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Chiaramontesi: Va in pensione eroe di Osposidda |
Scritto da Carlo Patatu |
Lunedì 01 Febbraio 2010 16:06 |
Il brigadiere Carmelo Mureddu, medaglia di bronzo, racconta al giornale quella battaglia in Barbagia
Leggiamo sulla “Nuova Sardegna” di oggi lunedì 1 Febbraio 2010, a pagina 7, che il carabiniere nostro compaesano Carmelo Mureddu è stato collocato a riposo. Mureddu partecipò a quella che è ricordata come 'la strage di Osposidda', in territorio di Orgosolo. Durante la sparatoria fu ferito gravemente.
A quanto racconta il giornale sulla sua vicenda personale e professionale aggiungiamo che Mureddu ha da sempre parte attiva in questa comunità. Nel quinquennio 1993-1997, fu eletto consigliere comunale. Insieme a Gianni Montesu ebbe il massimo dei voti (750) e ricoprì la carica di assessore. Di seguito, riportiamo integralmente il testo del servizio della “Nuova” firmato da Pier Luigi Piredda. Non prima di avere formulato a Carmelo Mureddu e ai suoi familiari i nostri auguri più affettuosi. (c.p.)
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Di quel giorno ricorda ogni secondo. Mentre rivive la battaglia sui monti, trattiene a stento la commozione. Ricorda gli amici, mentre ricorda rivede i visi di chi aveva combattuto al suo fianco saltando da una pietra all'altra per riparasi dalla pioggia di proiettili che arrivavano dall'altra parte, quella dei cattivi.
Quel giorno a Osposidda, ce l'ha stampato nell'anima e sulla pelle: un frammento di pallottola conficcato nella mandibola, poco sotto l'orecchio destro, sul viso soltanto una minuscola cicatrice.
Il brigadiere Carmelo Sebastiano Mureddu da Chiaramonti quel 18 gennaio 1985 aveva 28 anni. Si era arruolato nei carabinieri 10 anni prima e si era specializzato nel reparto cinofili. Era rientrato in Sardegna nel 1981. Erano anni caldi: sequestri, omicidi, latitanti che imperversavano nelle campagne. E le mitiche squadriglie che battevano le zone impervie della Barbagia, dell'Ogliastra, del Goceano. Le squadriglie della polizia, guidate dai mitici marescialli Pilla e Serra, e quelle dei carabinieri, uomini duri che lavoravano fianco a fianco. Amicizie vere al di là della divisa, rafforzatesi nella vita sui monti e diventate più grandi dopo quel giorno di gennaio del 1985.
Le squadriglie di Pilia e Serra erano già nel costone che sparavano - ha ricordato il brigadiere capo Mureddu, che ha raccontato la sua Osposidda solo adesso che è andato in pensione, dopo 35 anni di servizio sempre sulla strada e la medaglia di bronzo al valor militare -. Avanzavamo tra le rocce sparando. A un certo punto, un urlo. Vincenzo... l'hanno colpito! Marongiu era accanto a un masso, non c'era più nulla da fare. Poco distante c'era uno dei banditi. Morto. Mi pare fosse Corraine".
"Il maresciallo Serra per guardarlo in faccia gli tolse il passamontagna e me lo diede - ha continuato Mureddu -. Fu la mia salvezza. Poco dopo, i banditi lanciarono alcune bombe a mano e ripresero a sparare. Una pallottola di rimbalzo colpì il maresciallo Serra, un'altra mi colpì in pieno viso. Ricordo un lampo accecante e il sangue. Non avevo nulla per tamponare la ferita, quando mi ritrovai tra le mani quel passamontagna. Arrivai in ospedale zuppo di sangue, pieno di fango e con il passamontagna in mano: uno dei civili feriti mi saltò addosso scambiandomi per un bandito".
Mureddu dopo alcuni giorni in ospedale a Nuoro era stato trasferito a Milano per sicurezza. Dopo alcuni mesi, era rientrato in Sardegna. Sede di lavoro: Sassari, più vicino a casa. Oltre 24 anni di duro lavoro sulla strada, al Nucleo operativo radiomobile. Fino all'ultimo giorno di servizio. Ora la pensione con quella decorazione al valore e la medaglia che il comandante della Compagnia Sergio Molinari, il tenente Gianni Di Carlo e i suoi colleghi hanno voluto regalargli in segno di stima e affetto.
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Per completezza d’informazione, diciamo che i fatti di Osposidda innescarono una polemica vivace. Che ebbe strascichi pure in Parlamento. E della quale anche la stampa nazionale si occupò a lungo. Soprattutto per quanto accadde a operazione conclusa.
Pur plaudendo al coraggio e alla determinazione con cui carabinieri e polizia avevano affrontato e portato a termine la cattura dei banditi, non aveva mancato di destare indignazione, in ampi settori dell’opinione pubblica, il comportamento di taluni esponenti delle forze dell’ordine. I quali avevano portato in giro per la strada fino a Nuoro i cadaveri dei banditi appena uccisi. Come un trofeo di caccia.
Del fatto ha reso testimonianza significativa il cantautore Piero Marras, con una sua canzone, (cliccare) "Osposidda", divenuta popolare e che ancora egli interpreta durante i suoi numerosi e applauditi concerti.
Per altre informazioni su quel tragico 18 Gennaio di 25 anni fa, cliccare sui siti di “Repubblica”, “Sotziu Limba Sarda” e “Gianfrancopintore”. (c.p.)
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Ultimo aggiornamento Giovedì 30 Novembre 2017 10:04 |
Con affetto Prisca Tancredi