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Finanzieri combattenti per la libertà |
Domenica 03 Marzo 2013 00:00 |
La vita avventurosa di Salvatore Costantino Pala (Cheremule 1910 - Bosa 1988), eroe dei nostri tempi di Gerardo Severino[1]
“I Sardi e la Guerra di Liberazione” potrebbe essere – anzi dovrebbe essere, lo auspichiamo tutti – il titolo di un bel libro da dedicare ai tanti patrioti e combattenti originari della Sardegna che all’indomani dell’8 settembre 1943 si schierarono a favore della libertà, lottando, quindi, e spesso fino all’estremo sacrificio, contro il nefasto nazi-fascismo.
Ma l’impresa è più ardua di quanto si pensi, non tanto per mancanza di autori, quanto, piuttosto, per il fatto che ancora oggi, nonostante siano trascorsi settant’anni da quegli eventi e siano stati compiuti studi specifici e ricerche dettagliate (chi non ricorda il recente caso del Finanziere Giovanni Gavino Tolis, di Chiaramonti, morto a Mauthausen per aver salvato centinaia di ebrei a Ponte Chiasso?), non disponiamo di una statistica completa di quanti siano effettivamente stati, in generale, i partigiani (sia civili che militari) nel nostro Paese: diventa quindi per ora impossibile un computo a carattere regionale.
Con questo contributo desidero proporre la storia sconosciuta di un modesto finanziere sardo, Salvatore Costantino Pala, che alla Liberazione contribuì non poco, come vedremo a breve, e sul quale dopo la fine della guerra calò l’oblio del tempo ed il silenzio della storia. E lo faccio nella speranza che storie simili possano essere narrate da altri ricercatori, a tutto beneficio della storia di questo Paese e, soprattutto, delle giovani generazioni che poco sanno della Resistenza.
Iniziamo con una breve presentazione del personaggio.
Il finanziere Pala nacque a Cheremule, un piccolo paesino dell’antica regione del Meilogu (Sassari), l’11 agosto 1910, figlio di Salvatorico e di Mattia Cuccuredda, entrambi pastori. Il giovane, dopo aver conseguito la 3a elementare, seguì i genitori nella gestione del gregge di famiglia. Esercitò tale mestiere sino alla partenza per il Continente, avvenuta il 27 giugno 1929, data in cui, appena diciannovenne, si arruolò a Sassari nell’allora Regia Guardia di Finanza.
Il giovane mosse, quindi, i suoi primi passi tra le Fiamme Gialle presso il Battaglione Allievi di Pola, nella lontanissima Istria, ove frequentò il corso di formazione, che allora aveva la durata di sei mesi.
Salvatore trascorse i primi dieci anni di servizio nel Corpo in giro per l’Italia, subendo numerosi cambi di reparto, alcuni molto disagiati, per lo più Brigate stanziate lungo il confine orientale (Istria e Dalmazia): aree molto difficili e pericolose, e non solo a causa della cruenta reazione da parte delle organizzazioni contrabbandiere. Mi riferisco, in particolare, al terrorismo slavo, che diede filo da torcere agli italiani anche prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale.
Nel giugno 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia, il Pala fu mobilitato nei ranghi del glorioso II Battaglione della Regia Guardia di Finanza, sorto a Roma e destinato ad operare sul fronte greco-albanese. Dallo stato di servizio del militare si evince, quindi, che il trentenne finanziere di Cheremule si distinse, con onore ed ardimento, in quasi tutti i cimenti di guerra cui prese parte il suo bel Battaglione, ivi compresa la cosiddetta “Campagna d’aprile”, l’attacco mosso dall’Italia contro la Yugoslavia nell’aprile del 1941 e che avrà conseguenze terribili nei due anni seguenti.
In tale contesto, e nelle successive operazioni in Montenegro, Salvatore meritò sul campo alcune Croci al Merito di Guerra, di cui andrà fiero per tutta la vita, segno evidente di quanto fosse ardimentoso il suo agire. Salvatore Pala rimase al fronte sino al febbraio del 1943, data in cui, dopo estenuanti prove e pericoli scongiurati, riuscì a ritornare in Patria, finalmente destinato ad un reparto di stanza nella sua amata terra d’origine.
Il 19 febbraio 1943, Salvatore prese così servizio presso la più tranquilla Brigata di Alghero, anche se operante nel settore della cosiddetta “difesa costiera”. Vi rimarrà sino al settembre successivo, allorquando ottenne il trasferimento presso un omologo reparto di Sassari. In verità, l’incompatibilità ambientale derivante dalla frequentazione con la futura moglie, la signorina Concetta Ferrero, originaria di Ittiri, costrinse il Pala ad un nuovo trasferimento di reparto, così come prevedeva il Regolamento del Corpo: questa volta la Brigata litoranea di Arbatax, nell’Ogliastra, che l’uomo raggiunse agli inizi di febbraio del 1944, ad appena qualche settimana dall’avvenuto sbarco degli anglo-americani ad Anzio-Nettuno.
Con tale premessa e nonostante il mal sopportato allontanamento da Sassari, tutto sembrava procedere per il meglio, tanto è vero che il nostro protagonista, riavutosi dalla batosta subìta, trovò persino il tempo di organizzare minuziosamente il matrimonio con la sua giovane fidanzata.
A questo punto della storia s’inserisce, però, la poco conosciuta vicenda del Battaglione “R” (Roma) della Regia Guardia di Finanza, destinato di lì a poco a prendere parte alla liberazione della città eterna. Trasferito dalla Puglia, ove era stato costituito nel settembre 1943, a Napoli, il Battaglione dovette essere implementato negli organici, risultati insufficienti per la delicata missione affidatagli dall’alto Comando americano.
Ecco, dunque, l’interpellanza rivolta dal Comando Generale della “Regia Guardia di Finanza dell’Italia Liberata” (così denominato in contrapposizione alla GdF sorta, nel frattempo, nei territori della Repubblica Sociale Italiana) a tutti i reparti dipendenti, nel chiaro intento di arruolare principalmente personale volontario e, possibilmente, scapolo.
Ebbene, fra questi ultimi, come è facile intuire, vi fu anche il nostro Salvatore Pala, la cui coscienza patriottica era evidentemente prevalsa sia sugli intimi progetti futuri, sia sull’opportunità di rimanersene tranquillamente in Sardegna, avendo già dato abbastanza sul piano dell’impiego bellico.
Nonostante i consapevoli e sicuri rischi che avrebbe corso, riprendendo nuovamente le armi, Salvatore Pala partì lo stesso alla volta di Napoli. Erano gli inizi del maggio del 1944, quando lasciò il porto di Cagliari, senza dare troppe spiegazioni ai familiari e alla fidanzata.
In tale contesto, il Battaglione “R”, il cui comando era stato assunto nel frattempo dal capitano Vincenzo Sciuto, si trovava già inquadrato nella “Special Force” della V Armata americana del Generale Clark, di cui facevano pure parte contingenti dei Carabinieri Reali e della Military Police.
Nella seconda metà del mese, il reparto fu imbarcato su navi Liberty e trasferito alla testa di ponte di Anzio, in previsione dell’imminente presa di Roma. Nella zona di Anzio, il Battaglione di Finanza si attestò a Cisterna di Latina, ove subì, come le altre truppe alleate, l’azione tedesca sino alla rottura definitiva del fronte. Vari furono i combattimenti sostenuti dalle Fiamme Gialle contro gli occupanti.
Il 4 giugno 1944, a bordo di autocarri americani, i Finanzieri parteciparono alla liberazione della Capitale con le prime truppe alleate. Assieme ai Carabinieri, essi furono gli unici italiani che entrarono in Roma, e per questo furono accolti con grande giubilo dalla popolazione.
Fra di loro anche un orgogliosissimo Salvatore Pala, che proprio da Roma era partito per la guerra esattamente quattro anni prima: anni in cui aveva visto cadere, sul fronte balcanico, amici e colleghi, dilaniati dalle bombe o dalle mitraglie nemiche, così come tanti conterranei, rimasti vittime dei numerosi bombardamenti che sconvolsero la Sardegna per gran parte del conflitto.
Nella martoriata Capitale d’Italia il Battaglione “R” rimase per qualche tempo, impiegato nei servizi di ordine pubblico e nella scorta delle autocolonne americane cariche di materiali e di viveri dirette verso il Nord. In seguito, il Battaglione mutò denominazione, assumendo quello di Battaglione “I.S.” (Italia Settentrionale). Seguì così gli alleati sino alla Linea Gotica, ove verrà smobilitato il 31 agosto 1944.
Ritornato a Roma, il Finanziere Pala prestò servizio per alcuni mesi presso la Legione Allievi Finanzieri, allora acquartierata nella storica caserma di Viale XXI Aprile. Fece ritorno in Sardegna appena fu possibile riprendere la navigazione marittima. Era il 1° dicembre dello stesso 1944 (nove giorni dopo Salvatore sposerà finalmente l’amata Concetta), quando il Pala riprese servizio presso la Brigata di Olbia, prima tappa di un lungo cammino operativo che lo condurrà in altre località dell’isola, ultima delle quali fu la bellissima Bosa, ove il 12 agosto del 1963 verrà raggiunto dal fatidico congedo assoluto per limiti d’età.
Deceduto a Bosa il 7 marzo del 1988, l’anziano appuntato Salvatore Costantino Pala non raccontò mai a nessuno, familiari compresi, i suoi trascorsi militari, tantomeno la sua volontaria partecipazione alla Guerra di Liberazione, segno evidente di quanto egli fosse uomo riservato, o semplicemente consapevole che si era trattato “solo e semplicemente di dovere”.
L’Appuntato Pala fu, infatti, una delle tante Fiamme Gialle che nel dopoguerra, non ritenendo di aver assunto comportamenti eroici, non pretese nulla, né benefici, né medaglie al valore, nemmeno una progressione di carriera, ottenuta invece da colleghi più astuti e volitivi.
I sardi sono fatti così e bisogna ringraziarli ed onorarli per questo, come speriamo di aver contribuito a fare.
[1] Capitano, direttore del Museo Storico e capo sezione dell’Ufficio Storico della Guardia di Finanza. |
Ultimo aggiornamento Sabato 02 Marzo 2013 17:07 |
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Può senz'altro indirizzarle con mail a questo sito:
famigliapatatu@gmail.com
L'autore dell'articolo, il capitano gerardo severino, è direttore del Centro Studi e del Museo Storico della Guardia di Finanza.
Saluti cordiali. (c.p.)