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Nuova parrocchiale e storia ingarabugliata del "legato Tedde" (IV parte) |
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Scritto da Carlo Patatu |
Domenica 23 Dicembre 2012 00:00 |
Questa volta offriamo alla lettura e all’attenzione dei lettori alcune pagine delle cronache di Giorgio Falchi (1843-1922).
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1799 - Atto di liberalità del re Carlo Emanuele IV
Soppressa che fu nel 1773 dal papa Clemente XIV la Compagnia di Gesù, i beni lasciati da donna Lucia Tedde ai Gesuiti furono tosto incamerati dal regio fisco e la gestione di essi venne affidata all'azienda del Monte di Riscatto.
In tal mentre il vescovo di Ampurias[1] don Michele Pes ed il consiglio comunitativo di Chiaramonti supplicarono il re Carlo Emanuele IV perché la rendita dei beni del legato Tedde fosse destinata alla costruzione di una chiesa parrocchiale nell'interno dell'abitato; stanteché quella esistente nella collina di San Matteo ben di rado nella stagione invernale poteva essere frequentata dai fedeli.
Di buon grado aderiva tal sovrano alla fattagli domanda: infatti con biglietto viceregio del 24 Giugno 1799 disponeva: "che i beni lasciati da donna Lucia Tedde ai Gesuiti fossero rivolti alla costruzione della chiesa parrocchiale entro il popolato di Chiaramonti: affidando intanto l'amministrazione di tali beni al parroco di quel comune onde formasse il fondo necessario alla costruzione di essa chiesa".
Ma nei primi del 1800, per somma sventura di questa popolazione, la parrocchia di Chiaramonti veniva aggregata all'archidiocesi di Sassari.
Senonché l'arcivescovo turritano non ebbe scrupoli per trentasette anni di appropriarsi illecitamente i frutti dei beni del legato Tedde, senza punto rivolgerli all'uso cui dal munifico sovrano erano stati destinati.
Dopo che il governo del re fu reso informato che l'arcivescovo di Sassari continuava a far suoi i redditi dei beni del legato Tedde, senza punto provvedere alla costruzione in questo villaggio della nuova chiesa parrocchiale; con dispaccio viceregio del 18 febbraio 1838 disponeva: "che i beni componenti il legato Tedde fossero tolti al parroco di Chiaramonti e rientrassero nell'amministrazione del Monte di Riscatto".
1854 - Lite promossa dal Comune contro il Demanio dello Stato
Essendo stata soppressa l'azienda del Monte di Riscatto i beni componenti il legato Tedde tosto vennero incamerati dal Demanio, senza prendersi cura di destinarne i frutti all'uso stabilito dal re Carlo Emanuele IV. Si dovette pertanto all'iniziativa del sindaco di questo comune, il notaio causidico Pietro Falchi[2], se nel 1854 fu promossa la lite, che un giorno dovette fruttare a questa popolazione il benefizio di possedere l'attuale chiesa parrocchiale.
1858 - Il comune vince la lite promossa contro il Demanio dello Stato
Il tribunale civile di Sassari con sentenza stata pubblicata nel 1858 accoglieva le istanze promosse da quest'amministrazione comunale contro il Demanio dello Stato rispetto dei beni del legato Tedde, disponendo in pari tempo: "esser spettati e spettare al comune di Chiaramonti sino al tempo dell'opera (cioè della costruzione della chiesa parrocchiale) i frutti e redditi del legato Tedde, coll'impiegarli nell'uso stabilito dai sovrani concedenti, e perciò tenuta l'amministrazione demaniale, cioè a rappresentare i redditi scaduti e percepiti a principiare dal su calendato viceregio dispaccio 18 febbraio 1838 in appresso: cioè a farne l'accertamento a liquidazione nelle debite legali forme.
In quanto ai frutti e redditi scaduti dalla concessione (cioè dal 1799 al 1838) esser tenuta la detta demaniale amministrazione a prestare il suo consenso ed intervento ed a legittimare le istanze del comune di Chiaramonti contro qualsiasi espediente per il rendimento dei conti e frutti medesimi, per la liquidazione e presentazione, ovvero tenuta l'amministrazione demaniale a cedere per un tal effetto le sue ragioni".
All'amministrazione comunale di Chiaramonti toccò di perdere circa lire trentacinquemila, ammontare dei frutti dei beni del legato Tedde illecitamente appropriati dagli arcivescovi di Sassari dal 1800 al 31 dicembre 1837.
1878 - Costruzione della casa parrocchiale
Dopo trentadue anni di vicariato in questa parrocchia, il pio e caritatevole sacerdote Ignazio Satta per motivo di malattia si ridusse a vivere nel villaggio di Florinas, sua diletta patria.
Per somma disavventura di questa popolazione a sostituirlo nella cura delle anime venne destinato il frate carmelitano Stefano Maria Pezzi nativo di Alghero, uomo coltissimo ed avido di pecunia. In breve tempo impiegando la sua astuzia volpina riuscì ad accattivarsi la stima dei primari del paese, i quali finì per asservire e renderli proni ai suoi voleri.
Non pago, da povero in canna qual era, di esser riuscito ad ammassare pecunia non poca, nel 1878 ideò di procurarsi un comodo e gratuito alloggio a spese della chiesa parrocchiale. E di leggieri poté riuscire nel propostosi divisamento, essendo nella Commissione parrocchiale persone affiliate alla sacrestia ed a lui devotissime.
Né l'astuto frate lasciava di affermare che nella costruzione del caseggiato, oltre di avervi profuso i fondi parrocchiali, il danaro proprio eziandio aveva impiegato onde condurlo a compimento. E sull'affermazione del controllo sulle fatte ebbe a rispondere non solo con reciso rifiuto, ma nel più breve tempo riteneva come cosa propria i due migliori magazzini esistenti nel fabbricato, salvo poi nel proprio interesse ad alienarli a caro prezzo al merciaiuolo Schintu Salvator Angelo.
Né il male operato dal vicario in pregiudizio degli interessi di questa parrocchia fu biasimato dall'arcivescovo di Sassari, ma quasi ritenuto atto di benemerenza, in grazia dell'interessamento dell'ex gesuita canonico Panedda, intimo amico del menzionato parroco ed in allora il deus ex machina presso l'Ordinario ed il factotum nella curia vescovile.
1880 - Transazione conchiusa tra il comune ed il demanio dello Stato
In virtù della sentenza pronunziata dal tribunale civile di Sassari, sebbene il Demanio fosse tenuto di corrispondere al comune i redditi dei beni del legato Tedde dal 1838 sino all'epoca della costruzione della chiesa parrocchiale, pur tuttavia tralasciava di ciò fare, e quasi per maggior dileggio di quest'amministrazione comunale alienava le terre appartenenti a siffatto legato.
Costrettovi poscia in giudizio, dichiarava che l'ammontare dei frutti dal 1838 in poi non ebbe a superare le lire trentamila; dalle quali però dovrebbero defalcarsi tanto le soddisfatte imposte quanto le spese di amministrazione dei beni.
Orbene, tal medesima offerta era in procinto di essere accettata dal maggior numero dei componenti questo consiglio comunale, perché persuaso dal Pezzi potersi in sole ventitremila lire adattare a parrocchia l'oratorio di Santa Croce.
Ma recisamente vi si opposero non solo lo scrivente, ma altresì il sindaco dottor Migaleddu ed il consigliere Moretti Antonio Maria; onde pro bono pacis si stabilì di procedere il comune per conto proprio all'accertamento dei frutti, salvo a deliberare nel maggior interesse della popolazione.
Accettai pertanto l'incarico di procedere a tal accertamento per quanto numerose difficoltà si avessero a superare; stanteché le cifre addotte dovevano essere appoggiate da documenti legali per poter essere ammesse dalla parte avversaria.
Senonché in tali frangenti fu di grande giovamento l'aiuto del reverendo senatore Spano, il quale generosamente si prestava alla ricerca dei titoli di affittamento dei beni del legato su riferito nell'archivio patrimoniale di Cagliari.
Infatti, dopo di essere stati rinvenuti tali documenti, riferentesi agli anni che corrono dal 1839 al 1850, pei successivi venne provveduto sia mediante le quietanze di pagamento degli affittamenti possedute dai locatari dei beni, oppure mediante attestazioni giudiziarie da parte degli stessi.
Laonde, dopo lungo lavoro si poté stabilire: ascendere alla somma complessiva di lire centomila il totale dei frutti e redditi prodotti dai beni dal 1839 sino al 1879. Doversi bonificare al Demanio lire novemilacinquecento per soddisfatte imposte ed oltre tremilacinquecento per spese amministrative; per cui rimanere dovute al comune lire ottantasettemila. Ridotte poscia a lire ottantamila allorquando nel 1880 venne stipulato l'atto di transazione tra questo comune rappresentato dall'avvocato Bachisio Madau ed il Demanio rappresentato dal direttore di Sassari.
Le lire poscia ottantamila, si tosto vennero riscosse, furono messe a fruttare nel Banco di Sassari producendo altre lire settemila d'interessi. Per cui, dall'essere stati totalmente disattesi i suggerimenti del vicario Pezzi, questo comune poté evitare la perdita di oltre lire cinquantamila, senza le quali sarebbe stato impossibile di costrurre l'attuale chiesa parrocchiale, nonché di condurre a termine l'erezione della casa del Comune cui furono destinate le lire settemila ricavate dagli interessi.
Il legato Tedde era formato dai tancati Paules, Nurache Ruju, Tanca su Re, S'Abbadorzu e da una vasta estensione di terre aperte nella regione Peddiu. Così pure dal vasto caseggiato su Legadu nel presente posseduto dalla famiglia Grixoni Falchi e da non pochi fabbricati ad esso confinanti ed attigui.
1892 - I parrocchiani di Chiaramonti si liberano del vicario Pezzi
Si racconta che qualche facinoroso si fosse arrampicato addirittura fin sul cornicione esterno del campanile per incitare la folla contro quel prete, gridando a squarciagola: “A fora su vicariu Pezzi!..”.[3] Il quale, peraltro, era stato partecipe di avvenimenti importanti come la edificazione e la consacrazione della nuova chiesa parrocchiale dedicata a San Matteo Apostolo (1888).
In questo caso, il quaderno riporta soltanto il seguente frammento di testo: “(...) il quale (il vicario Pezzi n.d.c.) per il suo tenore di vita e moralità non era riuscito a farsi amare dai suoi parrocchiani, né ad edificarli come virtù”.
1912 - Ingratitudine dei rappresentanti del Comune verso un segnalato benefattore
Nell'ottobre del 1912 nel vicino comune di Ploaghe con la maggior solennità e rappresentanza delle primarie città Senonché in tal'occasione fu dai benpensanti di questo villaggio giustamente lamentato il non intervento della giunta municipale, composta del sindaco Madau Nicolò e degli assessori Pirisino Valentino ed Unali Paolo. I quali certamente non dovevano dimenticare esser dovuto alle faticose ricerche del senatore Spano[4], fatte nell'archivio patrimoniale di Cagliari, il ricupero dei titoli d'affittamento dei beni del legato Tedde, in virtù dei quali quest'amministrazione comunale riuscì ad incassare la cospicua somma di lire 27.000 dal Demanio dello Stato, ammontare delle rendite indovutamente dallo stesso riscosse a principiare dall'anno 1838 al 1850. Se non che la gratitudine non è stata mai regola degl'individui di limitato ingegno e privi di nobili sentimenti, i quali per lo consueto mentre si godono il benefizio ricevuto del tutto ed in breve tempo dimenticano chi gli ha beneficati. [1] All’epoca la parrocchia di Chiaramonti dipendeva dalla diocesi di Ampurias. [2] Zio paterno di Giorgio. [3] Fuori il parroco Stefano Pezzi. [4] Già collocato nel corridoio dell’edificio della scuola elementare, in posizione dominante di fronte all’ingresso centrale, di recente e con un intervento discutibile, se non proprio offensivo nei riguardi dell’illustre personaggio, il busto marmoreo, opera dello scultore Sartorio, è stato spostato in un cantuccio dello stesso corridoio. Per fare posto alla realizzazione di una nuova batteria di servizi igienici!...
4 - Continua. Il prossimo intervento sarà pubblicato Domenica 30.12.2012. Cfr. CARLO PATATU, Chiaramonti - Le cronache di Giorgio Falchi, ed. Studium adp, Sassari 2004. |
Ultimo aggiornamento Sabato 15 Maggio 2021 19:42 |