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La Tribuna: Gavino Tolis medaglia d'Oro PDF Stampa E-mail
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Mercoledì 07 Luglio 2010 12:31

di Carlo Patatu

Sono molto grato a Paolo Pulina, ploaghese e lontano parente (il mio nonno materno Salvatore Pulina era di Ploaghe), per averci dato la bella notizia del conferimento dell’alta onorificenza a Gavino Tolis.

Per me, ma credo per i chiaramontesi tutti, essa è giunta inaspettata. Una vera sorpresa. Mio fratello Tore se n’è fatto interprete e io condivido in pieno ciò che ha detto. O meglio, ciò che ha scritto stamattina.

Non ho conosciuto Gavino Tolis se non nel racconto che me ne fecero gli anziani e il mio caro e non dimenticato maestro Brau. Quando il Tolis fu fatto prigioniero dai tedeschi, internato nel campo di concentramento di Mauthausen e passato per il forno crematorio, ero in prima elementare. Nessuno me ne parlò, allora. D’altra parte, cosa mai avrei potuto capire a quell’età? Altri erano i pensieri che mi frullavano per la testa.

Ma, giunto in quinta a guerra appena conclusa (anno scolastico 1946/47), il maestro Brau non mancò di raccontare in classe, fra i tanti fatti di cronaca di Chiaramonti e dintorni, anche la vicenda di Gavino Tolis. Dolorosa ed esemplare a un tempo.

Quel maestro, pur con la testa canuta, era un uomo moderno nel senso pedagogico del termine. Faceva in modo che a scuola entrasse tutto ciò che accadeva intorno. Fatti e fatterelli. Anche di poca importanza. Apparentemente. Ma che ci davano l’idea del mondo che ci circondava e nel quale ci accingevamo a operare con sempre maggiore responsabilità.

Da quei racconti appresi che Gavino Tolis, figlio di tiu Cicciu calzolaio, si era arruolato finanziere appena ventenne. Era stato inviato subito in zona di confine. Tant’è che portava con fierezza comprensibile il berretto degli alpini con tanto di penna all’insù. Era orgoglioso di vestire la divisa; ma lo era ancor di più per quella particolarità (penna e cappello alpini) che la connotava.

Il mio caro amico d’infanzia Faricu Soddu, che del Tolis è cugino e che vive a Busto Arsizio, mi ha raccontato di recente che Gavino, subito dopo l’8 Settembre 1943, prestava servizio da quelle parti. Non mancando di adoperarsi in favore di antifascisti ed ebrei. Aiutandoli a nascondersi e, quand’era possibile, a espatriare. Correndo gravi rischi, ovviamente, tenuto conto che quella parte d’Italia era sotto il controllo della cosiddetta Repubblica di Salò. Guidata da un Mussolini ormai spento e dai suoi ultimi disperati corifei.

Ebbene, in quella situazione di grandi incertezze e di disordine dilagante, un chiaramontese emigrato a Busto, Tommaso Perinu noto Tomeu, si offrì di dargli asilo e di nasconderlo. Provvedendo altresì a procurargli abiti borghesi perché passasse inosservato alle “camicie nere”. La risposta del Tolis, immediata e fiera, fu un no. Netto e deciso. Nascondersi sotto altri abiti, tradire il giuramento fatto gettando alle ortiche la propria divisa di finanziere? Mai e poi mai!

E così venne il giorno in cui i “repubblichini” lo scovarono e lo consegnarono agli alleati tedeschi. Che lo deportarono nell'Alta Austria e gli fecero fare la fine che sappiamo.

Nel mio ricordo, ancora oggi, resta il disagio che, da scolaro, provavo quando il mio maestro raccontava la vicenda triste di quell’uomo straordinario. Lo vedevo avvolto dalle fiamme e quasi sentivo l’odore acre della carne bruciata, pensando a quel corpo straziato. Che immaginavo divincolarsi, nel tentativo, vano, di liberarsi da quella condizione orrenda.

Non avevo (non potevo avere), allora, l’idea di cosa fosse un forno crematorio. Della scientificità con cui i nazisti avevano programmato la eliminazione totale di coloro che, per un motivo o per l’altro, essi consideravano “diversi”. Queste cose le ho apprese più tardi. Il che ha amplificato il mio disagio, nonché la mia avversione per quei razzisti fanatici.

Ecco perché sono grato anche al Presidente della Repubblica, oltre che al capitano Gerardo Severino che gliene ha fornito l’occasione, per avere rimediato a una dimenticanza grave, collocando Gavino Tolis al posto che gli compete.

Ma, a questo riguardo, da chiaramontese mi aspetto pure che sindaco e consiglieri comunali di Chiaramonti battano un colpo.

 

Nota:

il pezzo è stato ripreso dalla rivista "Tottus in Pari", che lo ha pubblicato sul proprio sito.

Per visitarlo, cliccare qui.

 
Commenti (4)
Giovanni Gavino Tolis
4 Venerdì 10 Settembre 2010 16:39
Salvatorico Cuccuru, Ufficiale in congedo della G. di Finanza

Noi Sardi dovremmo esprimere la nostra gratitudine al Capitano Gerardo Severino, Direttore del Museo Storico della G. di Finanza, per le sue incessanti ricerche storiche, nelle quali emergono le forti figure di eroi sardi. Nobili i sentimenti di umanità del sardo fin. Tolis che ha aiutato il suo prossimo pur sapendo che i tedeschi, dopo avere arrestato le vittime le torturavano fino ad avere informazioni o ad ucciderle. Il forno era la conclusione e la liberazione dall'incubo...
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Concordo con lei, caro lettore Cuccuru. Il capitano Severino, col quale sono in contatto da tempo, è persona sensibile e capace. Un ricercatore instancabile, un collaboratore prezioso per l'Archivio della G.d.F. Auspico di avere l'occasione di conoscerlo presto di persona. Per ringraziarlo ancora e per stringergli la mano. Grazie a lui, è stato gettato un fascio di luce su una figura nobile, su un uomo coraggioso, disinteressato sul piano personale, orgoglioso della divisa che indossava e della missione che si era data. Di Gavino Tolis, intendo dire. Mi auguro che anche noi chiaramontesi riusciamo a fare qualcosa per ricordare quell'uomo generoso e, nel contempo, per esprimere, con la solennità dovuta, la nostra gratitudine al capitano Gerardo Severino.
Grazie anche a lei e saluti cordiali. (c.p.)

Monumento per il Giovane Gavino Tolis
3 Lunedì 26 Luglio 2010 21:47
Veronica Scanu-Lye

venire a sapere che un chiaramontese abbia perso la vita in queste terribili circostanze e' profondamente triste.
d'altro lato sapere che mise la propria vita a rischio per aiutare gente che ne aveva bisogno e per di piu' rifiutare di camuffarsi come il nemico è una cosa ammirabilissima.
Questo giovane era fortemente coraggioso con alti valori. Un esempio per noi tutti
Bisognerebbe dedicargli un 'monumento'

il mio cugino.
2 Domenica 18 Luglio 2010 13:44
Francesco Soddu. Roma

Con grande orgoglio apprendo che un mio cugino di 1° grado Gavino Tolis figlio del calzolaio del paese noto come Cicciu Boe, apprendo questa pagina di eroismo dal vostro sito che consulto per conoscere le storie del paese e anche per rimanere aggiornato di quel che succede in paese, di cui ringrazio Carlo e Tore. In casa non ci hanno mai parlato di questa storia, non so il motivo. forse non volevano aprire una ferita troppo dolorosa, conoscere questa storia ci avrebbe riempito di orgoglio, un eroe che con sprezzo del pericolo dava una mano agli ebrei che volevano espatriare e portare i messaggi ai combattenti della resistenza. Grazie.

Non posso restare indifferente!
1 Domenica 18 Luglio 2010 12:10
LeonardaScanu/RM

Dopo aver letto questa triste storia un’angoscia profonda ha invaso la mia anima e non riesco ancora a credere che un ragazzo, un mio compaesano, abbia vissuto sulla propria pelle questo orrore!
Non posso non inchinarmi davanti alla grandezza del sacrificio eroico di Giovanni Gavino Tolis e non mi voglio soffermare sulle onorificenze MERITATE!
Che tristezza... morire in un campo di concentramento... lontano dagli affetti... in solitudine...
Mi è difficile immaginare come i genitori del giovane abbiano potuto sopportare e vivere un dolore così grande, tra le mura domestiche, nel silenzio, mentre la vita in paese, al di là dell’aria che si respirava a causa della guerra, scorreva quasi normalmente.
Povero ragazzo! “Hai pagato un prezzo altissimo per la nostra libertà, sappi però che la tua sofferenza, oggi che conosco la tua storia, è anche la mia e sicuramente di tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerti attraverso gli scritti”. Con tanto affetto.
L. Scanu/Roma
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Grazie per la testimonianza affettuosa. La mia angoscia per la sorte orrenda occorsa al giovane Gavino Tolis, comune a tanti altri purtroppo, si amplifica vieppiù se, guardandomi intorno, considero a chi quegli eroi, morendo tra sofferenze atroci, hanno consegnato i destini della Patria che essi hanno difeso col sacrificio estremo. Onorandola. Le cricche di turno, come pure governanti incapaci e disinvolti manco si ricordano dei tanti Tolis che l'Italia hanno fatto grande e bella. Noi, forse, meritiamo un tale trattamento, tenuto conto dell'indifferenza con la quale ormai ci lasciamo glissare addosso scandali e malaffare di ogni genere. Ma quei giovani andati a morire con la speranza di contribuire a creare una società migliore, certamente no. Meriterebbero di essere ricordati, più che con le medaglie, con atti concreti, leggi uguali per tutti e riforme degne di questo nome.
Hai ragione tu: che tristezza! Saluti. (c.p.)

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