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Rivivono a Cagliari le gesta di Gavino Tolis |
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Martedì 11 Dicembre 2012 00:00 |
Lunedì 3 Dicembre scorso è stato presentato a Cagliari “Contrabbandiere di uomini”, autore Gerardo Severino, che racconta la vicenda umana dell’eroe chiaramontese Gavino Tolis, morto nel campo di concentramento austriaco di Mauthausen-Gusen nel 1944.
Fra gli oratori ufficiali, uno spazio è stato ritagliato anche per la municipalità chiaramontese, rappresentata dal vice sindaco Salvatore Mannoni, accompagnato dai consiglieri comunali Tore Solinas, Giuseppe Muzzoni e Iris Soma.
Riportiamo di seguito il testo integrale del discorso pronunciato da Mannoni. Le foto che corredano il servizio ci sono state fornite dalla citata delegazione comunale, che ringraziamo. (c.p.)
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Buona sera a tutti. Io sono Salvatore Mannoni, vice sindaco del Comune di Chiaramonti. Volevo portare, innanzi tutto, il saluto di tutta la cittadinanza, dell’Amministrazione comunale e del sindaco dottor Marco Pischedda che, a causa di un improvviso e purtroppo improrogabile impegno, non può essere presente oggi, tra noi, a questa importante manifestazione.
Alcune settimane fa, con immenso piacere abbiamo ricevuto l’invito per partecipare alla presentazione del libro scritto dal capitano Gerardo severino, dedicato al nostro compaesano Giovanni Gavino Tolis. Non abbiamo esitato un attimo, nonostante il lungo viaggio che avremmo dovuto affrontare, ad aderire all’invito. Oltre a me, sono presenti anche i consiglieri Iris Soma, Giuseppe Muzzoni e Tore Solinas.
Giovanni Gavino Tolis nacque a Chiaramonti il 4 Febbraio 1919, in un momento di grande difficoltà economica dovuta alla Grande Guerra appena conclusa.
Di rilievo, in quell’anno avvenne una rivolta popolare, provocata dallo strozzinaggio dei merciaiuoli (la gente era disperata e alla fame), causando le dimissioni dell’allora sindaco e affidando il paese a due commissari prefettizi.
La famiglia del Tolis era così composta: il padre, noto come “tiu Cicciu Boe”, calzolaio, estroverso e chiassoso, lavorava in tandem col cognato. La bottega era spesso frequentata da amici che si intrattenevano a chiacchierare e spettegolare, brindando di tanto in tanto. La madre “tia Maria Piga”, una donnona con stazza da granatiere, era nota col diminutivo “Mariedda”. Un fratello, “Cischeddu” (Francesco) arruolato nell’Esercito, e una sorella, “tia Mauccedda” (Marianghela),morta ultranovantenne qualche anno fa.
Fin da bambino sognava di indossare la divisa. Inizialmente fu quella dei gruppi fascisti (la cui iscrizione era per i giovani obbligatoria). Poi, crescendo, capì che la strada giusta da percorrere era un’altra. La stessa che anni prima aveva intrapreso suo cugino Pietro, per lui fondamentale figura di riferimento, di stima e profondo affetto.
Compiuti i 18 anni, inoltrò domanda a dopo un anno di attesa venne finalmente arruolato nella Guardia di Finanza. Per Gavino, questa era una vittoria; finalmente riusciva a mandare i soldi a casa per aiutare economicamente la sua povera famiglia.
Fu destinato al confine con la Svizzera, una zona molto difficile a causa dell’espatrio clandestino sia di ebrei che di perseguitati dal nazifascismo. Iniziò presto ad aiutare i poveri e i bisognosi, facendo volontariato con la parrocchia.
Quando nel Settembre 1943 i tedeschi occuparono i passaggi di collegamento con la Svizzera, capirono che, in mezzo agli italiani che ogni giorno varcavano il confine per lavoro, c’erano anche numerosi disertori ed ebrei, muniti di documenti falsi fornitigli dalle organizzazioni umanitarie, per cui i tedeschi non si fidavano più della Guardia di Finanza italiana, che aiutava i “nemici e traditori” a scappare dal loro triste e tremendo destino.
Gavino, che era fra questi angeli protettori dei deboli, nella primavera del 1944 fu segnalato al controspionaggio tedesco e colto in flagrante durante le operazioni di aiuto e supporto alla resistenza antifascista.
Fu arrestato e torturato con lo scopo di fare i nomi dei suoi compagni; ma lui continuò a proteggerli mantenendo segreti i loro nomi. Questo causò il suo trasferimento in numerosi campi di concentramento fino al suo arrivo in Austria. Qui subì atroci maltrattamenti e fu destinato ai lavoro forzati. Si ammalò e il 28 Dicembre 1944, a soli 25 anni, spirò in una lenta e dolorosa agonia. Il suo corpo fu bruciato nel forno crematorio del campo di sterminio.
L’eroe chiaramontese mai si pentì di avere aiutato i più deboli contro la “pazzia nazista”, sacrificò la sua vita in cambio di molte vite, anime innocenti di donne, vecchi e bambini, vittime del regime nazista e della follia di un uomo.
Oggi Gavino Tolis, un semplice ragazzo sardo di soli 25 anni, è un eroe nazionale, un eroe semplice che contribuì
Oggi sul petto di questo giovane brilla una meritata Medaglia d’Oro al merito civile, conferitagli dal nostro Presidente della Repubblica onorevole Giorgio Napolitano il 17 Giugno 2010.
Il 3 Febbraio 2011, presso la sala consiliare del Comune di Chiaramonti, ha avuto luogo la toccante cerimonia di consegna della Medaglia d’Oro, cerimonia che ha visto la partecipazione di numerose autorità civili e militari che hanno onorato la memoria di questo nostro eroe. Nella stessa sala, il 17 Maggio 2012 è stato presentato per la prima volta il libro in questione.
Siamo quindi orgogliosi di poter dire ad alta voce e a testa alta “Grazie, Gavino! Grazie per il tuo coraggio, per avere salvato tante vittime innocenti, per avere portato con onore la divisa della Guardia di Finanza e per avere reso, con il tuo operato, Chiaramonti e i chiaramontesi orgogliosi di te. Sarai per sempre esempio di umana solidarietà. Grazie Gavino, piccolo grande uomo”.
Concludo ribadendo ancora una volta, a nome mio, del Sindaco e di tutta l’Amministrazione, un sentito ringraziamento per l’appassionato e scrupoloso lavoro svolto dal capitano Gerardo Severino, che ha dato lustro al corpo della Guardia di Finanza e reso onore e orgoglio all’intera cittadinanza di Chiaramonti.
Grazie ancora.
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Ultimo aggiornamento Sabato 15 Dicembre 2012 01:25 |