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La Tribuna: Una pianta magica, l’Urginea scilla |
Martedì 07 Dicembre 2010 20:40 |
di Matthew Donadu, Sara Pais e Pietro Ortu Un po' di storia. La pianta deve il suo nome botanico, Urginea, al fatto che cresce in abbondanza nel territorio della tribù araba Beni Urgin, presso Bonav in Algeria, dove fu raccolta e studiata per la prima volta (1834). Scilla deriverebbe dal greco sculleum, straziare, tormentare, chiara allusione alle proprietà venefiche del bulbo. I nomi sardi, diversi a seconda delle regioni storiche dell'isola, sono: Cibudda 'e mari, Abridda, Asquìdda, Squìdda, Ampridda, Arbidda, Aspidda, Aspridda, Chibudda marina, Ciudda marina e Zeodda marina.
Teofrasto (IV-III sec. a.C.) descrive che la pianta era impiegata in cerimonie espiatorie e per allontanare i sortilegi. Plinio (I sec. d.C.) narra che veniva appesa come amuleto universale sopra la soglia di casa per tenere lontano i malefici: "il bulbo dell'Urginea scilla , generalmente sporgente dal terreno e molto grosso (pesa in media 1-2 chili, ma può arrivare anche a 8) capace di sopravvivere alla siccità estiva e da cui spunta coi primi freddi autunnali, lo scapo alto circa un metro, terminante in un grappolo di fiori, simboleggia la forza vitale, che con la sua magia s'intende trasferire agli uomini e alle loro case".
I Greci piantavano la scilla sulle tombe e le attribuivano la proprietà di guarire la follia.
Della pianta comunque erano conosciute anche le proprietà medicinali; presente nel papiro Ebers la più importante testimonianza della scienza medica egizia(1550 a.C.).
Il famoso tossicologo Orfila Matheo José Bonaventura (1787-1853), che si occupò in modo particolare degli effetti dei veleni inorganici e organici sull'uomo, segnalava di usare con prudenza la pianta, in quanto narra: "riesce... un veleno narcotico acre, potendo produrre, presa in troppa dose per bocca, la stranguria, il mitto sanguigno, delle nausee e vomiti, diarrea, coliche, sudori freddi, convulsioni e, in qualche caso, se non sempre, la morte.
In Sardegna. Si tratta di una giglicea perenne del litorale mediterraneo, è frequente ovunque: vicino e lontano dal mare. Si è detto che i raccoglitori distinguono una scilla marina, che cresce nelle zone marittime, da una scilla dei contadini che si trova nelle zone lontane dal mare; distinzione che però non ha basi né botaniche né farmacologiche.
Pianta velenosa, in parte ittiotossica (scilla rossa), era usata per la pesca di frodo nei torrenti. Il succo ottenuto dal bulbo veniva mischiato con formaggio o ricotta ed usato come topicida. Veniva impiegato anche per quagliare il colostro.
La scilla marittima era impiegata nella medicina magica: le puerpere, ad esempio, per evitare di perdere il latte, tenevano un bulbo sotto il letto. A Villacidro era impiegata come lenitivo dei dolori reumatici alle ginocchia; si applica il bulbo tritato legno su legno.
Nella tradizione sarda, nel giuramento fatto in forma di ordalia, che in Barbagia si praticava fino alla prima metà del '900, la si mescolava nell'acqua con cui il colpevole si bagnava gli occhi e che gli avrebbe procurato la cecità in caso di spergiuro.
A Ghilarza la scilla veniva impiegata in aggiunta o in alternativa alla pervica, al rito impetratorio della pioggia al Dio Maimone e che si svolgeva in periodo di siccità.
A Chiaramonti la scilla è presente in grosse quantità a Sassu Altu e Pala ‘e Monte.
Utilizzo medico. Desueto ed eventualmente solo su prescrizione medica. Nel XX secolo le proprietà della scilla vengono meglio definite anche grazie agli studi farmacologici che ne individuarono i principi attivi. Si presenta in due varietà, che si differenziano sia morfologicamente che per i principi attivi: scilla bianca o femmina (var. alba), contenente scillareni, e scilla rossa o maschio (var. rubra) contenente scilliroside. In terapia viene utilizzata generalmente la scilla bianca, in quanto quella rossa risulta troppo attiva.
La scilla presenta proprietà simili a quelle della digitale. Le proprietà diuretiche sono più potenti della digitale, ma il loro effetto è di più breve durata; non si manifestano fenomeni di accumulo, anche in caso di insufficienza renale.
Gli scillareni presentano azione cardiotonica: attivi per via orale, risultano di rapida eliminazione e quindi di buona sicurezza d'impiego. La proscillaridina A (la sostanza più attiva) esercita effetti diuretici che si sommano favorevolmente alle proprietà tonico-cardiache.
L'utilizzo della scilla come cardio-tonico è tuttavia desueto in quanto la concentrazione dei principi attivi può variare fortemente a seconda della preparazione e della qualità della droga. Questa pianta fornisce una droga assai pregiata con cui si fanno dei preparati come lo Scillaren di Sandoz, assai stimato in terapia, perciò può costituire un importante articolo di commercio. Anche l'impiego come espettorante è desueto: provoca secrezione riflessa dei bronchioli. Da qui l'impiego come espettorante, attività ancora segnalata dalla farmacopea britannica.
Tossicità, interazioni ed effetti secondari. I sintomi di intossicazione sono gli stessi di quelli causati dalla digitale purpurea: anche alle dosi terapeutiche si possono manifestare nausea, vomito, disturbi gastrici, diarrea e polso irregolare.
In caso di contemporanea somministrazione di chinidina, saluretici, lassativi e terapia a lungo termine di glucocorticoidi si può verificare un aumento dell'attività e degli effetti collaterali.
Il contatto oculare e cutaneo può provocare rubefazione (da rubefacente - agente medicamentoso la cui applicazione sulla pelle determina una congestione intensa e passeggera).
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grazie!
La pianta è comunque misteriosa e particolarmente bello è il suo fiore. Per il fatto che fiorisce irregolarmente, e quando meno te lo aspetti, in particolare nelle stagioni più aride, dopo magari tre anni di riposo, le si attribuivano poteri meteorologici ed effetti magici. Ad esempio, la scelta del bulbo come testa del Giosi Bullittadu, pare fosse legata al potere che la scilla avrebbe di allontanare le influenze maligne e liberare l'intera comunità dalla malasorte.
Così ricordo e scrivo, per conoscenza di tutti, riesumando riti e usanze e costumi ormai svaniti del tutto.
Saludos a tottu
Nunzio Isoni
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Giriamo la sua segnalazione a Matthew Donadu, che è esperto in materia. (c-p-)
Le foglie dell'Urginea scilla Steinh in inverno assumono una colorazione verde ; è di taglia piccola e può raggiungere i 50/30 cm di altezza. Mantiene la foglia in inverno. Ricordo di concimare gli arbusti frequentemente; si può fornire il concime arricchendo il terreno con stallatico, alla fine dell'inverno; oppure un concime per piante da fiore, ogni 20-25 giorni, con le annaffiature. Se gli arbusti sono grandi, o coprono un'area estesa, possiamo utilizzare un concime granulare a lenta cessione, da fornire ogni 3-4 mesi. In primavera predilige concimazioni ricche in azoto e potassio, per favorire lo sviluppo di nuova vegetazione e di fiori. In genere non ha problemi di temperatura in questo periodo dell'anno, poiché può sopportare anche gelate non troppo intense. Per uno sviluppo equilibrato è necessario posizionarla in luogo in cui riceva almeno alcune ore di sole diretto. Durante i mesi invernali possiamo ricoprire la porzione di terreno vicina alle radici con foglie secche,in questo modo si protegge la pianta dal clima invernale.
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Grazie! (c.p.)
ho acquistato un bulbo di detta pianta, ma le foglie si sono ammosciate; vorrei sapere in questo periodo dell'anno dove tenerla e quando annaffiarla grazie
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Giriamo la sua richiesta a Matthew Donadu, autore dell'articolo e cultore della materia. Siamo certi che saprà dare una risposta esauriente alla sua richiesta.
Auguri di buon Natale (c.p.)