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La prima volta della TV a Chiaramonti |
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Lunedì 04 Ottobre 2010 11:34 |
Trasmissioni captate in modo rocambolesco a Su Monte 'e Cheja, grazie alla caparbietà di un chiaramontese geniale di Carlo Patatu
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Per la Rai, allora, il problema tecnico più arduo da risolvere era quello del collegamento con la Sardegna. La distanza minima fra il Continente e la nostra isola (236 chilometri fra Monte Argentario e Monte Limbara) superava la condizione di visibilità ottica indispensabile a garantire l’aggancio di un ripetitore.
Tutto qui? Tutto qui.
Mario Budroni, che di queste cose s'intendeva non poco, pensò subito che, se a Sassari si captava il sonoro, a Chiaramonti, a quota 500 metri sul mare o giù di lì, si poteva ottenere qualcosina di più. Agganciare il video, oltre che l'audio, poteva (doveva) essere possibile.
L'impresa, di per sé non facile, si rivelò più ardua del previsto. Anche perché c'era da fare i conti con le condizioni atmosferiche. Segnatamente col maestrale, che a Su Monte è di casa e la fa da padrone. Messo in piedi il palo e ancoratolo saldamente a terra con tiranti robusti, un "pilota" agiva su due bielle d’automobile fissate al tubo ad altezza d'uomo, facendolo ruotare da una parte e dall'altra. Gli ordini giungevano col passaparola dal "comandante" Mario Budroni. Che continuava a smanettare sulla manopola del sintonizzatore standosene dentro casa, in una stanza che fungeva da "cabina di comando". Come nei sommergibili.
Quel tira e molla andò avanti per più giorni, alla ricerca della giusta direzione che consentisse di catturare il segnale (flebile) proveniente d'oltremare. Dopo infiniti aggiustamenti, alternati da fasi di scoramento che lasciava intravedere la temuta sconfitta, tanta pazienza ebbe il premio. Sullo schermo da 23 pollici di un Grundig monumentale cominciò a diradarsi la nebbia che vi compariva con insistenza. Finché, anticipata da suoni e voci finalmente intelligibili, come in una dissolvenza si materializzarono le immagini. Non erano gran che in fatto di nitidezza; ma tanto bastava. Era fatta.
Quale emozione! Un applauso liberatorio salutò quell’evento. Cui, insieme a pochi altri, ebbi il privilegio di assistere. Di Mario Budroni ero buon amico. Tiu Peppeddu tirò fuori un fiasco di vino e offrì da bere a tutti. Di quel fatto storico si sentiva (ed era) parte importante.
Fu così che la sera del 31 Dicembre di quell'anno Mario Budroni allestì un palchetto davanti alla porta del negozio, in Carrela 'e Cheja. Ci piazzò un televisore che, alle venti in punto, diffuse il primo programma irradiato dall'antenna di Limbara. Fummo in molti ad affollare la piazzetta. Vedemmo le immagini nitide del telegiornale letto dal mitico Riccardo Paladini e, a seguire, l'indimenticabile Carosello, straordinario contenitore di spot pubblicitari.
La serata fu movimentata da un evento curioso e imprevisto. Placido Soddu, autotrasportatore che abitava in quella piazza, parcheggiava solitamente il proprio camion accanto alla chiesa, di fronte al negozio dei Budroni. Una ventina di persone ci si arrampicarono, sistemandosi in piedi sul cassone per assistere più agevolmente allo spettacolo. Storico ed eccezionale a un tempo. A un certo punto, Placido s'infilò alla chetichella in cabina, mollò i freni e, a motore spento, discese la via San Matteo. Fino allo stradale.
Lascio immaginare le scene di panico di quegli spettatori, divenuti loro malgrado viaggiatori. Ritenevano di essersi guadagnato un posto privilegiato, un palco in prima fila. Invece si ritrovarono sballottati sul cassone del camion. Che, oltre tutto, credevano privo di guida. Imboccata piazza Repubblica, l'autista avviò il motore e, senza fermarsi, portò tutti in garage, a Littu. Qui si fermò, "liberando" così i passeggeri. Più morti che vivi per lo spavento.
Quindi il televisore entrò nelle sedi di partito. La prima a dotarsene fu quella dei monarchici di Alfredo Covelli. Segretario di sezione era tiu Paulantoni Pinna, simpatico e rinomato barbiere, oltre che edicolante. Poi, in occasione del festival di Sanremo 1958, vinto da Domenico Modugno con "Volare", il videoproiettore entrò trionfalmente nel cinema Fontana.
Oggi, a distanza di oltre mezzo secolo dalla comparsa delle prime immagini tv a Chiaramonti, mi resta il ricordo di una stagione straordinaria. Di quando le novità, tutte le novità, erano foriere di stupore e fascino. Oggi, smaliziati e adusi a districarci in un mondo in continua, frenetica trasformazione, stupore e fascino sono categorie che quasi non ci appartengono più. E la cosa, lo confesso, non mi piace.
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Ultimo aggiornamento Lunedì 04 Ottobre 2010 20:01 |
Bellissima cronaca dell'alba della televisione a Chiaramonti. Sarà che condivido il dispiacere verso lo stupore attuale ormai lieve, quasi inesistente appunto; sarà per il fatto che anche io, prima di vedere il televisore a casa mia, lo guardavo a casa di nonna, a casa mia è arrivato dopo...; sarà per un tempo denso di personaggi da me conosciuti solo per nome o anche personalmente, alcuni per breve tempo (ero ancora piccolo quando sono passati all'altra sponda); sarà per questa epoca di finto benessere che mi fa rimpiangere tempi a me sconosciuti o quasi, dove però la felicità era veramente una ricchezza. E' proprio vero, Carlo, oggi rimaniamo refrattari, indifferenti praticamente a tutto. Per quanto riguarda il fatto che oggi la tv ci abbia condizionato su tutto sono pienamente d'accordo, condizionato al punto che sono riusciti ad "impossessarsi dei nostri sentimenti"...