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Bainzu Cossiga, su poeta christianu PDF Stampa E-mail
Venerdì 09 Novembre 2007 10:52

E cun totu ch'isse non fît illitteradu, essende diplomadu in chirurgia; e i sa vena poetica, donu de natura, aiat avvalorada dai s'ischire de pinna e de litteras.

Così nel proemio all'edizione del 1925 de "Su Poeta Christianu", in poche righe il curatore illumina la figura di questo poeta medico e letterato, nel quale la vena poetica, dono di natura, viene esaltata dal sapersi intendere di penna e di lettere.

Bainzu Cossiga nacque a Chiaramonti nel 1809 il giorno 17 gennaio, figlio di Francisco Maria Cossiga e Iuanna Fiori; di professione flebotomo come si diceva allora, ossia medico chirurgo, ebbe una vita, secondo i suoi biografi, breve et tribulada5. Morì nel 1855, a soli 46 anni, lasciando in povertà la moglie e i dieci figli.

Dal primogenito, che si chiamava Francesco Maria e che portava, com'è tradizione in Sardegna per i primi nati, il nome di suo nonno, prese il via il ramo della famiglia del Presidente Emerito della Repubblica Francesco Cossiga.
Francesco Maria, lo ricordiamo, divenne medico a sua volta e si distinse sul campo nella lotta al tracoma, un tipo d'infezione agli occhi molto diffusa in Sardegna e che poteva portare alla cecità.

Alla luce di oggi, Bainzu portava un cognome importante; ma già fra i contemporanei la sua fama si era allargata; era conosciuto dalla gente, che tramandava a voce le sue poesie cantadas dae mannos e minores.6 Di bocca in bocca, declamati e cantati da grandi e piccoli, i versi dal contenuto anche amoroso di Bainzu, soprannominato Su Poeta Christianu, circolavano con l'intento di ammaestrare, nella fede e attraverso la fede, nella non facile vita di ogni giorno.

Sebbene fosse conosciuto dal popolo e da letterati come il rettore di Ploaghe Salvatore Cossu, chiaramontese di nascita che gli era amico e compare, nulla fu pubblicato finché visse. La prima raccolta di versi risale al 1863, curata proprio dal Rettore Cossu.

La raccolta fu pubblicata in onore di Bainzu col titolo di Su Poeta Christianu ed è un lucido esempio in versi di quello che i nostri anziani chiamavano, fino a non molto tempo, fa Sa Doctrina7; ossia, diremmo oggi, un catechismo che, nelle rime volutamente semplici, contiene i principi della fede cristiana.
Il professor Manlio Brigaglia, nell'introduzione alla ristampa del libretto riedito nel 1984, definisce Bainzu caso emblematico nella poesia popolare, dal momento che precede la diffusione dell'opera scritta in mezzo alla gente. Momento tante volte inafferrabile, dove cessa di appartenere all'autore e il più delle volte se ne perde il nome.

Rime semplici, dicevamo; ma dal messaggio ancora attuale, come in Su Babbu Nostru, che definisce de paghe e non de guerra. Padre Nostro di pace e non di guerra; quasi una visione profetica che egli ha voluto lasciare a noi, suoi compaesani di oggi per questi tempi insanguinati, di un Dio che dovrebbe unire e non dividere.

Basta forse questa visione, già da sola, più che mille parole per chi vorrà sentirlo vicino e farsi illuminare dalla sua saggezza. Così, nelle notti silenziose, vogliamo credere di udire ancora l'impercettibile suono della sua penna che scrive leggera.

Cfr.: Aristide Stincheddu in "Chiaramonti, un paese in collina", a cura di Carlo Patatu, ed. Ass. Pro loco Chiaramonti, 2006

Le foto:

1a - la via XX Settembre con, sulla destra, la casa natale di Bainzu Cossiga

2a - i ruderi della vecchia parrocchiale e del castello a Su Monte 'e Cheja, visti da Codinarasa nel 1935

Ultimo aggiornamento Lunedì 23 Marzo 2009 10:27
 
Commenti (1)
IL MIO BISNONNO
1 Lunedì 31 Marzo 2008 20:35
FRANCESCO COSSIGA
E' IL MIO PIU' GRANDE VANTO ESSERE IL PRONIPOTE DI COSI' GRANDE SARDO "ZARAMONTESU" E RINGRAZIO LA FAMIGLIA PATATU DI AVERLO VOLUTO RICORDARE NEL SUO SITO

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Grazie a lei, Presidente e Concittadino Zaramontesu. Il suo bisnonno Bainzu ci ha onorato con la sua vita esemplare; il suo ricordo e la sua opera poetica continuano a onorarci ancora. Con questo spirito e con la povertà dei mezzi di cui disponiamo lo ricordiamo su questo sito. Il che è poca cosa. c.p.

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