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Giovedì 07 Marzo 2013 17:23

I “Giovani Fascisti”: Verbale di deliberazione del Podestà di Chiaramonti Antonio Luigi Madau, 2 dicembre 1933

di Claudio Coda

L'anno millenovecento trentatré, XII dell'Era Fascista, il Podestà Antonio Luigi Madau, su richiesta del Comandante del Fascio Giovanile di questo paese, deliberò l'acquisto di 33 divise destinate ai Giovani fascisti. La spesa sostenuta: 825 £. Ogni singola divisa 25 £.

Dopo la prima e breve fase di politica liberista, sulla testa degli italiani-sardi-chiaramontesi, arrivò quella totalitaria. Si modificò radicalmente la cultura e si intervenne sulla scuola per preparare le generazioni al nuovo cammino. L'uomo del domani.

Nessuno poté fiatare per un ventennio e sappiamo, purtroppo, com'è andata a finire.

Gli insegnanti costretti al giuramento di fedeltà e l'imposizione di non appartenere ad associazioni e partiti: perentorio il Fascismo. Indottrinare il senso della Patria modificando l'indirizzo scolastico e gli insegnamenti dovevano adeguarsi al nuovo. “Credere! Obbedire! Comandare!”. Erano le massime.

Da un libro delle elementari, questa citazione su “Obbedire”.

Fu domandato ad un saggio: “Quale dev'essere la prima virtù del bambino ?”.

Risposta: “L'obbedienza!”.

“E la seconda?”. “L'obbedienza!“.

“E la terza?”. “L'obbedienza!”.

Poco spazio per le varianti.

Ai docenti l'obbligo di impartire l'ordine, la cultura e l'ideologia per la propaganda e tutti, o quasi, si allinearono almeno sui contenuti. Entra così in classe il saluto romano: braccio destro teso a mezz'aria. Ma anche i chicchi di riso o grano per terra e dietro la lavagna, dove le ginocchia si poggiavano per un castigo. E poi adunate, rievocazione, raduni con bandierine tricolori, Giornata del Balilla, rito della Leva Fascista per i più grandi; da non perdere la commemorazione storica della Marcia su Roma il 28 ottobre; la “Befana Fascista” per i meno abbienti; ricorrenze e festeggiamenti per vittorie sul campo di guerra.

Insomma, questi baldi giovanotti e signorinette dovevano essere impegnati per principio. Oggi, non lo sono da meno: piscina, tennis, calcetto, pizzeria, facebook, smartfhone e tablet, McDonald's, consulte giovanili, feste della birra... e tanto altro.

Sempre indaffarati sono, ma da uomini liberi.

In un altro testo delle classi elementari del 1936 , si poteva leggere questa frase:

“...sono gli occhi del Duce che vi scrutano, che cosa sia quello sguardo, nessuno sa dire. È un’aquila che apre le ali e sale nello spazio, è una fiamma che cerca il vostro cuore per accenderlo d’un fuoco vermiglio...!”[¹].

Cosa potevano capire cùstos mucconósos, non lo so, ma certamente era una maniera per ipnotizzare, come formula magica: “a me gli occhi!, abracadraba!”.

In paese, è di quegli anni una figura ieratica e di spessore: su mastru Pascàle Brau. Lui sapeva come riportarli alla realtà, semmai fatati: per le prove manuali e pratiche metteva a disposizione persino un suo vigneto. Sos zàppos erano già lì. Insegnante elementare sino all'anno scolastico 1956-57, mio in 4^ per il primo trimestre, poi collocato a riposo lo stesso anno, non aveva bisogno della bacchetta, che poteva benissimo riposare sulla cattedra. Lui girava tra i banchi con rigore e càlchi ilbattùlada era lecita perché autorizzata.

Quell'anno ne presi una malauguratamente, però indirizzata ad un vicino di banco che furbastramente ne aveva intuito l'atterraggio. La mia nuca ne risentì parecchio, tanto che al pomeriggio avevo un evidente bernoccolo. Era la fede colpevole, il grosso anello che portava al dito, non la mano. In serata, venne a casa per giustificarsi dell'imprecisione. I miei risposero che poteva considerarsi un anticipo per l' avvenire.

Ma su mastru era stato, dal novembre 1936 al giugno 1940, incaricato prefettizio di questo comune. Quindi non solo personaggio dell'istruzione, ma anche rigoroso amministratore.

Nella scuola del tempo, facile fantasticare le visite d'ispezione da parte dei direttori o direttrici didattiche: aule linde, che poi erano magazzini e sottani; tutti in piedi, unghie ripulite, capelli impomatati, fiocchetti e nastrini a intonare un benvenuto in coro: “...noi vogliamo tanto bene alla cara direttrice...!”.

Se non ricordo male, l'ho cantata anch'io all'allora Vincenzina Fogu, della direzione didattica di Ploaghe. La sua firma è nelle cinque pagelle scolastiche che conservo. E qui mi viene in mente un frammento del film di Benigni “La vita è bella”, dove la brava Giuliana Lojodice interpreta la parte della direttrice tutta d'un pezzo! Logicamente, anche qui, gli scolari più diligenti e benestanti al primo banco. Gli altri dietro, molto dietro. Oggi l'arrivo del dirigente scolastico non scuote nessuno, anzi: tùe e tumbas è il più a modo dei... modi.

Verificare per credere.

Fuori dall'aula scolastica, gli innocenti scolaretti e i giovani potevano leggere a grandi caratteri, per averli sempre presenti, gli slogan oramai cancellati, nelle facciate di diversi edifici.

All'asilo Falchi-Madau: “ CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE VINCERE e VINCEREMO!”. Nella facciata di un fabbricato de piàtta: “ LA CAMICIA NERA È UNA TENUTA DI COMBATTIMENTO”.

In carrèla 'e chèja: “QUESTA È L'EPOCA NELLA QUALE BISOGNA COMBATTERE E VINCERE”.

Altre ancora distribuite per il paese. Per non dimenticare.

L'ideale di Patria e Famiglia era affidato alla pedagogia e all'educazione scolastica, ma non solo: divise, marce, esercitazioni. Per preparare il futuro combattente.

Corporazioni, Ordini e Sottordini, Moschettieri, Mitraglieri, Marinaretti a seconda dell'età. L'O.N.B. (Opera Nazionale Balilla), comprendeva ragazzi e ragazze, dai 6 ai 18 anni.

Figli della Lupa: ragazzi e ragazze dai 6 agli 8 anni.

Balilla: ragazzi dagli 8 ai 14 anni.

Piccole italiane: ragazze dagli 8 ai 14 anni.

Avanguardisti: ragazzi dai 14 ai 18 anni.

Giovani Italiane: ragazze dai 14 ai 18 anni.

Giovani Fascisti: ragazzi dai 18 ai 21 anni.

Così cantavano “Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza...!“.

A questi baldi si riferisce la deliberazione in questione: la divisa da acquistare. La tenuta includeva: una camicia nera, pantaloni alla zuava grigioverde, ghette sopra le scarpe, una bustina di tipo militare o il fez di feltro nero, come copricapo.

I Giovani partecipavano a lezioni di dottrina fascista, esercitazioni nel maneggiare armi con il moschetto, praticare esercizi corporei che regolarmente potevano essere di sabato. Da qui il “sabato fascista” dove la giornata lavorativa veniva interrotta alle tredici per l'adunata e dare così ostentazione delle abilità ginniche: “petto in fuori e pancia dentro”. Ma più che alla postura corretta del corpo si mirava alla mente: audacia e valore fascista! Formare la coscienza e il pensiero di colui che sarà il fascista del domani.

Per le ragazze: camicetta bianca, gonna nera, calze di colore naturale, scarpe nere, guanti bianchi, bustina nera in orbace. Nella bustina copricapo, uguale per tutti, un fregio con uno scudo, fascio e daga e il logo GIL (Gioventù Italiana del Littorio).

Le Giovani italiane seguivano attività adatte al loro ruolo femminile: corsi di taglio e cucito, ricamo, economia domestica. I “lavori donneschi e manuali” erano inseriti come materie d'insegnamento e con voto nelle pagelle scolastiche.

Uno squarcio triste e, allo stesso tempo, teatrale di storia che i Giovani e le Giovani chiaramontesi, come i loro coetanei, dovevano convivere e rispettare. Non consideriamola apologia se, a chiusura, cito due virtù (!) tratte dal decalogo PNF (Partito Nazionale Fascista):

“Dio e Patria. Ogni altro affetto, ogni altro vien dopo”.

“Il Duce ha sempre ragione”.

---

Trascrivo integralmente il contenuto del verbale di deliberazione. Le divise da acquistare erano 33, ma nell'elenco figurano 30 nominativi.

VERBALE DI DELIBERAZIONE DEL PODESTÀ

l'anno millenovecento trentatré XII 2 del mese di Dicembre in Chiaramonti e nell'ufficio comunale

IL PODESTÀ

assistito dal Segretario del Comune,

Vista la domanda presentata in data 27 ottobre dal Comandante il fascio Giovanile di Chiaramonti con cui si chiede che sia concesso a detto fascio un sussidio di lire 825 per l'acquisto di n. 33 divise destinate ai Giovani fascisti indicati nell'elenco accluso alla domanda stessa, del valore di lire 25 l'una;

Vista la nota del Comando federale dei Fasci Giovanili di Combattimento nella quale è indicato il prezzo di ciascuna divisa completa e sono determinate le modalità che garantiranno l'effettivo acquisto delle divise e la consegna ai Giovani fascisti; Delibera

Concedere al Comando dei Giovani fascisti di Chiaramonti un sussidio di lire 825 per l'acquisto di 33 divise nuove da essere consegnate una per ciascun Giovini fascista sottoelencati:

1. Accorrà Nicolino fu Nicolino

2. Brunu Eugenio fu Giuliano

3. Budroni Beniamino fu Eliseo

4. Carboni Giovanni Maria di Giovanni

5. Denanni Gavino di Gavino

6. Deriu Vincenzo di Paolo

7. Gallu Leonardo di Giov. Matteo

8. Manchia Angelo di Giov. Maria

9. Manchia Antonio fu Giov. Maria

10. Mannoni Ambrogio fu Antonio

11. Migaleddu Francesco di Pietro Antonio

12. Montesu Antonio di Giovanni Maria

13. Mureddu Giacomo fu Giov. Domenico

14. Mureddu Pietrino fu Giovanni

15. Niedda Pietro fu Vincenzo

16. Perino Gavino fu Giovanni

17. Pisanu Domenico di Giov. Domenico

18. Piseddu Matteo fu Antonio

19. Satta Giovanni di Antonio

20. Satta Pietro di Giov. Maria

21. Scanu Angelo di Pietro

22. Schintu Andrea di Giuliano

23. Seu Matteo di Domenico

24. Soddu Giovanni di Giov. Maria

25. Soddu Giovanni Antonio di Sebastiano

26. Tedde Angelino fu Matteo

27. Truddaiu Matteo fu Antonio

28. Unali Beniamino di Andrea

29. Unali Domenico di Giacomo

30. Villa Matteo di Antonio Luigi

Chiaramonti li 11 dicembre 1933 XII

Il Podestà: firmato Dott. Ant. Luigi Madau

Il Segretario: firmato F. Vita

________________________

[1] Da “Treno della memoria” - La vita dei bambini durante il Ventennio fascista.

Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Marzo 2013 19:07
 

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