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La Sardegna al Festival delle lingue a Pavia PDF Stampa E-mail
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Scritto da Carlo Patatu   
Lunedì 18 Ottobre 2010 18:52

Lo scrittore ploaghese Paolo Pulina e il cantautore sardo-pavese Antonio Carta hanno rappresentato la nostra Isola

di Cristoforo Puddu

A metà ottobre 2010, la città di Pavia, sede di una prestigiosa Università degli Studi, ha accolto, tra suggestivi cortili e antichi palazzi, le lingue di tutte le parti del mondo e i loro rappresentanti.

Letture, poesie, fotografie, rappresentazioni teatrali, progetti delle scuole, visite guidate e musica: tutto questo è stato il festival "Elogio delle lingue e dei linguaggi", realizzato nel quadro del progetto Kaleco (http://www.kaleco.eu/) e promosso dal Comune di Pavia col patrocinio della Regione Lombardia e dell'USP di Pavia.

Sono stati giorni intensi, che hanno coinvolto l'intera città. È stata anche realizzata, presso l'Auditorium del Collegio Ghislieri, una conferenza internazionale "Per una politica a favore del multilinguismo", durante la quale si è provveduto a una presentazione comparata della "Carta delle lingue" di otto Paesi e a un approfondimento sulle autobiografie linguistiche nella costruzione di sé e nell'apprendimento delle lingue.

Nella serata di giovedì 14 ottobre, presso l'auditorium della centralissima ex chiesa di Santa Maria Gualtieri, il Festival ha proposto una performance a molteplici voci intitolata "Il suono delle lingue italiane: armonie poetiche e musicali delle lingue italiane a Pavia", curata da Eleonora Salvadori, Franca Bottaro e Gipo Anfosso.

Hanno rappresentato il suono della lingua sarda Paolo Pulina, vicepresidente vicario del circolo culturale sardo "Logudoro" di Pavia, oltre che responsabile comunicazione della FASI, e il musicista sardo-pavese Antonio Carta.

Pulina ha letto una poesia del poeta classico della Sardegna Pedru Mura (1906-1966) e i testi di tre sue poesie, musicate da Carta ("Nuraghes e monumentos de Pavia"; "Sardos semus fintzas nois - canto degli emigrati sardi"; "Buggerru", dedicata ai 33 minatori cileni che hanno rivisto la luce). Le ha cantate, nell'occasione, accompagnandosi con la chitarra e riscuotendo notevole successo.

Ha introdotto la manifestazione Giuseppe Polimeni (Università di Pavia), il quale ha affermato:

"La sfida che l'elogio delle lingue ci propone è quella di ritrovare in una città, Pavia, l'Italia delle Italie (secondo il titolo di un famoso libro di Tullio De Mauro), la nazione delle molteplici e diverse città. Dagli anni Cinquanta agli anni Settanta Pavia e la sua provincia hanno accolto un'emigrazione che, inizialmente proveniente dalle regioni vicine (Emilia Romagna e Piemonte), ha gradualmente coinvolto le regioni del sud. Questa emigrazione interna ha portato a Pavia sardi, calabresi, siciliani, con una dinamica che rende così ricca la storia italiana e la storia di ciascuna città.

“I grafici che riassumono questi dati dicono una storia e una geografia di culture fino a quel momento lontane, ma pronte a interagire e a conoscersi, a ritrovarsi in uno strumento di comunicazione finalmente nazionale, l'italiano. [...]. Il dialetto non è lingua del passato, ma può forse essere idioma pronto a farsi strumento per restituire oggi, nell'epoca dell'inflazione della lingua e della comunicazione, un senso profondo alle cose, o meglio per scoprire che il senso profondo delle cose, in città lontane e diverse, può ancora parlarci in dialetto".

Durante l'incontro interdialettale sono state lette poesie classiche del milanese Carlo Porta, del romano Giuseppe Gioachino Belli e poesie di autori pavesi e calabresi; sono stati cantati testi, oltre che in sardo, in genovese (gruppo "Macadam"), in siciliano e in salentino (gruppo "Domo emigrantes") e nel dialetto di una delle tre zone della provincia di Pavia, la Lomellina (gruppo "Cantosociale").

 

Ultimo aggiornamento Lunedì 18 Ottobre 2010 18:57
 

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