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Il sacerdote Joannes Maria Cuadu |
Mercoledì 06 Ottobre 2010 16:49 |
di Carlo Patatu
Francesco Quadu, mio giovane compaesano che vive e lavora altrove (v. il commento "storia chiaramontese" pubblicato il 20 Settembre scorso), chiede notizie sul sacerdote Giovanni Maria Quadu. Che potrebbe essere suo antenato. Non essendo uno storico né un topo d'archivio, su quell'uomo ho acquisito pochi dati. Ma essenziali. Tanto da consentirmi di delinearne la figura. Li riporto di seguito a beneficio di Francesco e di quanti possono avere interesse alla cosa. Confidando nella loro benevola comprensione.
Il libro dei battezzati in questa parrocchia riporta, con testo vergato a mano e rigorosamente in latino:
"Il giorno 24 di Settembre nell'anno del Signore 1811 in Chiaramonti. Io sottoscritto Vice Parroco di questa Chiesa Parrocchiale di San Matteo Apostolo ed Evangelista rendo fede e attesto che il Sacerdote Leonardo Cossu, previa autorizzazione del Parroco (il chiaramontese don Giovanni Satta n.d.r.), battezzò un bambino nato ieri dai coniugi legittimi Carlo Cuadu Satta e Francesca Mureddu di questo paese; al quale bambino imposero il nome Giovanni Maria. Padrini furono Antonio Amugà figlio di Giovanni e Anna Satta figlia di Bachisio di questo paese. In fede, Pietro Aolysio Unali Vice Parroco".
È da notare che i registri parrocchiali da me consultati (dei battezzati e dei defunti), ne riportano il cognome scritto sempre con la lettera iniziale "C". Figura invece con la "Q" soltanto nella lapide marmorea della bella tomba che ne conserva le ceneri. Avanzo timidamente l’ipotesi che sia più corretta l'accezione con la "C". "Cuadu" in sardo significa "nascosto". L'uso della "Q" davanti al dittongo “ua” compare successivamente (anche nei registri anagrafici del Comune), probabile frutto della italianizzazione di un cognome in origine concepito in sardo.
Presumo che il giovane Cuadu abbia studiato presso il seminario arcivescovile di Sassari. Conseguiti il baccellierato e l'ordinazione sacerdotale, tornò a Chiaramonti nel 1841. Ci rimase fino alla morte e collaborò con tre parroci in veste di vice.
Inizialmente col vicario Ignazio Satta. Che, originario di Florinas, resse la parrocchia dal 1839 al 1858. Messe e funzioni si celebravano allora nell'antica parrochhiale, a Su Monte 'e Cheja. Quindi il baccelliere Giovanni Maria Cuadu ebbe come parroco il teologo Pietro Maria Carmelo Rau, provinciale dei carmelitani. La cui missione a Chiaramonti ebbe breve durata: dal 1858 al 1859.
Nel 1859 fu designato parroco padre Stefano Maria Pezzi, pur’esso carmelitano, originario di Alghero. Da noi non ebbe vita facile; una dimostrazione popolare lo costrinse a dimettersi anzitempo. Fu l'unico episodio di cui si abbia memoria a proposito di parroci che, dal 1600 a oggi, si sono avvicendati in questo paese.
Il 18 Marzo 1841 quel vice parroco amministrò, per la prima volta a Chiaramonti, un battesimo. Gli fu presentato al fonte battesimale il piccolo Michele Unali Cuaglioni, di appena tre giorni. Padrini il chiaramontese Giorgio Falchi e la “sassaritana” Angela Ringuardi.
La sua prima annotazione sul libro dei defunti reca la data del 1. Maggio dello stesso anno e il nome di Giuliana Brunu Manca, di circa 65 anni, deceduta il 30 Aprile. Con lo scrupolo previsto e dovuto, il Cuadu annotò che quella donna si era confessata e comunicata il 23 Aprile e aveva ricevuto l’estrema unzione il 29 successivo. E cioè il giorno prima di morire.
Scorrendo il registro, risulta che Giovanni Maria Cuadu officiò per la prima volta un matrimonio il 28 Agosto 1841. A Chiaramonti benedisse le nozze di Giuseppe Soddu con Giovanna Rau, presenti i testimoni Antonio Efisio Demurtas e Antonio Morette, compaesani entrambi.
Alla sua morte, fu il parroco padre Pezzi a vergare la seguente annotazione sul libro dei defunti:
“+ Sacerdote Cuadu Mureddu. L'anno 1888, il giorno 16 di Febbraio in Chiaramonti, il Reverendo Sacerdote Giovanni Maria Quadu di Carlo e di Francesca Mureddu, in età all'incirca di settantasette anni, munito dei Sacramenti della Penitanza, Eucaristia ed Estrema Unzione, rese l'anima a Dio in comunione con Santa Madre Chiesa; il suo corpo fu sepolto nel camposanto. In fede, Padre Pezzi Vicario”
Scomparve pochi mesi prima della solenne consacrazione della nuova chiesa parrocchiale, avvenuta il 16 Settembre successivo a opera dell’arcivescovo Diego Marongio Delrio. E della cui edificazione egli, insieme al vicario padre Pezzi, fu attore a testimone.
Appartenendo a famiglia agiata, il Cuadu ebbe una tomba monumentale. Tuttora fra le più prestigiose del nostro cimitero. Che era stato inaugurato nove anni prima; e cioè nel 1879. Il lungo epitaffio, scolpito su una lapide marmorea, è sormontato da un medaglione che ritrae quel prete a mezzo busto.
Di quell’iscrizione tombale è interessante riportarne per intero il testo originale, scritto in latino e che ho provveduto a tradurre. Vi si leggono notizie essenziali della sua vita di sacerdote impegnato. Soprattutto a beneficio dei giovani, in favore dei quali dispose un legato da soddisfare con censo ereditario. Il che sta a significare che avrebbe dovuto obbligare gli eredi a onorarlo. Ma di quel testamento si è persa traccia. Non so dire che fine abbia fatto.
Persona sensibile e di vasta cultura, non mancò di privilegiare l’insegnamento della dottrina cristiana avvalendosi della lingua sarda. Che meglio di ogni altro strumento gli consentiva di entrare in sintonia con i propri parrocchiani. Che lo ricambiarono manifestando sentimenti di stima, considerazione, affetto e gratitudine.
Questo è quanto. Spero di avere soddisfatto, almeno in parte, la curiosità e l’interesse del mio interlocutore Francesco Quadu.
Ecco il testo della lapide in latino; segue la traduzione in italiano:
Marmoreus iste lapis Nomen memorat et vias tegit
JOANNIS MARIAE QUADU
Morum suavitate animi et mentis virtutibus Praeclari sacerdotis Qui per novem quinos annos In claramontana paroecia Pro parochi munere perfunctus Eximia pietate ac zelo miro enituit Existimationis laudisque populi testimonia retulit Quique fidei veritates sectans et Dei gloriam optans In christiana doctrina sardo sermone dictata Iunidris aetatis fideles erudiendi causa Legatum speciali haereditatis censu persolvendum Testamentariis tabulis instituit Quum septe et septuaginta aetatis annos ageret Gravi diroque morbo correptus Cunctis spiritualibus roboratus auxiliis Supremum vitae spiritum efflavit Die XVI (1) ante kalendas martias MDCCCXXXVIII Siste hospes et pie dic: Requiem aeternam dona ei Domine
Nota: (1) di certo per un errore materiale, è stato scritto sulla lapide "...die XVI ante kalendas martias...”, invece che "...die XIV ante kalendas martias...”. Infatti, stando a quanto previsto dal calendario romano, il giorno 16 di Febbraio (data ufficiale della morte attestata nell'annotazione sul libro dei defunti) andrebbe indicato come "...ante diem quartum decimum kalendas martias...”. E cioè il XIV giorno che precede le kalende di Marzo.
Traduzione:
Questa lapide di marmo ricorda il nome e protegge il passato di
GIOVANNI MARIA QUADU
Illustre sacerdote Che con amabilità di costumi E con virtù di cuore e di mente Per quarantacinque anni Svolse il ministero di vice parroco Nella parrocchia chiaramontese Rifulse per esimia pietà e per meraviglioso zelo E conquistò testimonianze Di ammirazione e di lode presso il popolo Aderendo pienamente alle verità della fede E desiderando ardentemente Dare gloria a Dio nella dottrina cristiana La trasmise in lingua sarda.
Allo scopo di favorire L'istruzione del settore giovanile del popolo Costituì con tavola testamentaria Uno speciale legato Da soddisfare con censo ereditario.
All'età di settantasette anni Sopraffatto da una grave malattia Rafforzato da tutti i conforti religiosi Ha emesso l'ultimo respiro della vita Il giorno 16 di Febbraio 1888.
Ferma il tuo passo, o pellegrino, e con devozione recita "Dona a lui, Signore, l'eterno riposo"
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Ultimo aggiornamento Sabato 09 Ottobre 2010 13:22 |
Domenica
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Grazie, ricambio con affetto
(c.p.)
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Grazie al lettore per l'attenzione.
Aggiungo che, scorrendo i registri dello stato civile, negli anni in cui ero sindaco di Chiaramonti (1970-1975), ho rilevato che, fino ai primi del Novecento, il cognome Quadu era registrato alla sarda; e cioè con la C al posto della Q. Cuadu, in sardo, significa nascosto. Successivamente è stato italianizzato sostituendo la primitiva C con la lettera Q. Mani mani solerti sono pure intervenute a correggere anche trascrizioni avvenute negli anni precedenti, sovrapponendo malamente la Q alla C. Il che appare oltremodo evidente, in quanto quelle manomissioni sono state operate usando inchistro non a base tannica. Che, sbiaditosi col tempo, ora appare color seppia; come le vecchie foto. E allora, quale può essere l'origine di Cuadu? Il lettore potrebbe divertirsi ad arzigogolarci sopra. Frattanto, lo saluto cordialmente. (c.p.)