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Bainzu Truddaju: Isposonzu de fadas |
Lunedì 13 Aprile 2009 00:16 |
Anche questa poesia, come le altre di Bainzu Truddaju pubblicate in precedenza, è compresa nel volume "Rosas e ispinas de Baldedu" (edito da Ivo Melis in Cagliari nel 1992), alle pagine 86 - 87.
In custas nottes passadas,
fin pienas de zentoria: fin sas fadas in baldoria, minoredduzzas ciarrende; e bi nd’haiat pasende in cadreas e banchittas. Fit a las bider ballende zertas fadas minoreddas: giughiana tres bunneddas bene presas a istrintu, duas pijadas a chintu e-i s’atera pendende. Da-e mesu sos fundaghes de su mare, cantilenas preparein sas sirenas pro cantones e pro riere e bi fin passende a biere sas ninfas de sos nuraghes. Ite bella festizzola! Da-e chelu sas istellas mandaian lughes bellas pro candore a sa foresta. E ancora posta ‘e festa fit sa luna cun s’arzola. Isteini fin’a s’una in baldoria e mattanas ninfas, sirenas e gianas incantende terra e chelu, finas chi poi unu ‘elu s’est postu subra sa luna.
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Ultimo aggiornamento Lunedì 13 Aprile 2009 11:54 |
Commenti (1)
Isposonzu de fadas
1
Martedì 14 Aprile 2009 10:14
tore patatu
Voglio ricordare che questa favola stupenda de tiu Bainzu Truddaju si è classificata al primo posto nel 1° Concorso di poesia Premio san Paolo della città di Sassari nel 1978, nella sezione poesia in rima. In quella senza rima si aggiudicò il primo premio Nino Fois, con la poesia Aera luada. Nella sezione in prosa vinse un altro chiaramontese, Renzo Brozzu col racconto E fit una die de festa in bidda mia, già pubblicato in questo sito. Il presidente della giuria era il grande Angelo Dettori, direttore della rivista S’Ischiglia, che, proprio in quel periodo, aveva ripreso le pubblicazioni. Il fatto curioso è che segretario del Premio era il sottoscritto; e due chiaramontesi avevano vinto due primi premi. Qualcuno potrebbe pensare che ci sia stata manfrina, ma vi posso garantire che nessuno, me compreso, ovviamente, conosceva il nome degli autori degli elaborati, che concorrevano firmando i loro lavori con uno pseudonimo. Tra l’altro c’è anche da dire che nessuno dei commissari riconobbe in questa poesia la mano di Bainzu Truddaju, in quanto, a ben analizzare il testo ed il suo contenuto, essi sono molto lontani da quelli delle altre poesie del grande chiaramontese. E bisogna anche considerare che io ero segretario della commissione senza diritto di voto. Tra l’altro, ero molto giovane e, quindi, non certamente in grado di poter in qualche modo influire sulle scelte dei ”giudici” molto esperti, quali erano prof. Tanda, prof. Milia, prof. Sole, prof. Luiu e lo stesso Angelo Dettori, il quale, aprendo la busta che rivelava il nome di Bainzu Truddaju ebbe una reazione di sorpresa e di meraviglia, dicendo: ”Ma abbàida a Bainzu ite mi at cumbinadu, un’isposonzu de fadas”. Vale la pena di aggiungere che la poesia fu premiata all’unanimità dai componenti la commissione.