12/4- 83

Oggetto: Sulle fondazioni della Chiesa di Chiaramonti

Illustrissimo Signor Sindaco e Membri della Commissione

“Dagli assaggi fatti sulle fondazioni della Chiesa che si va erigendo, il Sottoscritto ha potuto, con sommo suo dispiacere, rilevare che il terreno è poco sodo, essendo di natura sabbioncio-argillosa; e che benché si voglia approfondire dippiù di quello che si è approfondito, di nota conoscenza della S.LL. si troverà sempre lo stesso e non mai roccia compatta come sarebbe stato suo desiderio.

“Per cui, unica decisione del sottoscritto sarebbe quella di aumentare in larghezza le fondazioni stesse, ed eseguire una platea di cantoni bene incrociati e con buona malta di calce e sabbia in modo che il sedimento della fabbrica si uniformi regolarmente su di una superficie molto ampia.

Ciò è quanto può decidere il Sottoscritto; però non si leverà giammai il dubbio che se avvenisse qualche cedimento sulla gran massa muraria, si è per mancanza di solide fondazioni stante la natura del terreno.

Questo serva per norma delle S.LL. Illustrissime e del Sottoscritto per l'avvenire.

L'assistente geometra: f.to Serra De Calvia Giovanni

 

Foto e documenti sono stati forniti dall'autore, che ringraziamo

Ultimo aggiornamento Martedì 16 Luglio 2013 09:26
 

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